E’ piuttosto dura la lettera inviataci da Alessandro Cordella, consigliere di minoranza del comune di Tempio, sulla situazione Rinaggju e sull’ennesimo nulla di fatto della “questio”, problema atavico ed ormai relegato nei meandri di un vissuto dei tempiesi che non ne hanno mai visto la valorizzazione. E’ evidente quanto il problema, che sino a qualche mese fa, appariva già risolto, è tutt’altro che prossimo alla sua soluzione. La società Salima, interessata all’acquisto, ha dato, per ora, forfait. Troppe le restrizioni e le condizioni imposte per una qualsiasi trattativa finale.
Scrive Cordella:
«Sotto il profilo politico –scrive Cordella- naufraga prevedibilmente e miseramente il progetto di “valorizzazione” del Compendio di Rinaggiu. L’indirizzo politico dettato dal Sindaco Addis e dalla sua Giunta, sia la precedente quanto quella attuale, in piena continuità amministrativa, appariva già allora (anno 2019) segnato e caratterizzato da evidenti elementi di pressapochismo politico e improvvisazione amministrativa. Fin dal principio di questa faccenda, indicammo nel burrascoso Consiglio Comunale aperto del 5 dicembre 2019, le incongruità, le incompatibilità di un simile progetto e le discutibili modalità con cui si intendeva procedere alla alienazione del Compendio di Rinaggiu.
In primo luogo sarebbe stato opportuno conoscere il progetto generale, le possibili ricadute economiche e sociali sul territorio e, qualora possibile, l’investimento, l’investitore o gli investitori. Per formazione ideologia e politica, ritengo convintamente che la vendita di un bene pubblico, di cui i cittadini e la comunità sono legittimi proprietari, debba essere assunta come ultima opzione praticabile e comunque inderogabilmente per mezzo di una consultazione referendaria».
Si evincono dei temi cari allo scrivente, ossia la compartecipazione e una consultazione referendaria che avrebbe dato la misura di quanto questa alienazione del bene sarebbe stata accolta dalla città.
Cordella, «Una lista che ha avuto consenso ma col 43% degli elettori che non hanno votato»
«La lista Addis alle ultime comunali, ha certamente ottenuto un ampio consenso per governare, ma altrettanto vero è che il 43% degli aventi diritto ha preferito disertare le urne, probabilmente non sentendosi rappresentati da nessuna delle liste in campo. Se al dato dell’astensione si aggiunge il dato del consenso ottenuto dalle altre liste (40%) appare chiaro che pur vincendo la tornata elettorale, la lista vincente, risulta ampiamente minoritaria rispetto al 50% più uno degli aventi diritto di voto e che, non si può escludere a priori, qualora chiamati ad esprimere un parere sulla alienazione di un bene pubblico, magari avrebbero risposto puntualmente e responsabilmente per esprimere il loro giudizio.
Si è preferito invece calcare la mano sull’onda lunga della campagna elettorale. Oggi l’epilogo. I segnali che anticipavano il fallimento erano ben presenti al Sindaco che, come documentato dagli allegati contenuti nella busta del “surreale”, documentano le valutazioni e le critiche espresse dalla società Salima srl a mezzo pec. Il 7 dicembre 2020 e ancora più chiaramente l’8 febbraio 2021. La società evidenziava, senza mezzi termini, la necessità di “ principi di coerenza programmatica progettuale e obiettivi riqualificativi omogenei” messi in discussione dall’indirizzo politico del frazionamento in tre lotti del Compendio e l’affidamento delle diverse aree che lo compongono, ad altrettante attività imprenditoriali incompatibili tra loro per scopi e natura».
Cordella, «Erano chiare le motivazione della Salima, squallido far finta di nulla»
La lettera chiude con un pesante attacco all’etica usata per dirimere la questione tra la società acquirente e la forzatura dell’amministrazione che si scherma sul compendio della Pischinaccia.
«Frazionare, frammentare, in sostanza, avrebbe inibito (così è stato) la partecipazione al bando di gara e quindi la realizzazione del progetto di riqualificazione.
Necessario, a questo punto, tornare indietro di qualche mese e più precisamente al giorno 25 febbraio 2021. In quella data il Consiglio Comunale deliberava l’alienazione del Compendio di Rinaggiu. In quel Consiglio Comunale, subentravo alla collega Alessandra Vasa. Nell’affrontare l’argomento, nel momento dei doverosi chiarimenti e al momento delle dichiarazioni di voto, domandai espressamente e per ben due volte al Sindaco se: “fossero giunte all’Amministrazione delle comunicazioni da parte della società interessata all’acquisto del compendio”. Il Sindaco rispose no.
Oggi si scopre che ben due furono le comunicazioni inviate dalla società alla attenzione del Sindaco e dei componenti la Giunta Comunale. Non ci fu quindi un omissione, ma ci fu una negazione di atti contenenti preziose informazioni che avrebbero potuto indurre il Consiglio a più attente riflessioni e valutazioni. Ritengo tale prassi politicamente ed eticamente inaccettabile. In quelle condizioni, privato di alcuni elementi, il Consiglio Comunale (la maggioranza) ratificò l’alienabilità del bene identitario di Rinaggiu.
Sorprende il fatto che il Sindaco e la sua silente maggioranza, si dicano sorpresi e amareggiati del come sono andate le cose. Erano perfettamente a conoscenza del fatto che l’aver dato in concessione l’area di Pischinaccia – risulta aderente al compendio di Rinaggiu-, ad una società che vende eventi e divertimento, avrebbe precluso la realizzazione di un progetto, probabilmente più idoneo al rilancio del compendio e verosimilmente con una ricaduta occupazionale diversa sotto molti aspetti.
Peraltro la concessione di Pischinaccia risulta non conforme al parere espresso dal Settore dei Servizi al Patrimonio e al Territorio che in data 27 maggio 2021, nella fase istruttoria, ha evidenziato criticità difficilmente risolvibili per l’installazione della “installata” Tensostruttura»