Nei tre ospedali galluresi si fanno i conti dello sfascio della sanità.

Nei tre ospedali galluresi, si fanno i conti dello sfascio complessivo della sanità pubblica.  Oggi anche l’ospedale centrale della Gallura, il Giovanni Paolo II, analizza le lacune, prima non ravvisate. Una falsa emergenza sanitaria, quale migliore strategia, poteva servire per mettere a nudo questi danni? Si parla di circa 10.000 visite specialisitiche non effettuate. Si grida contro la perdita della diabetologia pediatrica. Dissesno sulla mancanza di anestesisti

I tre ospedali galluresi

In tempi non sospetti, fui tra i pochi che avvertì del pericolo che sarebbe toccato anche all’ospedale di Olbia, ma leggevo dello scoramento del Paolo Dettori e del Merlo di La Maddalena, vissuti anche direttamente e intuivo che il disegno era da tempo rivolto ad una lenta ed inesorabile distruzione generale del territorio tutto. Allargando il discorso, già si parlava della sanità depauperata in Italia e voci molto più autorevoli della mia, dicevano più o meno la stessa cosa.

Non poteva reggere la tesi che tutto era ad Olbia, così come non poteva spiegarsi l’azione aziendale che in apparenza cercava di sanare da una parte per distruggere dall’altra. Non sta né in cielo né in terra quanto afferma il sindaco Nizzi quando avverte l’ATS che da Olbia non va via nessuno, anche perché le decisioni, con buona pace della sua veemente iniziativa, non le assume nemmeno l’azienda che ad Olbia ha la sua sede. E quando si pensa che sia l’assessore a decidere o una commissione o una giunta, si vuole solo cercare  chi sia la marionetta responsabile ma non il manovratore. Non alludo certo al politico sardo o del governo centrale ma tanto non capirete lo stesso.

La politica gallurese, che vanta 6 consiglieri, a turno solleva la voce ma quanto alla fine verrà determinato, è sempre legato alla storiella dei 100 cani e dei 90 ossi.

Ospedali galluresi: 100 cani ma solo 90 ossi

Le risorse economiche, frutto delle elemosine europee, il vero dramma che nessuno vuole esaminare, dovrebbero essere usate dalla Regione che ne ha piena autorità. In questo disegno però dei 100 cani e dei 90 ossi, a qualcuno dei cani mancherà l’osso e ci sarà chi, più famelico di altri, di ossi ne mangerà due o più. La ben nota “mors tua vita mea” ha però il destino segnato ugualmente perché nella distribuzione geografica delle risorse, ci sarà sempre chi vorrà mangiare di più. E non è detto che siano Olbia o Tempio o La Maddalena. 

Nel frattempo, per chi ancora ha dei dubbi, gli ossi sono assai di meno, perché il piano di distruzione della sanità pubblica è strategico e esteso a tutto il paese. Noi sardi lo sentiamo di più perché siamo pochi e distribuiti in una regione molto vasta. Le realtà sanitarie sono quelle che sono e tutti vorremmo che il nostro ospedale abbia quanto occorre per essere sicuri di una risposta dignitosa. 

Dai tre ospedali galluresi e dall’isola intera  si chiedono diritti, medici, infermieri e servizi.

Olbia chiede anestesisti, ha ragione di farlo. Vorrebbe garantire delle risposte alla sua popolazione e con piena legittimità. Non di meno ne avrebbe Tempio e La Maddalena però, presidi fondamentali nei rispettivi territori. Ne vorrebbe Lanusei e l’Ogliastra, Isili, Ghilarza, e ogni località e territorio della nostra isola. 

Purtroppo, non serve perché non è mai servito, la ribellione dei vari territori o lo sdegno del primo cittadino olbiese che, a pieno titolo, alza la voce. Perché quella voce oggi conta poco, non certo per il ruolo del sindaco stesso ma di ragioni ben diverse che albergano in teste lontane da qui e persino dalla stessa Italia. La sanità pubblica va smantellata e l’indirizzo deve ricalcare quello di altri paesi dove tutto si paga e tutto si ottiene ma solo se paghi. Lo stesso discorso lo possiamo fare per la scuola, la giustizia e l’intero welfare. Potranno, tappare di qua ma scopriranno di là. Daranno oggi ma domani toglieranno, ma s tratta sempre di souvenirs e rimedi effimeri.

Mi piacerebbe chiederlo ai politici galluresi dove stavano i tre ospedali galluresi quando brindavano al Mater. Quando il rischio di spingere su una barca che oggi affonda sempre più, avrebbe compromesso la sanità pubblica della stessa città capofila della Gallura. Vorrei anche sapere quale impronta diversa e di cambiamento potrebbe aggiungere un’altra provincia a gran voce invocata dai politici galluresi. Ragionate sempre con l’esempio dei tanti cani e degli ossi che sono sempre di meno. Dov’era il consigliere regionale olbiese quando alla votazione per il Mater, unico del suo partito all’opposizione, votò a favore? Lo chiedo perché oggi lo stesso “svapa” (verbo nuovo di chi fuma sigarette elettroniche) rabbia in una interrogazione alla giunta ed in esternazioni pubbliche.

Ospedali galluresi: i politici e la loro visione microscopica

La visione piratesca della politica, fatta da personaggi che non possono vedere oltre il possesso dei maggiori beni del territorio, non regge il confronto con poteri ben più forti che decidono tutto compreso se e come dobbiamo curarci. 

Il 17 luglio del 2017, ero sul palco della grande manifestazione che Tempio indisse per protestare sulla riforma sanitaria sarda. Chiesi a Cappellacci:

-Presidente (non rammento se fosse  presidente di qualcosa allora), lei sa vero che tutto questo sfascio della sanità sarda deriva da poteri sovranazionali?-

-Certo che lo so – rispose – ma noi non possiamo farci nulla-

Questo per ribadire che anche il più frillo (non è il caso di Cappellaci) sa e conosce perché sta accadendo tutto questo ma, nella loro microbica visione, decidono che è conveniente far finta di lottare e unire il popolo anche se tutto questo è vano, utile quanto una frustata sulle palle. Loro hanno privilegi e soldi, possono sottostare al più bieco piano sovranazionale di distruzione dello stato sociale. Al più protestano, tanto per..e di questi ultimi ne conosciamo tanti.

Che la politica inneggi al proprio ospedale od a quelli privati “fantasma” allora. Si alzino perciò le coppe e si brindi alla propria stoltezza e presunzione! Che si annuncino medici ed infermieri come panacea quando al massimo arrivano tre medici militari a La Maddalena mentre gli altri non partecipano neppure ai bandi. Che i consiglieri e assessori regionali si riempiano le tasche assieme a chi vede ancora la politica come la salvezza dell’Italia e della Sardegna. 

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