Tempio Pausania, 17 nov. 2018-
Una lettera di Giovanni Sanna, medico tempiese che ha lavorato per una vita fuori dalla nostra città. Tempio, come un po’ tutte le città della propria vita, anche rispondendo a quel sentimento che chiamano radici, intriso di sentimento e eterna riconoscenza verso il luogo dove siamo cresciuti, è per la vita un richiamo, un misto di sangue e memorie che nulla, nemmeno l’aver vissuto lontano per lavoro, riesce a cambiare. La città dove si cresce e si pasce, è la nostra storia personale, quella emozione che diventa gratitudine ogni volta che ci capiti, quando vieni a trovare i parenti, gli amici, i tuoi concittadini. Siamo tutti legati, avvinti dalla magia e i profumi della nostra gioventù, di un campo da calcio polveroso che ci ha visti competere, prigionieri della magia che solo la tua città sa donarti quando ci ritorni, assaporandone subito l’aria frizzante e l’inconfondibile dialetto con cui sei diventato uomo. Non è retorica, è l’aspetto ricorrente che diventa dolcissima poesia ogni volta che ti riappropri dei tuoi ricordi.
Giovanni Sanna, laureatosi a Bologna nel 1980, lavora per qualche tempo a Bologna per poi trasferirsi a Sassari dove si è specializzato in gastroenterologia. Lavora nel Pronto Soccorso a Sassari per 10 anni per poi passare a medicina interna sempre a Sassari come gastroenterologo. Per altri due anni si occupa, successivamente, di medicina d’urgenza da dove, con lui, parte un nuovo modello di medicina d’urgenza all’ospedale civile di Sassari. Ben 35 anni di ospedale in una carriera brillante con il cuore sempre nella sua città d’origine per cui ha voluto scriverci una lettera appassionata, struggente in alcuni passaggi, quasi di getto, come è nelle corde di un uomo sensibile che venendo al presidio di occupazione del Paolo Dettori, ha ricevuto un sussulto di emozioni che ha precisato nella lettera che vi proponiamo.
Grazie Giovanni, per questa testimonianza e per il sostegno che hai voluto dare alla battaglia per un diritto inalienabile, per averci anche garantito tutto il tuo impegno affinché si possa, nello spirito unitario di questa rivendicazione, legarci tutti attorno al presidio ospedaliero che non è solo un simbolo o una storia, ma la concreta garanzia che ad esso si possa accedervi come era un tempo, quel tempo che tu hai conosciuto.
« Caro Antonio, ti invio i più cari saluti di mio fratello Tore che da Roma manifesta affetto e solidarietà a tutti voi. Gli ho raccontato della mia visita al vostro coraggioso presidio del Paolo Dettori. Due giorni fa, infatti, ho potuto osservare volti fieri e dignitosi che mascheravano con un sorriso la fatica di un impegno tanto prolungato, il garbo, il rigore, la sobrietà dei Tempiesi. Gli stessi che mi hanno accolto con la mia famiglia, molti anni fa, nella loro comunità e che hanno accompagnato il mio diventare uomo. Un uomo prima e poi medico che ha bene in mente la valenza del P. Dettori. Questo vostro presidio spontaneo senza bandiere, senza coccarde, senza insulti!!!
Questo nobile gesto civico consapevole di adempiere ad un dovere di non abbandonarsi alla rassegnazione, con la volontà di rivendicare un ruolo di richiamo alla responsabilità di altri cittadini e delle istituzioni, in merito alla tutela della comune salute. Tema da proporre con serietà a tutti galluresi e non solo.
Spero che non siano lasciati soli: queste donne e uomini perbene richiedono al contempo l’adempimento di solidale partecipazione e degne risposte alle loro garbate richieste.
Gli amministratori locali, i sindacati, i politici vicini e lontani da Tempio sono chiamati a garantire gli interessi fondanti e i valori di questa comunità di cui loro stessi sono parte; estendendo, integrando, modulando anche altre comprensibili criticità sanitarie di una Regione complessa, orograficamente tormentata nella quale coesistono penalizzanti carenze di viabilità, particolarmente evidenti in Gallura.
Chiedono, inoltre, con il rispetto dovuto a chi si impegna nel comprensibile contrasto degli sprechi e di una scadente gestione delle risorse sanitarie, di essere coinvolti nel progetto di lenire, nei tempi più opportuni ed efficaci, gli affanni fisici e psicologici di quanti si rivolgono all’Ospedale di Tempio.
