La Cia Agricoltori Sardegna lancia l’allarme sul pericolo dell’invasione di cavallette che, come successo negli ultimi anni, potrebbe devastare i campi e le produzioni agricole della Sardegna centrale. Un fenomeno che per i rappresentanti degli agricoltori dovrebbe essere affrontato in ben altro modo dalla Regione Sardegna.
Le invasioni degli ultimi anni, che hanno pesantemente minato la tenuta delle aziende agricole con la devastazione di pascoli e di colture, hanno evidenziato un estendersi continuo della presenza di cavallette, investendo sempre più territori della nostra Isola.
Nonostante sia stato annunciato dalla Giunta regionale lo stanziamento di 800mila euro (500mila per il 2021, 200mila per il 2022 e 100mila per il 2023) per la pianificazione e l’attuazione delle misure di contenimento e di contrasto alla diffusione del fenomeno, più 300mila euro per la predisposizione di un Piano per le attività di studio, monitoraggio, prevenzione e contrasto alla diffusione del fenomeno e al supporto delle attività, a oggi tale piano e le conseguenti azioni di prevenzione non sono ancora partiti.
I fondi stanziati, inoltre, sono assolutamente insufficienti per contrastare efficacemente il fenomeno, sia in termini di prevenzione che di gestione, e a oggi gli agricoltori che hanno subito perdite e danni negli anni scorsi non hanno ricevuto alcun ristoro.
Visto lo stato delle cose, è urgente e necessario avviare tempestivamente il piano di prevenzione, intervenendo con la massima rapidità per affrontare con decisione e in maniera concreta un problema a cui negli ultimi anni non è stata riservata la dovuta attenzione, che ha creato e che purtroppo, stante le condizioni, abbiamo la preoccupazione creerà ulteriori devastazioni mettendo in ginocchio agricoltori e territori sempre più vasti.
Cia Agricoltori Sardegna: prezzi delle materie prime alle stelle e stagione piovosa mettono in ginocchio il settore ortofrutticolo
Un’altra nota stampa della CIA Sardegna, solleva il serissimo problema dei prezzi delle materie prime. Una impennata, secondo la Confederazione, esagerata che rischia di accrescere il disagio di un comparto già pesantemente colpito dalla eccessiva piovosità.
L’impennata dei prezzi delle materie prime, le piogge persistenti di novembre e dicembre e le gelate di gennaio hanno messo in ginocchio le aziende ortofrutticole sarde, lasciate sole a fare la conta dei danni, tra mancate semine, moria delle piante e raccolti insufficienti per coprire anche i soli costi di produzione.
«La Regione intervenga tempestivamente, con interventi mirati a dare respiro al settore e agli agricoltori isolani, sempre più in difficoltà», sostiene Cia Sardegna. «L’agricoltura sarda, comparto ortofrutticolo in primis, necessita di provvedimenti straordinari a tutela delle aziende, misure che tengano conto delle esigenze del comparto primario che vede i costi di produzione aumentare di oltre il 50% per effetto dell’aumento delle materie prime».
Le materie prime come concimi, sementi, gasolio agricolo, energia elettrica, hanno raggiunto prezzi insostenibili, rendendo impossibile a tutto il comparto agricolo far fronte ai costi di produzione, con il rischio sempre più concreto di chiusura definitiva per migliaia di aziende. A questo problema si aggiungono i danni causati dalle condizioni climatiche degli ultimi mesi che hanno gravemente compromesso le produzioni del comparto ortofrutticolo sardo, dai carciofi, con le piogge che hanno causato l’asfissia radicale delle piante, alle ortive in pieno campo sulle quali causa allagamenti per settimane non si è potuto né coltivare né raccogliere i prodotti, alle produzioni ortive in serra, che nel mese di dicembre in diversi territori sono state totalmente invase dall’acqua. Non sta andando meglio per il settore frutticolo, dove la troppa acqua sta facendo marcire e sta generando funghi nelle piante, e al settore cerealicolo, dove sono a grosso rischio le semine.
Ci si trova inoltre nella situazione assurda in cui i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori agli intermediari stanno inoltre subendo ulteriori decrementi, nonostante nei punti vendita si registri invece un aumento dei prezzi pagati dai consumatori per gli stessi prodotti.