« Leucemia, ne sono uscita e lo devo al nostro ospedale»

Salva grazie alla tempestività di chi lavora al Paolo Dettori e nella sanità pubblica.

Leucemia, una malattia terribile che qualche volta si può raccontare.

Non sempre accade di iniziare a raccontare una storia di malattie e vedere che le persone sentano il desiderio di testimoniare le loro esperienze di ospedali. Quei luoghi, così intrisi di sofferenza che possiamo vedere come luoghi di una rinascita, di un ritorno alla vita. Proprio quando la speranza sembra allontanarsi da noi, ecco che  ci si presenta una nuova opportunità. Quando succede, è bello farlo con la gratitudine verso coloro che ci hanno permesso di vivere ancora. Verso quell’ospedale, il primo riferimento quando non stiamo bene ma anche il punto da cui ripartire per godere ancora della bellezza del vivere.

La malattia è una morsa che stritola, toglie serenità, incute paure e solitudine. E’ però anche un’occasione per comprendere meglio quale avversaria essa sia, spietata, asfissiante, mortale. In questo delirio che accompagna il nostro percorso dentro la malattia, si deve riuscire a correggere lo stato d’animo. Bisogna riportarlo verso la possibilità di riuscire a sconfiggere il male, rimettendo quella speranza verso chi ha nella vita tale compito. Emerge la figura del sanitario, spesso controversa, ma sempre la sola deputata a starci vicino nel viaggio contro la “bestia” che vorrebbe divorarci. 

Pronto Soccorso del Paolo Dettori

Riporto con grande gioia questa ennesima testimonianza di chi aveva intrapreso quel viaggio nella sofferenza e oggi vuole dire la sua per dare forza agli altri ma soprattutto per dare luce a quelle persone che la vita gliel’hanno restituita. E questo può succedere solo se esistono gli ospedali e dentro ci lavorano persone umane e capaci, eroi senza medaglia, che fanno questo lavoro perché credono nel valore imprescindibile dell’essere umano al di sopra di qualsiasi altro interesse.

Scrive Gianna Deffenu, tempiese, volontaria Protezione Civile, 21 anni sull’autoambulanza. Commuovetevi con me per l’ennesima riprova di quale funzione abbia un ospedale, quale sia il suo ruolo vitale, quale la missione che deve continuare ad avere. Quale, infine, la bellezza di queste parole che vorremmo non diventino pietismo ma concrete e dure responsabilità su chi vuole uccidere la sanità pubblica.

Leucemia, posso raccontarla, grazie al nostro ospedale

«Volevo anche io dire grazie al nostro ospedale. Sono 3 anni trapiantata di midollo osseo. Grazie al nostro primario Dott. Elio Tamponi del P.S. arrivai una mattina senza forze in ospedale. Non riuscivo a stare in piedi, era già un mesetto che mi sentivo molto stanca ma continuai a lavorare. Sono devota al mio lavoro da 21 anni sull’ambulanza della Protezione Civile, la mia associazione, nel mio cuore da sempre.

Ma quella mattina,  Elio Tamponi dopo tanti accertamenti, si rese conto subito che la mia situazione era critica. Una diagnosi che mi sconvolse ma fui mandata urgentemente a Nuoro. Diagnosi spietata: leucemia acuta.

Fu un percorso lungo e tortuoso di un anno e mezzo d’ospedale. Fui trapiantata a Cagliari. Il midollo compatibile di mia sorella fu la mia salvezza.

Non e stato facile, ma sono qui a dare un messaggio di speranza. Per dare il mio grazie a tutti i medici che anno lottato con me. Però, se non fosse per il nostro ospedale Paolo Dettori, oggi non sarei qui.

Si continua con le cure, non è finita certo, ma sono felice di amare la vita anche quando ci sono battaglie dure da superare. Davvero grazie Antonio»

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