Soluzioni tampone: la chirurgia riaprirà ma la fine del Dettori è annunciata.

Le soluzioni tampone, in chimica, agiscono per riequilibrare un Ph acido o basico. Nell’accezione contestualizzata alla sanità pubblica sarda, significa rattoppo o soluzione temporanea. Un miglioramento dopo che si è toccato il fondo dell’offerta sanitaria, senza eccezioni alcune, nell’intero paese. Non mi soffermo sulla perdita dei servizi che erano in essere al Paolo Dettori, si conosce tutto o quasi su  quanto successo negli ultimi 10 anni. 

Ricostruendo alcuni passaggi, si evincono alcune discrepanze straordinarie come quelle di numeri (parola orribile nella sanità) che dicevano la “buona produttività” del Dettori appena 7/8 anni addietro. Numeri importanti, a livelli assoluti come quelli della terapia antalgica (oggi scomparsa) che ponevano Tempio ai primissimi posti in Sardegna. O della stessa Chirurgia, dove la fortuna di primari ed equipe funzionali, non mettevano limiti alla categoria di interventi. Allora, ricordo bene, dicevano ” Se avessimo avuto la Rianimazione e la Terapia Intensiva, davvero avremmo fatto di tutto”.

O la Radiologia e la Ginecologia, col fior fiore di eccellenti professionisti che incessantemente lavoravano e “producevano” numeri. Tutti i servizi, dal P.S. ai reparti, erano funzionali ai bisogni e alle richieste che erano ogni anno in costante aumento. C’era fiducia tra la gente ma soprattutto avevi la garanzia di una risposta immediata alle tue richieste.

L’intervento di alcuni “accidenti” a livello  nazionale, come la follia del pareggio di bilancio, fece si che la spesa sanitaria andasse a calare vertiginosamente e, di conseguenza avvenne, in maniera limitata allora, massiccia oggi, la perdita di servizi e personale. Con detti problemi, già svolazzavano uccellacci neri nel futuro dell’ospedale. Cosa, ovviamente, avvenuta.

Le soluzioni tampone, la sola arma usata.

Dire Tempio, come meta di arrivo per un ambizioso medico, era ed è negativo. Un giovane cerca altro e la città, man mano, smetteva di essere città e di agire, anch’essa per la stessa causa, con soluzioni tampone. Le risorse economiche, insomma, venivano meno e rimettere i conti in regola era diventata impresa ardua, se non impossibile.

Il DM 70 e il decreto Balduzzi hanno ridimensionato tutto, contingentando ospedali a numero di abitanti. Tempio non aveva e non ha numeri, la sola perversa realtà che in un’azienda sanitaria, determina il beneficio e il ritorno. Ricordatevi sempre che le USL divennero ASL nel 1993, 11 mesi dopo il trattato europeo di Maastricht. Non è casuale, anzi è fondamentale saperlo.

Da sei anni circa, entrano in gioco le soluzioni tampone, una specie di rattoppo-contentino momentaneo che preludeva alla chiusura. Posti letto dimezzati, reparti accorpati nei fatti, medici sempre di meno, pensionamenti a cui si supplisce con incarichi a tempo determinato, assunzione di personale anche da altri paesi europei (Romania). 

La rete delle offerte sanitarie è sempre più a maglie larghe.

La rete aveva sempre più le maglie larghe e nel giro di pochi anni si perdono anche le cosiddette eccellenze, tali perché confutate da numeri e qualità del servizio e non con meri epiteti. E siamo già all’oggi. Restano operativi i servizi di Ortopedia (fine settimana chiuso), Otorino, Pediatria, Medicina, Radiologia, Laboratorio, Centro trasfusionale (destinato a perdersi) e P.S. Lo sanno tutti ma nessuno conosce sino a quando  resteranno operativi.

