E’ emersa la verità sulla sottrazione di due minori avvenuta a Tempio 7 anni fa. Sette lunghissimi anni che rappresentano una duplice sconfitta. La prima per la giustizia, lenta anche davanti a prove schiaccianti, la seconda perché quel vuoto per chi ne ha patito le conseguenze non potrà mai essere colmato.
La sentenza di primo grado è avvenuta due giorni fa, giovedì 23 luglio in tribunale a Tempio.
Sette anni di battaglie legali, da quando il 12 giugno del 2013, le due figlie gemelle vengono sottratte al padre Gianni Deperu, residente a Tempio ma di origini luresi, dalla madre Giovanna Mudadu, nata a Sassari ma all’epoca residente a Tempio dove lavorava in un supermercato. A questo link , la ricostruzione dell’intera vicenda, dal principio.
La storia si inerpica su erte scoscese e difficili, attraverso continue denunce e contro denunce nonostante apparisse chiara da subito l’origine dolosa della sottrazione. Sette anni di udienze e di rinvii sino alla sentenza di primo grado di colpevolezza dell’imputata. In questo crocicchio di atti e testimonianze, due piccole bambine che vengono sottratte al padre e sballottate da Tempio a Sassari e ritorno perché vengono affidate alla madre.
Emersa la verità su una storia complessa ed estremamente delicata
La sottrazione delle due minori, avvenuta con premeditazione e con il supporto di alcuni complici, si effettua all’uscita di Tempio quel lontano 13 giugno del 2013. Per 40 giorni e altrettante notti da incubo, alla famiglia del padre non si dice quanto successo. Anzi, il Deperu entra nelle pagine delle cronache con accuse infamanti, tutte smentite, tra le quali segregazione della donna, percosse, uso di droghe e altre calunnie anch’esse puntualmente sbugiardate.
Dopo 7 anni e due mesi è emersa la verità su quanto successo quel giorno.
Davanti al giudice Nicola Bonante, giovedì scorso si è conclusa questa vicenda che, a quanto è dato sapere, non avrà ricorso in appello. La verità emersa è cruda e non lascia scampo alla Mudadu. Davanti al PM, Vargiu di Sassari, ai due avvocati, Perticarà per il Deperu e Dario Annunziata per la Mudadu, cancelliere Fara, la donna viene condannata a 8 mesi di reclusione ed a 6.000€ di risarcimento, oltre alle spese legali. La signora Mudadu non era presente in aula.
Momenti di profonda inquietudine quando un video apportato dal Deperu, illustrava lo strazio delle due bimbe che non vogliono restare dalla madre. Pochi minuti bastano anche al giudice Bonante per chiedere che venisse sospesa la visone. Troppe le cicatrici su due innocenti che solo il tempo dimostrerà quali segni abbiano lasciato in loro. Dai documenti e dal video del Deperu, si evincono in maniera inequivocabile il pianto e la sofferenza delle due bambine. Un momento triste che fa accapponare la pelle a chiunque, vissuto nel silenzio assordante di tante teste chine o intente a tapparsi le orecchie. Troppi i traumi di due bimbe che chiedono il ritorno fisico alla casa paterna e non solamente i fine settimana a settimane alterne, come avviene oggi. Questo sette anni fa. Le successive pagine della vicenda che in questi anni sono state raccontate (link 1, link2).
Sentenza inequivocabile
Nella sentenza, dopo un’ora di camera di consiglio, ma dopo una convulsa mattinata di arringhe dei due legali,la sentenza sulla base dell’art. 574 del C.P. , il giudice Nicola Bonante condannava Giovanna Mudadu a 8 mesi di reclusione e al risarcimento di € 6.000 oltre alle spese legali per il reato di sottrazione di minori. Cade così il castello delle denunce, infarcite di bugie e calunnie della donna a carico dell‘ex marito Gianni Deperu. La sentenza appare inequivocabile e corretta. Il tempo che verrà stabilirà altro per quanto attiene al coinvolgimento delle altre persone coinvolte così come alle altre accuse e denunce che insistono sulla vicenda.
«La sola cosa che chiedo – afferma Deperu– è che presto ritorni la serenità in questa storia e si pensi al benessere delle mie due figlie. Il mio impegno sarà solo indirizzato verso questo solo scopo che ritengo fondamentale. Tanto, questi 7 terribili anni a me alla mia famiglia non ce li restituisce nessuno».