Ghilarza, al Delogu chiude il Pronto Soccorso. Non c’è personale, cittadini costretti ad andare a Oristano e Nuoro.

Ghilarza, ospedale che da domenica 21, giorno di Pasqua, sarà costretto a rinunciare al suo Pronto Soccorso.

fonte La Nuova Sardegna

Da domenica 21 aprile l’attività del Pronto Soccorso dell’ospedale Delogu di Ghilarza sarà sospesa a causa dell’impossibilità di coprire i turni con i professionisti in servizio.

La sospensione sarà temporanea – fanno sapere dall’Ats – e avrà effetto fino a che non sarà possibile ricostituire un’adeguata dotazione di personale. Si attende l’attivazione dell’accordo con l’Areus (Azienda regionale Emergenza Urgenza Sardegna), che prevede la creazione di un Centro di Emergenza Territoriale presso il Delogu.

A partire dal 21 aprile i residenti nel bacino d’utenza dell’ospedale Delogu potranno rivolgersi per le emergenze sanitarie ai Pronto Soccorso di Oristano e Nuoro, entrambi a breve distanza da Ghilarza.

Attualmente al Pronto Soccorso del Delogu operano due soli medici, uno assunto a tempo indeterminato e uno convenzionato col 118, che assicurano la presenza diurna. Integrati, quando necessario, dal personale del Pronto Soccorso di Oristano e dell’Unità operativa di Chirurgia di Ghilarza. Di notte il servizio è gestito dal medico di turno dell’Unità operativa di Medicina del Delogu, che a sua volta è in sofferenza di personale.

 

Mariano Meloni direttore Assl Oristano

«Frazie ai medici di Pronto Soccorso, Medicina, Chirurgia, Cardiologia e Nefrologia degli ospedali di Ghilarza, Oristano e Bosa, siamo riusciti a garantire l’operatività del servizio. Con tutti gli strumenti a nostra disposizione.  Anche con le prestazioni aggiuntive e gli ordini di servizio, si è evitata la sospensione delle attività del Pronto Soccorso di Ghilarza. Tuttavia l’insufficienza del personale medico è tale per cui allo stato attuale non può essere più assicurato ai cittadini un servizio che preservi la sicurezza dei pazienti,  Sdevono tutelare i diritti dei lavoratori, i quali, come prescrive la normativa, hanno diritto a godere di periodi di ferie, necessarie peraltro a garantire l’equilibrio psicofisico che un lavoro impegnativo come quello del medico richiede»

Considerazioni

Fa male e anche paura leggere queste notizie, perché la deprecabile asfissia della sanità pubblica non si ferma. Quanto accade, è frutto di una scelta politica che ha visto in 5 anni morire ad una ad una tutte le piccole realtà sanitarie sarde. Lo sappiamo a Tempio, lo sanno a La Maddalena ed anche a Isili e Ghilarza. Tutti presidi sanitari di territori che oggi sono sguarniti di sicurezze e tutele in loco.

Appare urgente, nella sua evidente drammaticità, che l’attuale assessorato, sulle ceneri di quanto ha trovato, deve recuperare i danni precedenti. Nessuno, credo, può immaginare un rapido intervento capace di risolvere tutto, ma certo questa attuale amministrazione ha il dovere di agire. E di farlo partendo proprio dai piccoli presidi, un tempo sicurezze nei territori, oggi allo sbando e privi del diritto alla salute.

Ghilarza, così come Tempio, Isili e ancor prima La Maddalena, sono ospedali che i cittadini hanno occupato.

Quando si giunge ad una sollevazione importante dei cittadini, è un segnale che lo stato di abbandono esiste, che il disagio è generalizzato. Vuol dire sentirsi soli, senza appoggi politici, senza il conforto di un’azienda che, dal principio, è stata la rovina della sanità pubblica in Italia e in Sardegna in particolare.

Quando le persone diventano numeri, vuol dire che l’umanità sta lentamente scivolando verso l’anonimato più bieco. Vuol dire che gli interessi di pochi sono maggiori di quelli collettivi. In ultimo, che la politica perde di interesse e si nutre di egoismi e nefandezze. 

Il tempo c’è, la sanità non è del tutto perduta. Ma occorre far presto e riportare l’uomo e i suoi bisogni al centro di tutto

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