A casa da una settimana la madre che ha partorito il bimbo con l’aiuto della suocera.

A casa da una settimana, dallo scorso venerdì, la madre e il bimbo nato  nel bagno della abitazione della suocera. Stanno bene e tutto procede da un punto di vista neonatale nel migliore dei modi.

Giovanna, la suocera, al telefono è ancora coi postumi dello spavento occorso in quella mattina del 12 agosto. Lo stato di ansia generato in quella circostanza, le produce attacchi di asma. Ne soffre da tempo e ritornano a causa di particolari momenti di spavento. Chiaro che veder nascere suo nipote Mauro, aver fatto di più perché senza lei chissà cosa poteva accadere, è certamente un evento che genera paura.

« Maria e Mauro stanno bene – ci dice. Lo shock, lo spavento di quel giorno mi hanno creato problemi di ansia di cui soffro quando sono vittima di un evento come quello del 10 agosto. Ci stavamo riprendendo un po’ dopo quell’avventura. La mamma e il bimbo sono a Tempio dallo scorso venerdì 14 agosto. Maria ricorda tutto quello che è successo anche se proprio mentre nasceva Mauro è svenuta per un attimo».

A casa da una settimana madre e bimbo. Il racconto di quanto successo.

Riepiloghiamo quel momento. Maria, la giovanissima mamma, al suo secondo figlio (la prima ha 12 mesi), chiede alla suocera di andare in bagno. Il mercoledì precedente l’elisoccorso, avvertito perché Maria sentiva che il bambino stava per nascere, torna  da Olbia con ancora dentro Maria. Le dicono che è presto e e ci vorrà qualche giorno. Maria resta a casa, allettata e a riposo, il consiglio dei medici in questi casi lo raccomanda. Così sino alla mattina del 10 agosto, lunedì. Attorno alle 9.00 Maria chiede alla suocera Giovanna di andare in bagno. Mentre sta seduta sulla tazza, Maria chiama la suocera dicendole che ” è saltato il tappo”. Era entrata nel travaglio vero e proprio ma Giovanna, dopo aver chiamato la Ginecologia del Dettori, si sente rispondere che ci vorrà del tempo, più qualche altra frase non del tutto pertinente alla situazione nonché priva di aderenza a quanto da l^ a 10 minuti avverrà. Giovanna fa avvertire anche il 118, Lo fa una sua figlia che era fuori casa ma sente urla dalla casa. Alle 9.10 Giovanna lascia il telefono con il reparto di Tempio e torna dalla nuora.

Maria siede sulla tazza del water e Giovanna vede la testa del bimbo affiorare. “Siamo sole Maria – dice alla nuora – deve nascere ora”. Una spinta energica e Mauro viene alla luce. Giovanna prende il bimbo attaccato al cordone ombelicale, lo fa respiare togliendogli dalla bocca il liquido e poi con una sculacciata lo fa piangere. E’ nato. Passa qualche minuto ancora e il 118 arriva nella casa. Trovano il bambino sulle braccia della mamma. Avvolgono entrambi e la corsa al P.S. del Dettori dove verrà reciso il cordone ombelicale. Subito dopo il trasferimento a Olbia.

A casa dopo cinque giorni di degenza post-partum

« Maria si ricorda tutto anche quando aveva perso i sensi perché sentiva la mia voce e le mie parole. Le sirene che ho sentito mai mi sono sembrate così preziose. In genere mi chiedo sempre chi ci sia a bordo e di cosa si tratti. Stavolta invece venivano per noi, per Maria e per il suo Mauro. Ero felice, non ci si può, ma soprattutto, non si devono correre questi pericoli. Oggi possiamo dire, è andata bene ma se non fosse andata così?».

La degenza di Maria e Mauro a Olbia è andata benissimo. Sono finalmente da una settimana a casa ma la storia non finisce qui. Il risvolto giudiziario attende solo che Maria si riprenda perché il legale è già in possesso di ampia documentazione e prsto anche dei tabulati telefonici di quanto accaduto durante le chiamate che hanno preceduto la nascita di Mauro.

« Com’è possibile – conclude Giovanna – che col reparto che c’è al Paolo Dettori accadono queste cose? Prima si nasceva e si era seguiti in maniera meravigliosa. Oggi non è più così. Signor Antonio, chissà quante ancora se ne vedranno di nascite improvvisate o di altri problemi che nel nostro ospedale non possiamo risolvere. Glielo dico convinta, ma da chi siamo governati? Come possiamo accettare che i nostri politici siano insensibili e sordi ai richiami e ai bisogni della popolazione?».

Il reparto di Ostetricia durante la visita dell’on. Lapia

Anche queste parole si aggiungono alla continua sequela di notizie e di segnalazioni che raccontano la perdita dei nostri diritti mentre anche chi dovrebbe denunciare lo stato di emergenza perenne del nostro ospedale, si affanna ad aspettare notizie su quanto accaduto. Queste cose sono successe, non sono le ultime purtroppo.

Il palazzo tace, aspetta relazioni che non potranno esserci da parte dell’azienda. La storia dei bisogni della sanità non possono raccontarla né i burocrati né i politici ma chi le vive ogni giorno, nel silenzio spesso devastante delle malattie o nel chiasso e nel trambusto di un vagito che annuncia una nascita. 

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