Un’azienda florida, come certi personaggi la distruggono.

Un’azienda si considera florida e redditizia quando annovera dipendenti fedeli e felici che la sostengono perché non solo ci vivono ma si considerano parte fondamentale dell’azienda stessa. Esempi di lungimiranza di alcuni imprenditori ce ne stanno diversi, sono quel genere di padroni che sanno di gestire la vita dei loro dipendenti e lo scambio reciproco, il do ut des, risulta normale quanto fruttuoso per ambo le componenti. Un’azienda per così dire “normale” non si basa solo sul fatturato, ovviamente la pietra miliare per continuare ad andare avanti e crescere, ma anche sullo zoccolo duro e passionale di chi ci lavora. Non ci sono altre prerogative altrettanto valide che determinano solidità e vita futura assicurata per quell’azienda. 

Esempi come la Olivetti  (la foto di copertina è con Adriano Olivetti), la Mivar, e tanti altri, stanno a rafforzare questo binomio imprescindibile tra lavorati e proprietà. Il tempo assicura il futuro e nulla sembra scalfire quelle aziende che hanno basato il loro principio imprenditoriale sul rispetto e la benevolenza verso i loro lavoratori. Le successive intraprese, allorquando economie e/o eredi si sono succeduti, in forza anche di paurose crisi sociali, hanno decretato la fine di quelle aziende che finiscono chiuse o inglobate in multinazionali senza lasciare traccia di quelle vecchie gestioni, quasi a conduzione familiare.

Un’azienda veneta, la Mungi & Bevi. 

La Mungi & Bevi, a gran parte dei nostri lettori, dice poco o nulla. Si tratta di un ex consorzio del latte che operava nel Veneto. Nel 2019 viene dichiarato fallito come consorzio lattiero caseario. Riesce a sopravvivere ripresentandosi come S.r.l con lo stesso nome ed è tutt’ora in attività con la stessa linea di prodotti. Nulla di che, sin’ora, non fosse per un dettaglio assai importante.

La vita di quell’azienda, ad un certo punto, prende una piega differente. In due anni (tra il 2016 e il 2018), una titolare dell’azienda e un personaggio che diviene di colpo il factotum dell’azienda stessa, la mettono in ginocchio. Decisioni avventate, portano questa nuova gestione, ad una linea aziendale diversa,  i dipendenti che avanzano, a tutt’oggi, crediti su fatture mai pagate per svariati mesi

A questo punto, cioè al momento della comparsa di questo intraprendente quanto eversivo direttore aziendale, inizia la fine di quel consorzio che fatturava circa 12 milioni di euro all’anno.

La storia si complica, sulle orme di un altro personaggio di cui ci siamo spesso occupati che aveva fondato il progetto del mondo migliore. Il Coemm, ad un dato momento, si intreccia con l’azienda veneta nel tentativo, rivelatosi al pari degli altri un fallimento. Il suo vate, Maurizio Sarlo, dice ai propri discepoli, oramai meno di 10.000 seguaci che continuano ad attendere la manna dei 1.500 € al mese, che quella azienda veneta avrebbe concorso a creare il patrimonio a cui attingere per l’erogazione del “QUID”. Bufale un tot al quintale, e non mozzarelle.

Un’azienda in ginocchio per colpa di avventati dirigenti

Il manager senza scrupoli, propone, in accordo col Coemm, una serie di corsi di formazione, a pagamento, per apprendere non si sa quali segreti. L’ennesima esca per fregare soldi ai discepoli ( il Coemm) che, inerti come zucche vuote, ci cadono ancora una volta. Non solo, ai discepoli viene proposto anche l’acquisto dei prodotti, peraltro ottimi, dell’azienda, a costi migliori. Tanti acquistano e, purtroppo, a tanti nonostante il pagamento in anticipo, non si recapita nulla. Fregati e mazziati, ancora una volta. 

La comparsa del mentore, ovvero del manager senza scrupoli, dentro la Mungi & Bevi, determina il crac aziendale che porta al fallimento. La proprietà denuncia la figlia e questo famigerato factotum che, senza alcun ostacolo, decideva e faceva quel che voleva. Tipo licenziare i dipendenti, oggi sulla strada, minacciarli, senza che  in azienda concorresse una crisi tale da far prendere decisioni di quel tipo. A spasso circa 30 dipendenti; ne resteranno una decina appena.

L’azienda Mungi & Bevi, 80 anni di storia, dal 1937, cambia volto ma chi piange per la perdita del lavoro, a causa di quel mentore e della sua spregiudicata gestione, ha dovuto fare i conti con l’assenza improvvisa di un reddito con strascichi umani impietosi. Qualche dipendente è sull’orlo del suicidio.

Un’azienda modello in mano ad un manager senza scrupoli

L’azienda, nota per la consegna a domicilio di prodotti di qualità, va in fallimento. Il fratello, attuale direttore con altri soci, denuncia sorella e manager, che vengono cacciati via ma nel frattempo era intervenuto il crac. Quella titolare, che risulta coinvolta nel Coemm a pieno titolo, è uccel di bosco, scompare dall’azienda di famiglia e risulta dentro una vicenda giudiziaria che si cerca di dipanare.

Il terrore dentro l’azienda, dopo l’avvento di quel manager, è palese. Tutti hanno paura di tutti, e quindi il clima, grazie alla comparsa di questo intraprendente factotum, diviene irrespirabile. Si ha paura di parlare.

Da 40 dipendenti si è ora in 10 e tutto grazie ad un personaggio che speriamo la giustizia intervenga per assicurarlo e inchiodarlo alle sue responsabilità. Non solo ha distrutto un’azienda florida ma ha fatto si che l’impianto familiare, di cui abbiamo detto in premessa, diventasse un ricordo. E questo senza che l’azienda fosse attraversata da una crisi nelle vendite. Capite l’arcano? 

 

 

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