I giudizi di molti tempiesi contro la vendita di Rinaggju.

A pochi forse interessa il giudizio di quei tanti tempiesi che non vivono più nella nostra città. Persone che la vita ha condotto lontani da Tempio ma che conservano immutato il loro amore per questo luogo. La mente vola per tutti loro ai ricordi di un posto che è memoria e gioventù, legati come sono ancora alle estati che non finivano mai. Non è solo nostalgia ma attaccamento sempre vivo e pulsante per una città che sta vivendo la sua lenta ed inesorabile decadenza culturale. Valori che restano nella mente di tanti. Uomini e donne oggi avanti con gli anni che il tempo non sono riusciti a fermarlo. La vita di tutti prende strade e  destinazioni differenti. L’amore per Tempio è oggi affidato ai commenti social di tanti, o a lettere che hanno voluto scrivermi.  In ciascuno di questi giudizi, si esalta la bellezza antica, la semplicità dei costumi quando davvero bastava fresco, acqua eccellente, pranzi e cene da godere sino a notte inoltrata.

In tante di queste opinioni, emerge l’impotenza che li assale per non poter dire la loro, far valere il peso di un amore intramontabile e eterno. Forse, alla lunga, non inciderà neppure quello di chi questa città la vive ogni giorno, nelle sue difficoltà crescenti. Il peso della politica attuale è ingerenza e imposizione e a poco servono le voci contrarie quando l’obiettivo di vendere appare la sola cosa possibile.

A me piace soffermarmi su questi giudizi e su alcune riflessioni che mi hanno inviato. Lo faccio perché mostrano anime sensibili, figli e figlie di quella tempiesità perduta, di un aderente veste che ciascuno di noi portava con orgoglio. Quel che vorrei sottolineare, è che essere contro non è fossilizzarsi sul vecchio, rinunciare ad una possibile crescita. E’ sentimento prudente non conservazione.

I giudizi per lettera

Mi scrive Giovanni Sanna, tempiese, medico, già autore di una lettera per il Paolo Dettori, cresciuto e vissuto a Tempio sino a quando non è andato a Sassari per lavoro. Torna di frequente in città, ha tanti amici, qualcuno ammalato, conserva veemenza e attaccamento alla città anche maggiore di tanti locali. Venne a trovare il presidio di occupazione del Dettori e da allora ci sentiamo di frequente perché vuol sapere tutto di come vanno le cose.

« Vendere il “compendio” (già termine altisonante per le nefandezze che il luogo,cuore della città,ha subito) è come rottamare una auto che per negligenza abbiamo abbandonato alle intemperie del tempo con gli sportelli aperti.

È come delegare ad altri (absit iniuria verbis) l’attenzione e il rispetto per la nostra MADRE. E’ un atto da ponderare con religioso impegno.
Proviamo a pensare:Ospedale depotenziato. Parco Limbara mai realizzato, Tempio Pausania Terme (ci ricordiamo il cartello all’ingresso del paese ora rimosso?). Tribunale e Sperimentale del sughero. I Tempiesi non meritano queste incertezze. Quell’angolo meraviglioso dove scorre l’acqua come nelle fonti sacre dei nostri antenati».

I giudizi sui social

Lilli Tavernier, vive negli States « Ma che li a Tempio siete tutti impazziti? Ma come potete fare una cosa cosi orrenda di metter in vendita un nostro tanto amato patrimonio? Questo è  uno spregio non solo per tutti I Tempiesi che Sono rimasti ma anche per quelli che vivono lontani. E per quelli Che sono defunti! Vergogna delle vergogne! Non avrei mai immaginato Che voi sareste caduti così in basso! Cosa mostruosa!».

Tanti i NO, con la vocale finale ripetuta più volte, ad accrescerne la volontà. Tante le sollecitazioni a non desistere e evitare a tutti i costi che vada in porto questa vendita a cui tanti, chi per motivi sentimentali, chi per il rischio concreto di speculazioni, chi perché il patrimonio pubblico ci è stato lasciato e a noi spetta il dovere di conservarlo e migliorarlo.

Come scritto, i giudizi di chi questo bene lo vede come una perla preziosa, forse contano poco.

Di certo rimane una cosa: vendere Rinaggju non sarà ricordata da nessuno come un’azione amorevole. Vendere perché oggi è solo decadente, significa darsi le colpe di questa deriva della maggiore attrazione che abbiamo sempre avuto. So che mi costerà strali e fucilate, ma il Carnevale non è, né sarà mai la migliore promozione di questa città. Non lo sarà nemmeno sostituire una città che ha dei valori profondi di cultura e tradizione con un’attrattiva turistica che andava solo custodita e tutelata da molto tempo prima.

Per Rinaggju sia la gente a deciderne il destino.

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