Dopo 50 autopsie all'ospedale di Bergano, si sono capite le cause di morte e l'errore di una terapia intensiva respiratoria, .
Un errore diagnostico sul Covid 19, fatto di una gravità inaudita. A dirlo non è facebook o il venditore di fake news un tanto al chilo ma un medico, Gianpaolo Palma. Vengono fuori verità ovviamente poco divulgate anche se la stessa del 26 aprile. Palma, medico del “Gruppo Humanitas Research Hospital”: sostiene:
«Non vorrei sembrare eccessivo, ma credo che oggi, finalmente, sia certa la causa della letalità del Covid-19».
Ora si affolleranno le platee di esperti e virologi occasionali a dire che costui è un medico di poco conto. Ma leggete questo articolo che arriva da una fonte attendibile e che riporta le sue parole.
«La mia ventennale esperienza in Ecocardiografia-Ecocolordopplergrafia Vascolare su più di 200 mila pazienti cardiopatici e non, mi fa confermare quello che alcuni supponevano, ma di cui non riuscivano a essere sicuri. Oggi abbiamo i primi dati: i pazienti vanno in Rianimazione per “Tromboembolia Venosa Generalizzata”, soprattutto “Tromboembolia Polmonare» TEP.
«Se così fosse, le rianimazioni e le intubazioni servirebbero a poco, dal momento che bisognerebbe, innanzitutto, attuare un tempestivo trattamento per sciogliere il trombo e, ancora meglio, prevenire le tromboembolie. “Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 pazienti su 10», spiega Palma.
«Signori, Covid-19 danneggia prima di tutto i vasi, l’apparato cardiovascolare e solo dopo arriva ai polmoni! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!».
Provvidenziale l’uso di antinfiammatori e antibiotici, l’errore delle intubazioni.
«E perché si formano trombi? Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto. Allora? Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo, era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla».
«Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti in tutti i reparti Covid non sono mai entrati malati di artrite reumatoide e ciò perché sono in terapia cortisonica».
Una malattia da curare a casa, l’errore della ospedalizzazione
«Questo è il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni iniziano a diminuire e sta diventando una malattia curabile a casa. Curandola bene a casa eviti non solo l’ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico».
«Non era facile capirlo, perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’occhio di un cardiologo ecocardiografista”, prosegue Palma. “Confrontando i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no, la situazione è apparsa molto chiara a tutti i medici in Italia, dai cardiologi, ai radiologi, agli anatomo-patologi fino ai colleghi delle Terapie Intensive».
Uscita dalla quarantena in tempi più brevi
«Il tempo di pubblicare questi dati e si potrebbe dare il via a far uscire la popolazione dalla quarantena, non subito, ma in tempi più brevi rispetto al previsto. In USA dove ancora vietano gli antinfiammatori i dati sono ormai più tragici che in Italia. Sono farmaci che costano pochi euro ma che aiutano a salvare tante vite. Sono i farmaci che facciamo per andare in vacanza in Kenia e prevenire la malaria per capirci» aggiunge il medico.
Le specialità medicinali consigliate in molti ospedali italiani
«Questa testimonianza delle vasculiti con esiti in tromboembolia polmonare, parrebbe confermata dai protocolli di alcuni altri ospedali: al Sacco danno Clexane a tutti, con D-dimero predittivo: più è alto meno risponderà il paziente; al San Gerardo di Monza Clexane e cortisone; al Sant’Orsola di Bologna Clexane a tutti + protocollo condiviso con i medici di famiglia che prescrivono Plaquenil a pioggia su tutti i pazienti monosintomatici a domicilio».
Antinfiammatori: un errore usarne alcuni .
«Integro con una precisazione sugli antinfiammatori: farmaci antinfiammatori tipo Brufen, naproxene, aspirina che inibiscono la cox1 oltre che la Cox 2 non andrebbero usati, mentre celecoxib (un inibitore selettivo della Cox 2) sembra dare buoni risultati, bisogna comunque aspettare l’esito di studi, invece questa analisi porta in evidenza la necessità di usare negli stadi intermedi della malattia (inizio della tosse e prima delle difficoltà respiratorie) una eparina a basso peso molecolare ad alte dosi… (Clexane 8.000 UI/die)».
«Evito (per non appesantire troppo l’esposizione, e perché il testo è troppo medico) di riportare un’interessante testimonianza di un anatomo-patologo: vi basti pensare che il “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo ha eseguito 50 autopsie ed il “Sacco” di Milano 20 (quella italiana è la casistica più alta del mondo, i cinesi ne hanno fatte solo 3 e “minimally invasive”). Tutto quanto ne esce sembra confermare in pieno le informazioni sopra riportate», conclude Palma.