«Abbandonati da tutti», così scrive una madre.

In evidenza l'assenza dei servizi sociali del Comune su casi di disagio psichico.

« Abbandonati, mi creda Signor Masoni. Nessuno che si prenda a cuore il caso di mio figlio che soffre di un disagio psichico da lunghissimo tempo. Non me la prendo col CSM che fa quel che può, ma sull’inerzia dei servizi sociali del Comune che  non si curano di alcuni casi specifici».

Esordisce così una madre di Tempio che ha voluto interpellarci per raccontare una situazione difficile che riguarda suo figlio,  fra qualche mese 44 enne.

La sede del CSM di Tempio in circ.ne San Giuseppe

« Sono tante le cose che non funzionano bene in questa città. A me importa di mio figlio, quel che passa in certi periodi della vita, come quello attuale. Mio figlio è abbandonato da tutto e da tutti. Il Comune non ha un assessore che se ne occupi e preoccupi. Nella mia memoria di madre che vive questa realtà da oltre 20 anni, ricordo con piacere la signora Masu (Angela), che era assessore ai servizi sociali.

Lei era umana e ha fatto quanto ha potuto per casi come quello di mio figlio. Gli anni successivi alla sua presenza, anche prima della sua morte, cioè quando lei non era più in politica, non c’è stato più nessuno che abbia seguito questi casi. Sia quello che mi riguarda, ma anche quelli di altre persone che hanno simile disagio. Lo dico e lo ribadisco con fermezza. Nessuno! In altri centri sardi esistono associazioni che agiscono nel sociale con ben altri risultati. Il loro interesse va di pari passo con l’assistenza dei comuni verso i malati mentali, non vengono  lasciati soli».

«Abbandonati e lasciati alla mercé di altre tentazioni»

La signora continua a raccontare il suo caso, con sempre maggiore veemenza, giustificata da un evidente stato di solitudine dovuto alle istituzioni.

«A Tempio non è così, siamo sempre nella condizione di occuparcene noi. Mio figlio prima non aveva il vizio delle macchinette (ludopatia), oggi invece spende i suoi soldi anche così. Non possono essere abbandonati e fargli fare tutto quello che vogliono fare. Non si deve scordare che hanno un disagio psichico,  non basta il sostegno quotidiano del CSM per risolvere tutto».

«Ci vuole altro –  continua la madre – Ricordo, quando c’era  assessore regionale alla Sanità Dirindin, la lotta per avere il CIM (oggi CSM). Eravamo tanti i genitori che lo avevano voluto e ottenuto. C’era energia tra le famiglie con figli malati. Oggi io sono anziana, mi son fermata per ragioni legate alla mia età ma non smetto di urlare la condizione di abbandono di mio figlio da parte dei servizi sociali. Lo ripeto, il CSM fa quanto deve ma la mia rabbia è per l’assenza di chi se ne occupa a livello amministrativo».

«I ragazzi che vivono il disagio – prosegue la signora– devono essere uniti, accomunati in progetti che guardino anche ai loro interessi. Spesso, come è per mio figlio, esistono delle passioni che dovrebbero essere incentivate, devono essere motivati a seguire anche altri svaghi che li tolgano dalle tentazioni del gioco. Capisco che non sia facile, ma bisogna aiutarli ad usare ogni loro potenzialità per riempire le  giornate, diversamente vuote, a vagare in giro per il paese senza alcun interesse. Mio figlio sa disegnare bene, fa dei bei quadri. Per lui sarebbe una potenzialità da coltivare ma senza stimoli non fa nulla. Da tempo, come le dicevo, quei soldi che ha se li gioca alle slot e mai prima d’oggi gli era interessato».

«Mi creda – conclude la lettera –  sono disperata e da sola non posso farcela. Mio figlio non ha uno svago, non frequenta gente, non ha una parola da nessuno. Quello che chiedo, attraverso il suo spazio web, è di avere sostegno dal Comune. Chi vive il disagio psichico non deve essere lasciato solo, così come anche le famiglie devono poter contare sulle istituzioni preposte. E’ ora che si prendano in considerazione i casi come quello di mio figlio. Non vogliamo essere, né sentirci abbandonati. La ringrazio». Lettera firmata

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