La sirena che lacera il silenzio, la Gallura della sanità si ribella.

Il personale sanitario del Paolo Dettori, sostenuto da un centinaio di persone, ha voluto manifestare il proprio dissenso per quanto avviene nella sanità pubblica in Gallura.

La sirena del 118 lacera il silenzio e l’atmosfera pacifica del flash mob di una manifestazione organizzata e voluta dal personale sanitario nei tre ospedali galluresi. Al Dettori, pochi e brevi istanti di intensità che celano una rabbia di anni, di attese disattese, di aspettative e di risposte che mai sono arrivate. E stavolta sono loro, i sanitari, compatti e con la divisa del mestiere che si sono scelti, a gridare quel disagio.

Lo hanno fatto col silenzio, con qualche striscione e con poche parole scandite dopo una sirena che lacera quel silenzio, quasi un raccoglimento funebre. Perché è di morte che si parla, della perdita dei diritti alla salute, della sconfitta del giuramento di Ippocrate che una sanitaria ha recitato con commovente empatia. 

Un applauso scosciante di tutti i presenti ha concluso questa simbolica ma molto significativa manifestazione che ha raccontato, per la prima volta, quali siano  sentimenti veri di chi lavora dentro un ospedale. Rabbia e impotenza,  vedersi tirati in ballo per colpe non loro, avere sulle spalle la responsabilità di non poter curare per mancanza di aiuti, per colleghi che non ci sono. Per servizi chiusi senza un senso preciso. Nell’ottica di un risparmio che agisce contro gli interessi della gente e anche dei loro stessi principi etici e professionali.

Vuoi distruggere un ospedale? Fai in modo che manchino sanitari e numeri. L’aziendalizzazione che non è mai produttiva per chi ha bisogno e blocca qualsiasi medico o sanitario perché si devono fare i conti con gli sprechi. mentre attorno, la mattanza della gente si traduce nella transumanza sanitaria, in pellegrinaggi alla ricerca di un esame o di un intervento.

La logica dei numeri che prevale sugli interessi collettivi per privilegiare quelli elitari della sanità privata, mai stata così oscenamente scadente ed altrettanto schifosamente considerata e  finanziata.

La sirena, la gente e il minuto di silenzio

La partecipazione della popolazione, un centinaio di persone intervenute con Abali Basta, al solito, compatta ed unita a sostegno dei sanitari. Unica rappresentante politica, come altri senza essere invitata, Marisa Careddu, sindaco di Luras. Le assenze degli altri sindaci poco contano, non si trattava di inviti ma di semplice sostegno a chi ogni giorno si spende per noi pur tra le mille difficoltà espresse in premessa.

Questo flash mob, quella sirena che ha lacerato il silenzio e ha chiuso anche la manifestazione, sono solo simboli silenziosi che i sanitari, e noi con loro, ci auguriamo diano un segnale a chi proclama e si rintana, a chi si assolve e non risolve.

 

Tanto, anche se vi sentite assolti, siete lo stesso coinvolti. Tutti, nessuno escluso. 

 

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