«Giusto pagare le tasse ma chi ha perso il lavoro?», scrive un lavoratore precario.

«Giusto pagare le tasse ma chi ha perso il lavoro?», scrive un lavoratore precario senza più il suo lavoro, né la prospettiva di riaverlo.

«Chi ha perso il lavoro ed inoltre non gli hanno pagato ancora la cassa integrazione. Oggi i candidati vanno alla ricerca di voti, questa è proprio il colpo di grazia a tutti quelli che non si sono ripresi, e con un futuro buio e incerto. Come possiamo vivere se anche i nostri diritti sono calpestati da aziende senza alcuno scrupolo? La nostra categoria, ad esempio, di autisti di autoambulanze per l’ATS, da anni combatte una guerra giusta nella quale hanno agito per favorire un ricambio nonostante avessimo titoli e anni di servizio per essere stabilizzati. Invece, la macchina si attacca a cavilli burocratici per mandarci a casa. Ed oggi, ci chiedono anche di pagare i tributi anche se non abbiano nemmeno i soldi per mangiare. Scusa per lo sfogo».

La tragicità di  questa lettera, è una tra le tante di questa epoca di disumanizzazione e precariato, quasi fossero entrambe normali. Diritti che passano per concessioni e elemosine che diventano privilegi. 

La storia di questo signore, è simile a quella di migliaia di altri signori, anonimi e silenziosi o arrabbiati e furiosi ma sempre impotenti e invisibili al sistema. 

E’ giusto pagare le tasse, ma lo sarebbe se tutti potessimo disporre di un reddito. Nella foto allegata, sono chiare anche le intransigenti regole che vigono sulla materia che non prevedono differenze. Nel frattempo, questo e tanti altri invisibili soggetti, dovranno pagare attingendo le risorse non si sa da quale fantomatico scrigno nascosto.  Proviamo tutti a sentirci per una volta in sintonia con questa nuova povertà e cerchiamo di comprenderne le ragioni profonde. 

Altro che voti da cercare porta a porta con l’ennesima maschera di carnevale sul volto.

 

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