La questione Rinaggju, di Marcello Doneddu.

La questione Rinaggju, nella riflessione di Marcello Doneddu, docente di scuola superiore ed ex consigliere della giunta Frediani dove aveva svolto l’incarico di presidente di commissione sanità. Colgo l’occasione per ricordare ai lettori che il blog è a disposizione di chi voglia discutere di questo come di altri argomenti e ne proponga la pubblicazione. 

La questione Rinaggju

«Tempio. Strano posto questa nostra città di pietra. Città dai lustri ottocentesci e dalle antiche suggestioni. Ai bei tempi di Dante, e del Dolce Stil Novo, i poeti usavano nomi fittizi per coprire le dame che venivano cantate nelle loro liriche, questo espediente si chiama “schermatura”. Oggi, dietro lo stesso espediente della schermatura, si nasconde una transazione di un bene pubblico che usa come schermo, invece che una donna, un avvocato, poi, si affiggono “grida” secentesche di manzoniana memoria invece che sui muri della città come in quei tempi, sulle pagine della Nuova Sardegna.

Strano posto questa nostra città, Tempio. Non si vuole far valere il buon senso della continuità amministrativa preparando dentro una “cartella rosa” (visti i buoni auspici tanto decantati) un più moderno dossier su Rinaggju, in modo che chi dovrà amministrare nell’imminente prossima legislatura, abbia pronti tutti gli elementi per una serena decisione nei tempi dovuti».

Strano posto questa nostra città

«Strano posto questa nostra città di Tempio dove, al di là delle dichiarazioni di circostanza, da tutto questo guazzabuglio appare chiaro che questo affare, perché di un affare si tratta vista la transizione di un bene da una proprietà pubblica a una proprietà privata, sia il richiedente che questa amministrazione a fine mandato lo vogliano chiudere per le vie brevi. In tal modo,  renderanno intanto alienabile un bene identitario da sempre classificato inalienabile nel patrimonio comune della collettività.

C’è da chiudersi se la manifestazione di interesse pubblica indetto a suo tempo dal Comune, non venga inficiata in punta di diritto dalla sostanziale modifica imprevedibile da chi, in via ipotetica, avrebbe anche potuto presentare un progetto se avesse saputo correttamente questa possibilità. E se quindi, il Comune stesso, non debba preventivamente premunirsi col rifare un bando di evidenza pubblica alle stesse condizioni per tutti gli eventuali partecipanti.

Dico questo semplicemente a scanso di eventuali ricorsi. Per il resto, contenti loro, maggioranza e opposizione dei cosiddetti eletti, rimarrebbe da chiedersi: che cosa ne pensa la cittadinanza di Tempio che è evidentemente a pieno diritto il vero proprietario del bene pubblico? Indire un referendum popolare?

Non sia mai che a un’amministrazione a dir bene così stravagante, connotata da quadriglie e valzer delle poltrone, salti carpiati di incarichi dati, presi e poi ridati, e circensi dispute intestine, salti in mente almeno una volta, di fare almeno una volta una cosa normale?»

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