Peppino Sechi, sarebbe giusto ricordarne l’importanza, aldilà del periodo carnevalesco.

La tomba del Re del Carnevale tempiese, a dieci anni dalla sua morte, potrebbe essere distrutta come tutte le altre tumulate a terra.

Peppino Sechi, noto Mazzittoni, è stato per una vita l’interprete principale delle serate e nottate di ballo del nostro carnevale. Un mito, direbbe qualcuno, che, a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa (21 dicembre 2011), ancora vive e resiste al tempo. Troppi i  motivi che sono legati al suo ricordo. Innanzitutto le sue canzoni, dalle cover di brani noti ad altre sue interpretazioni struggenti che hanno lasciato il segno nelle vecchie e, fatto sorprendente, anche nelle giovanissime generazioni di galluresi. Persino i ragazzi, che sono nati dopo la sua morte, le cantano.

Un mito, quello di Peppino, che rappresenta una delle migliori appartenenze dei tempiesi, appassionati o meno del carnevale. Lui, era l’amico di tutti, e ciò aldilà del suo ruolo di  cantante. Crediamo che siano pochi coloro che, almeno una volta, non abbiano scambiato due parole con lui e si siano, da quel momento, collocati tra i suoi fans. Peppino era esempio di allegria, dietro quella sua ironia che talvolta trasformava in sarcasmo pungente. Dopo questi dieci anni, il suo nome è ancora sinonimo di carnevale, come se lui ci fosse sempre e continuasse a dettare il ritmo della festa. Peppino era  emozione, quella emozione che  dava sempre, quando cantava divertito o quando semplicemente parlava.

Di fatto, per diversi decenni, Tempio ha avuto due Re, Giorgio che è il simbolo del Carnevale, e lui, indiscusso monarca dell’allegria e delle lunghe nottate di danze sfrenate.

Peppino, anche i suoi resti, tra qualche mese, potrebbero essere traslati.

Dopo dieci anni dal decesso, il Comune di Tempio, ottemperando a delle normative di legge vigenti, sta procedendo a estumulare, e traslare, i resti dei morti seppelliti a terra, per immetterli in piccolissimi loculi, più o meno grandi, e quindi cancellare quella tomba, che viene letteralmente distrutta.

Ritornando al nostro amato Peppino, la medesima sorte potrebbe toccare alla sua tomba, anche se non è stato definito il tempo nel quale ciò avverrà. Potrebbero trascorrere mesi o, addirittura, anni, dal momento che, allo stato attuale, si sta procedendo con l’anno 2008. In previsione di quanto potrà succedere, crediamo di formulare una giusta proposta alla nostra amministrazione.

Non sarebbe il caso che la tomba di Peppino avesse un occhio di riguardo? Avendolo conosciuto, lui non lo avrebbe voluto ma, la storia di questa comunità racconta di un cantante che tuttora viene speso, sia col ricordo in una serata durante il carnevale, che con le sue canzoni che vengono anche oggi cantate nei carri allegorici in sfilata.

Lasciamo ai lettori un gradito commento e, all’amministrazione, una decisione su questa proposta che contribuirebbe a legittimare la memoria di un uomo e di un personaggio assurto a leggenda.

Peppino, tanta era la sua vocazione al palco e alla musica, era solito sintetizzare con una risposta « Ajò capo» (andiamo capo), la propria premura ad iniziare a suonare e cantare. Unico, anche in queste uscite estemporanee, Peppino merita di essere ricordato nel modo migliore e la sua memoria che divenga patrimonio di questa comunità.

 

 

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