La lunghissima elencazione dei disservizi e di esempi, purtroppo, di malasanità, si sprecano. La politica pensa sempre alle soluzioni tampone ma dimentica di riorganizzare al meglio il nuovo assetto sanitario pubblico. Lo fa attraverso leggi inique e proclami che nulla definiscono se non qualche elezione di personaggi politici che cavalcano il disagio e la protesta popolare. Nulla è cambiato, anzi siamo dinanzi allo spettro della chiusura definitiva. La politica attuale (tutta!) è inservibile al bisogno collettivo e risponde a logiche del tutto aliene alla popolazione. Essa vive e si compiace del gregge belante, logica eterna e anche immortale. Un like è un corroborante e sostiene come il multicentrum. Fare politica oggi è sapere che non offre soluzioni ma interminabili operazioni diplomatiche che portano al nulla. O a soluzioni tampone.

Sulla chirurgia spendo qualche parola in più. Si riaprirà, forse a metà settembre, ma rimane la paura di una carenza di personale medico e soprattutto di una discesa negli inferi dei “numeri”. Pochi in sostanza, le prestazioni in considerazione anche della specificità del servizio che oggi attende alla bassa e media complessità di intervento. Però anche in questa dimensione, oggettivamente praticabile, l’azienda deve supportare questo servizio, non abbandonarlo a futura morte.

Anche le riaperture, stanti i numeri bassi, sono solo soluzioni tampone.

Il compito che attende  i medici rimasti e qualcuna delle soluzioni tampone da quel di Olbia, non possono entusiasmare così come non devono illudere. E’ tutto temporaneo perché non riguarda solo Tempio e il Dettori il problema ma l’intera sanità nazionale e sarda in particolare. E sappiate, sempre che serva a qualcosa, che se Tempio piange Olbia, Nuoro, Sassari, Cagliari non fanno certo salti di gioia.

foto archivio galluranews – RSA Mantelli a Tempio

In virtù di questa deplorevole ma realistica prospettiva, riemerge l’interesse per una distribuzione dei servizi sanitari. Ne parlò e scrisse un medico di Calangianus, Loddo, che forse per una visione più acuta del suo mestiere di medico di base, pensò ad una soluzione di ridistribuzione geografica dei servizi sanitari. 

Tempio, ad esempio, potrebbe dirottare la sanità verso la lungodegenza, quindi l’apertura della RSA, finita da 6 anni e mai resa funzionale, il potenziamento della medicina e la riabilitazione che a Tempio offre un servizio incredibile e valido. 

Ridistribuire i servizi nel territorio? Si può fare, anzi sembra l’unica soluzione.

Un disegno che non rientra nelle soluzioni tampone di cui si è detto ma in una plausibile e dignitosa risposta a bisogni sanitari ricadenti nella geriatria e nella riabilitazione. Ci sono esempi di piccolissimi centri in Italia che hanno specificità in tal senso e godono di una eccellente equazione costo/beneficio e di ritorni economici per la collettività. 

E’ implicito, in tutto questo possibile indirizzo per la comunità che non si può prescindere dalle strade di collegamento. Così come l’attività del P.S, vada incrementata e potenziata. 

I servizi a cui eravamo abituati, che oggi sono a giorni, settimane, mesi e anni anni alterni chiusi, riaperti, alla fine persi, figli della attuale condizione economica del paese, non possono resistere. Non sarà possibile a Tempio e non lo sarà  altrove. E’ scritto, anche se aspetto gli strali di chi ancora crede che la colpa sia di questo o quel politico e non di un disegno di carattere privatistico massonico del quale pare non ci sia ancora accorti. 

La sanità che tutti abbiamo conosciuto, non esiste più, né potrà ancora sussistere stante la globalizzazione imperante e lo sfaldamento pezzo a pezzo degli ospedali. Da trent’anni che il sistema ce lo dice e lo applica su ogni brandello di stato sociale. Far finta di non vederlo, significa solo agire con le soluzioni tampone che tanto appagano la popolazione e poi, quando cessano, lasciano solo le macerie e lacrime.

La sanità è business, non c’è spazio per le soluzioni tampone

La sanità è business, affari, interessi trasversali con miscugli di politica e lobby farmaceutiche. Non sono illazioni, lo sappiamo tutti che è così.

Ed allora, per ovviare al piano distruttivo, voluto da tutti  partiti, meglio contrapporre un razionale e fattibile piano alternativo prima che della città dei servizi restino solo i nomi e le strade dedicate a personaggi illustri che avevano speso la loro vita per farci diventare orgogliosi di esserci nati.

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