Come si può non dare risposte a queste istanze? Credo infatti che si debba mettere, gli operatori tutti dell’Ospedale di Tempio, in condizione di agire con la consapevolezza di un fine nobile ed efficace, ben consci di quanta cura, umanità ha bisogno chi soffre. Signori Amministratori,
- recatevi nottetempo al pronto Soccorso di un Ospedale sardo qualunque e anche a Tempio e toccherete con mano quanto impegno bisogna profondere per chi soffre e quanto è complesso dare risposte congrue, soprattutto in carenza di personale, strumenti e strutture adeguate.
- osservate il territorio e la distribuzione della popolazione gallurese, diffusa e sparsa.
- che cosa potrà obiettivamente chiedere l’utente che arriva in Ospedale da uno stazzo di Trinità, di Baldo o di Saltara? la sicurezza di potere essere accolto e curato nel minore tempo possibile da personale formato e competente, in strutture adeguate e accreditate.
- che cosa succederà in estate ad un cardiopatico di Santa Teresa con coronaropatia acuta? che efficacia avrà il suo trasferimento ad Olbia o a Nuoro se a Tempio non viene potenziato l’attuale esemplare reparto di Cardiologia?
Anche per tali motivi è davvero preoccupante l’osservazione di un depotenziamento di eccellenze sanitarie del P. Dettori, consolidate dal tempo e dal merito.
La mia professione ha consentito di ben conoscere personale infermieristico e colleghi dell’ospedale tempiese che hanno sempre mostrato alacrità e competenze seppure abbiano sopportato carichi di lavoro immensi.
Dall’Ospedale di Sassari, dove ho lavorato per 35 anni, ho avuto frequenti contatti con persone serie, fattive, aggiornate ed efficaci del P. Dettori, volti sempre a tutelare gli interessi dei pazienti nel reciproco scambio di informazioni utili che hanno sempre consentito crescita ed arricchimento culturale di tutti.
Nel ricordo di questi rapporti professionali, utili a comprendere anche le radici di questo Presidio Ospedaliero insostituibile non posso non ricordare una data impressa per sempre nella mia memoria: il 28 luglio 1983.
Mentre lavoravo al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Sassari arrivarono, preceduti da telefonate pressanti e sconcertanti, le vittime ed i feriti del disastro di Curragghja.
Arrivarono corpi straziati di persone anche conosciute e in modo ordinato tanti tempiesi, tanta gente disperata. Posso dire che quel giorno fui davvero fiero di essere tempiese: infatti i colleghi ed il personale infermieristico dell’Ospedale P. Dettori avevano fatto un lavoro magnifico. Le cose più urgenti salvavita erano state poste in essere; le terapie efficaci erano in corso ed ogni paziente monitorato al meglio nei suoi parametri vitali. Non fu un miracolo. L’Ospedale e la Comunità tempiesi quel giorno dettero il meglio di sé.
Non sembri enfatico quanto dico, perché penso che quanti hanno preso in mano il testimone dai colleghi di allora abbiano diritto a perpetuare quell’esempio di buona sanità. Per questo sarebbe importantissimo non demotivare gli attuali Colleghi ed il personale tutto considerandoli supplenti di altre realtà .
Pertanto Signori Amministratori, spaziando dalla Cardiologia alla Chirurgia, dalla Ortopedia all’ORL, dalla Nefrologia all’Ostetricia, dal Pronto Soccorso alla Radiologia non può essere accettabile che tali strutture vengano ridimensionate come sembra nelle intenzioni poste in essere. Riconsiderate il punto nascita. Si può. E’ stato già fatto da altre parti (guardate l’esempio di Val di Fassa). Nascere a Tempio sarà bello per molti. Anche il Pronto Soccorso con i circa 20.000 accessi l’anno certificati, rappresenta una realtà ad impatto non discutibile, che dovrebbe essere ulteriormente potenziata soprattutto con nuovi strumenti che la legge prevede a tutela dei pazienti con patologie acute tempo-dipendenti. Mi riferisco ad un ulteriore presidio di Osservazione Breve Intensiva che permetta risposte efficaci ed una razionale distribuzione, per competenza eventuale, negli Ospedali più vicini. La terapia semi-intensiva ben si coniuga infatti con tale visione delle emergenze. Ad un progetto simile, dopo le esperienze di Pronto Soccorso, Medicina Interna e Medicina d’Urgenza ho dedicato gli ultimi anni della mia carriera.
Da Milano vi è giunto un segnale autorevole del caro amico Carlo Antona ed io mi permetto di inviare un caro abbraccio per tutti voi, con i ringraziamenti per il vostro esemplare impegno ».
Giovanni Sanna