Chiara Vigo è un personaggio unico, così come unica è la sua arte: la filatura e tessitura del bisso. Questo filato preziosissimo è prodotto da un mollusco ancora presente nel Mediterraneo ma a gravissimo rischio di estinzione. Forse saremo l’ultima generazione a poterlo toccare e lavorare.
Si capisce immediatamente di avere di fronte una donna diversa, con una personalità potente, che ha speso tutta la sua vita per proteggere quest’arte meravigliosa arrivata in Sardegna almeno duemila anni fa. Abbiamo potuto intervistarla grazie ad un evento che ha tenuto di recente nello spazio dell’associazione culturale “Alkaest”, a pochi km da Tempio.
Chiara ci ha parlato di alcuni passaggi della lunghissima lavorazione di questo filato ormai raro. Ha recitato per noi il “giuramento al mare” che fece a 27 anni, quando fu iniziata dalla nonna Leonilde ad apprendere non solo tutte le tecniche di filatura e tessitura antica, ma anche gli insegnamenti più esoterici che si nascondono dentro il filo del bisso.
Ci ha spiegato che quel giuramento comprendeva anche il non poter mai essere pagata per il suo lavoro, perché «il bisso non si compra e non si vende».
Chiara Vigo, una donna solida e sorprendente
Chiara è una donna coltissima, poliglotta (conosce perfino l’aramaico), abituata a lottare contro i pregiudizi e le invidie. Soprattutto lotta da una vita contro chi vorrebbe fare un business con il bisso, che per sua natura non può alimentare dei grossi mercati come qualcuno pretenderebbe.
Non ha accettato nemmeno di far pagare un biglietto d’ingresso al suo Museo del bisso, istituito con delibera molti anni fa, e che è stato chiuso nel 2016 dall’Amministrazione comunale proprio per questo suo rifiuto. Eppure quelle aule accoglievano ogni anno decine di migliaia di visitatori.
Così la tela raffigurante il “Leone delle donne”, simbolo del museo, ha dovuto traslocare. Un simbolo importante: rappresenta la capacità della donna di difendere, per i suoi figli, tutto ciò che è buono e sacro. Tante cose, nell’arte di Chiara, riportano al potere femminile e al matriarcato sardo, simboleggiato dall’asfodelo.
Fortunatamente nel 2020 è intervenuta la Regione Sardegna con un contributo, che insieme alla generosità di tanti amici e appassionati ha permesso l’acquisto di un piccolo locale.
Ora gli antichi telai delle sue antenate sono ospitati in una stanza insieme a tante sue opere. Altri suoi lavori – ricami, tele, stendardi – fanno mostra di sé in tanti musei della Penisola e di tutta Europa. Per realizzarli usa le unghie o un telaio simile a quelli usati 2000 anni fa in Mesopotamia.
Oltre che Commendatore della Repubblica, Chiara è consulente del Vaticano. Nel 2004 è stata invitata da Benedetto XVI a periziare il “Volto santo di Manoppello”. Si tratta di una reliquia trovata 500 anni fa vicino a Pescara, raffigurante un volto identico a quello impresso sulla Sindone di Torino. Una delle innumerevoli esperienze della sua vita, che continua ad essere intensa come poche altre.

La Pinna Nobilis Setacea
Ma cos’è il bisso?
È un filato che viene ricavato dalla “barba” della Pinna Nobilis Setacea, il più grande bivalve del Mediterraneo. Si tratta di un animale preistorico, una specie endemica dei nostri mari, fondamentale per il suo ruolo di filtro dell’acqua e di contrasto all’erosione dei fondali.
La Pinna Nobilis, chiamata anche “nacchera di mare”, può raggiungere il metro e venti di altezza e vivere più di 25 anni. Fino a qualche tempo fa era presente in gran numero nelle coste del sud Sardegna, molto più che altrove; e per ottenere il suo filamento (detto anche bioccolo, o lanapesce, o lanapinna) veniva strappata dal fondale e uccisa.
È stata proprio Chiara Vigo a ideare un sistema che consente di tagliarne frammenti di pochi centimetri senza disturbare l’animale. Naturalmente il processo di filatura diviene molto più difficile e richiede molto più tempo.
Eppure la Pinna Nobilis è a un passo dalla scomparsa, per via di un batterio di cui non si conosce la provenienza e che l’ha sterminata quasi totalmente.
Dal 1992 è protetto da un Decreto Legge che ne vieta la pesca o il possesso. Chiara utilizza infatti il bisso lasciatole in eredità dalla nonna, oppure raccolto da lei stessa quand’era giovane.
Nessuno può permettersi di raccoglierlo ora, né di danneggiarlo in qualche modo. Anche se c’è chi pretende di poterlo fare con i cavi di connessione che, secondo alcuni famigerati progetti per la produzione di energia in mare, dovrebbero passare proprio sui fondali in cui si trovano gli ultimi esemplari. Una cosa che, secondo Chiara, non avverrebbe se la zona venisse dichiarata Area Marina Protetta.
La casa di Chiara Vigo è sempre aperta
Una delle cose che emerge con maggior forza, chiacchierando con lei, è il suo gran desiderio di tramandare la sua arte, almeno negli aspetti che le è consentito mostrare. La sua porta è sempre aperta, e l’invito a varcarla è rimarcato anche da cartelli umoristici. Sogna di mettere su una scuola di tessitura antica per bambini, ma finora non le è stata data la possibilità.
Sono tanti i bambini che entrano nella sua casa e che, una volta di fronte al telaio, non vogliono più andarsene.
Abbiamo visto la stessa cosa a Telti, quando Maria, una sua allieva, ha allestito un laboratorio di tessitura durante la Sagra del Mirto. I bambini stavano lì delle ore, concentratissimi. Perdere il senso del tempo è una sensazione meravigliosa. E lo stesso accade quando si prova a filare.
Ma col bisso, la “seta del mare”, è un’altra cosa. Averlo tra le mani è un privilegio. Si può comprendere come mai gli antichi re e sacerdoti vestissero di oro, porpora e bisso, come attestano tutti i libri sacri a cominciare dall’Antico Testamento.
28 “Maestri” prima di lei
Chiara Vigo è l’ultima, per ora, di una stirpe di 29 donne che hanno praticato e insegnato la lavorazione del Bisso. Facciamo in modo che non sia davvero l’ultima.
Molti elementi attorno a quest’arte meritano di essere raccolti, tutelati, tramandati, a cominciare dai disegni di tessitura che un tempo erano specifici per ogni paese sardo e addirittura di certe famiglie.
Soprattutto chiediamo a gran voce che la Pinna Nobilis Setacea sia protetta sul serio, anche vietando gli impianti off-shore che, con le loro connessioni a riva, la sterminerebbero definitivamente. Perché ciò che si perde è perso per sempre; e se ai nostri amministratori regionali ora non importa, ricordiamoglielo noi.
Facciamo in modo di poter continuare a “tessere il filo dell’acqua”.
Qui il video del nostro incontro con Chiara.
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Crediti:
La foto di copertina è di Gloria Asunis.
Le riprese sono di Roberto Latte.
Alcune delle immagini utilizzate in questo articolo si trovano nel bellissimo libro di Susanna Lavazza dal titolo “Chiara Vigo, l’ultimo Maestro di Bisso”.
Altre immagini e informazioni si possono trovare sul sito https://www.chiaravigo.it/
Un ringraziamento speciale a Domitilla Parodi.



