La testimonianza di alcuni medici di medicina generale del territorio.

La testimonianza di alcuni medici di base del territorio, giunge al blog perché sono loro i primi baluardi della difesa dalle malattie. Il primo riferimento di un cittadino è la loro operosità e il loro impegno. Ecco perché, in questo periodo di tensione elevata per il Covid 19, è importante conoscere anche le loro impressioni e la loro testimonianza su quanto succede. Nello scritto, emergono determinati principi della professione che svolgono, delle difficoltà di esercitare il mestiere in questa surreale fase storica del nostro paese.

La riportiamo, certi che possa essere preziosa e utile per tutti noi. A loro ci rivolgiamo in prima istanza quando abbiamo un problema di salute. Ecco la testimonianza giunta alla redazione e per la quale ringraziamo il latore.

«Lungi dal polemizzare o  entrare nel merito della diatriba sindaci- assl, teniamo a precisare che noi medici di medicina generale abbiamo adottato una linea comune di comportamento facendo nostra l’esperienza dei colleghi del nord. Partendo da questo presupposto, noi consideriamo prudenzialmente tutti i pazienti, anche quelli con sintomatologia sfumata, potenzialmente positivi. Questo ci permette di:

  1. evitare di sottovalutare le condizioni dei pazienti;
  2.  avere un rapporto molto più stretto tra il medico e il paziente stesso. Monitorizzare il suo stato di salute più volte al giorno e instaurare con questo un rapporto fiduciario importante, anche dal punto di vista psicologico;
  3.  attivare tempestivamente tutte le misure di protezione del paziente e della comunità. Queste, nel caso le stesse si rendessero necessarie, nel rispetto delle indicazioni delle unità di crisi,
  4. adottare per noi stessi caso per caso quei provvedimenti prudenzialmente necessari per evitare di essere contagiati.

E’ per questo che la positività di un caso è relativamente importante. Noi già utilizziamo queste regole per tutti quelli che manifestano sintomi collegati con le virosi respiratorie, frequenti in questo periodo. Noi, consideriamo tutti i pazienti che presentano sintomi respiratori POTENZIALMENTE POSITIVI. I casi osservati, come per gli anni passati,  sono decine e decine».

La testimonianza « Fondamentale la nostra comunicazione interna»

«Siamo costantemente in contatto tra noi attraverso la chat di gruppo. Questa è un arma formidabile perché, momento per momento, abbiamo la fotografia esatta della situazione epidemiologica, ed abbiamo la possibilità anche di correggerci.

Ancora non possiamo tracciare un rendiconto delle risultanze del nostro agire. Tuttavia, una cosa la possiamo dire. Al momento, il sistema sta funzionando. C’è da augurarsi che si prosegua in questa direzione e con queste risultanze. I casi osservati sono decine e decine e  i sintomi talvolta durano alcuni giorni altre volte insistono per più tempo, la stragrande maggioranza almeno nel territorio evolvono positivamente e questa cosa ci fa tirare un gran sospiro di sollievo.

Le misure di isolamento stanno dando risultati molto positivi. Ci sarebbero alcune cose che i sindaci potrebbero fare per venirci incontro, tipo per esempio una accurata disinfezione non improvvisata degli ambienti esterni più frequentati. Le adiacenze dei negozi di alimentari, farmacie, etc., facendo in modo di creare un area libera in un raggio di 10 15 metri dagli ingressi . Evitare, in tali aree, il parcheggio degli autoveicoli e la presenza di tutti quei corpi le cui superfici possono costituire un veicolo di trasmissione del virus, anche se appare piuttosto remoto.

Una raccomandazione: evitare di utilizzare prodotti a base di varechina e soprattutto irrorare con getti a bassa pressione. Noi, purtroppo, abbiamo grosse difficoltà a reperire alcol, importantissimo per la disinfezione delle mascherine che riutilizziamo per più giorni.

Approfitto per segnalare la grande importanza per noi e per i pazienti di avere in dotazione i saturimetri ma questo è un altro discorso.

Concludendo: se dovessero per caso vederci bardati con tute e mascherine per strada in paese, non si tragga subito la conclusione che ci sono malati di covid. Lo facciamo  per precauzione e potremmo uscire così anche per visitare pazienti che col covid  non hanno niente a che vedere».

 

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