Una società fantasma dietro l’affare Rinaggju?

Insisto sulla questione Rinaggju e su una presunta società “fantasma”, solvibile come da perizia, che sta dietro questo gigantesco affare. Forse il maggiore atto amministrativo di sempre per questa città. Non fosse altro per l’affetto e l’amore che tutti abbiamo sempre avuto per questo luogo della nostra infanzia, legato com’è ai nostri ricordi migliori.

A  decidere di questo “affare!” sono una maggioranza che scricchiola per le defezioni della Amic e della Lattuneddu e una consistente fetta di cittadini che vogliono avere certezze. Giustamente, direi. Rinaggju non appartiene a chi amministra ma a tutti noi.

Lattuneddu e Amic, uscite dalla maggioranza

Qual è il problema? Vediamo di arrivarci seguendo la tempistica di atti amministrativi che hanno condotto l’amministrazione a questo aut aut. O vendere o rinunciare, forse per sempre, al sogno di veder valorizzato un bene pubblico, oggi preda dell’incuria e della cattiva se non pessima amministrazione, recente e passate.

Lo scorso 5 dicembre, un affollato consiglio comunale aperto decretava un nulla di fatto. Al momento, sentiti i pareri della gente, si aspetta. Aspettare cosa? Mancano le sicurezze di questa società fantasma o gli amministratori sono titubanti perché quel giorno si son visti e sentiti pareri autorevoli e voci dissonanti? Certo non quelle della minoranza (non la chiameremo più opposizione perché trattasi di evidente errore di sostanza) ma di alcuni esponenti di movimenti politici, associativi e di semplici cittadini. La chiave dei dissenzienti passa sempre dallo stesso tormentone sacrosanto: vendere un bene pubblico a una società che non c’é?.

Chi c’è dietro una società fantasma che una riservatezza imposta dal legale sembra quasi far sospettare di “operazione massonica” di  altre latitudini geografiche. Il dubbio è pesante e lascia aperti reali sospetti  che alla fine non ci sia nessuno se non le parole e le garanzie avallate da un legale tempiese. La riservatezza è strategica, dicono. Per cosa e per chi? 

Mi occupo sovente di investimenti fallimentari, non per lavoro ma per alcune vicende extra locali che seguo da anni. Pur non avendo linguaggio appropriato sulla materia, una certa esperienza di operazioni apparentemente lecite e poi rivelatesi truffaldine, la posseggo.

Mi spingo però oltre opinioni e contestualizzo l’argomento a quanto conosciuto e scritto (in aramaico ma molto stretto!).

Una società che investe non può essere fantasma

Dicono di avere fatto una perizia che narra di società solvibile. Ha dunque un nome questa società e chi ci sta dietro? La società che ha effettuato la perizia non deve dare spiegazioni su chi ha periziato. Non le compete, né è obbligata a farlo.

E se dietro questa presunta società non ci fosse nessuno? Se non fosse una società ma un numero imprecisato di vari investitori interessati ciascuno a determinate opzioni della vendita? Ossia, una società di così grandi garanzie, perché vorrebbe mantenersi ignota? Ricordate l’affare della vendita del Milan Calcio al primo acquirente cinese? L’affare non andò in porto perché la cordata cinese si rivelò insolvibile  e stava per fregare la Fininvest!!…mica il comune di Tempio! Ma quella società cinese aveva nome e cognome, non era un fantasma.

Quella per l’acquisto di Rinaggju, invece, gode dell’assenso dell’amministrazione e relativa minoranza, pur non sapendo nulla di nulla di chi ci sta dietro. Ma è possibile una deriva politica di tal genere?

Su Rinaggju si gioca una partita tra un legale che rappresenta la società investitrice  fantasma e la cittadinanza che vorrebbe sapere prima di assentire alla alienazione del bene. Attenzione, alla alienazione del bene, Rinaggju in vendita Si o NO!

Aggiungo post scriptum: ma l’intenzione di rendere il bene alienabile è contestuale alla alla comparsa di un investitore, antecedente o successiva?

E su quali garanzie poggia la certezza espressa dal legale sulla serietà della società “fantasma” che vorrebbe acquistare il bene? Sulle sue e basta? No, perché davvero mi sembra che il fondo, nell’assenza a tutto campo della politica “servibile” a Tempio, si sia ampiamente toccato.

Se l’alternativa alla valorizzazione di Rinaggju è quella di fare un affare tra amministrazione e fantasmi, mi terrei Rinaggju così com’è in attesa di quel poco di sana politica rimasta e in itinere, con cui proverei a riaccendere l’orgoglio di essere tempiesi e galluresi.

O anche l’orgoglio è in vendita? Fatemi sapere.

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