Il settore suinicolo sardo, occorre una svolta secondo la CIA Sardegna

Il settore suinicolo, secondo la CIA Sardegna, in considerazione della dilagante crisi economica senza precedenti, va rilanciato e potenziato. La CIA individua nella carne di maiale una possibilità di rilancio per le imprese sarde del settore. La peste suina è stata debellata e allo stato attuale il settore suinicolo può e deve essere valorizzato al massimo.

Riportiamo il comunicato stampa della CIA Nord Sardegna:

«A fronte della presenza di numerosi allevamenti condotti sia in ambito familiare che aziendale, prevalentemente di piccole dimensioni, l’allevamento del suino non è riuscito ad offrire una valida alternativa economica alle altre attività di allevamento (ovini, bovini), se non in sporadici casi di aziende specializzate, strutturate e di grandi dimensioni.

Ad oggi il settore risulta sottodimensionato anche per il mercato isolano che, secondo le stime, tra carni fresche e trasformate, importa circa l’80% del prodotto dal resto d’Italia o da paesi dell’Unione Europea.

L’allevamento del suino in Sardegna è una pratica che affonda le radici nella tradizione agropastorale ed enogastronomica regionale.

Le cause del sottodimensionamento sono da ricercare principalmente nella presenza della Peste suina africana, le cui misure di contenimento, vietando l’esportazione di carni fresche o lavorate fuori dall’isola, ha impedito al settore di confrontarsi con le sfide commerciali nazionali e internazionali e quindi di crescere e strutturarsi.

L’eradicazione del virus della peste suina, ottenuta grazie al difficile lavoro svolto dall’Unità di progetto, ci consegna uno scenario del tutto nuovo.

(archivio Google immagini)

Dopo quarant’anni di divieto sulle esportazioni di carni fresche o trasformate, il settore è vicino alla caduta di tali restrizioni. Inoltre, a seguito della crisi economica provocata dalla pandemia Covid-19, c’è stato un intervento economico straordinario ed eccezionale da parte dall’UE e dagli stati membri, al fine di affrontare la crisi e predisporre le misure di rilancio.

Il settore suinicolo ha bisogno di innovazione e di un marchio identitario

È in questo scenario che pensiamo sia doveroso fare un’attenta riflessione per programmare il futuro di un settore che a nostro avviso potrà diventare un volano di sviluppo per le aziende agricole che intendono convertire o diversificare le attività di allevamento.

La pianificazione dei percorsi di sviluppo deve passare dall’applicazione della legge 28 del 2 agosto 2018 “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda” che pone le basi per lo sviluppo della suinicoltura moderna: supporto allo sviluppo della filiera; tutela e valorizzazione della razza sarda; prodotti tipici identitari (porcetto); marchio regionale; formazione continua degli operatori.

A oggi, infatti le misure messe in campo con la normativa “Benessere animale” non hanno sortito nessun effetto sulla crescita del settore. È per questo che dobbiamo pensare a misure coraggiose e innovative, che devono intervenire da una parte sulla modernizzazione delle strutture di allevamento, dall’altra sull’incentivazione dello stesso e sullo sviluppo della filiera.

Gli interventi strutturali devono promuovere l’adeguamento delle strutture esistenti o la creazione di nuove, caratterizzate da elevati indici di qualità, salubrità e sostenibilità ambientale, siano esse di tipo intensivo che semi estensivo.

Accanto agli aiuti sugli investimenti deve essere prevista una serie di incentivi sia agli allevatori, per orientare l’attività secondo i criteri sopra esposti, nonché per creare aggregazione nell’offerta, sia agli altri attori della filiera per mettere in piedi un distretto regionale caratterizzato da un marchio identitario».

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