Nasce in casa tra le braccia della nonna, una storia assurda della sanità post covid.

Nasce in casa, tra le braccia della nonna paterna. Un bambino viene al mondo anche così, quando un ospedale non accoglie le donne che sono alla scadenza dei termini. Una storia assurda che rappresenta l’apice della chiusura di un servizio fondamentale (blocco parto) in un ospedale come il Paolo Dettori, sigillato da oltre due anni. E’ la nonna che mi chiama a raccontarmi questa vicenda che, per fortuna e con grande gioia, si è conclusa nel migliore dei modi. Non doveva andare così pero, non si nasce più in casa con l’ostetrica di 50 anni fa. Oggi è l’ospedale, in nome di una sicurezza da tutti propagandata, che si occupa di tutto.Ma non in questa epoca di follia collettiva dove il denaro e il costo hanno sostituito umanità e persino il buon senso. Si temono i provvedimenti disciplinari, l’allontanamento, la perdita di una professione che era missione e dedizione ai bisogni reali della gente. 

« Sono sotto shock – mi dichiara la nonna -. Mia nuora, sposata con mio figlio minore, era alla 39^ settimana di gestazione. Mercoledì scorso, 5 agosto, si è sentita male. Aveva forti dolori. La ginecologia del Paolo Dettori risponde alla mia telefonata dicendomi che dovevamo scendere a Olbia in macchina, a Tempio come noto non si nasce più. Rispondo che non ho nessuno per portarla, sia mio marito che i miei figli lavorano fuori e per me era impossibile. Credo anche che sia un rischio mettersi in macchina con una giovane ragazza che sta per partorire. Contro il parere dei medici, chiamo il 118. Per il 118 non c’erano problemi e loro stessi hanno allertato l’elisoccorso. Quindi, mercoledì 5 agosto mia nuora è stata portata a Olbia con l’elisoccorso».

Mauro nasce tra le braccia della nonna

«A Olbia, dopo tutti gli accertamenti effettuati, dicono che la ragazza non era ancora pronta e quindi fa ritorno a casa, a Tempio. Dicono che qualche contrazione è normale e la ragazza deve stare a letto in attesa che arrivi il momento giusto. Mia nuora resta a casa mia sempre coricata sino a stamattina. Oggi, attorno alle 9.00 mi chiama e mi dice ” è rotto il tappo”»

La perdita del tappo mucoso indica che il collo dell’utero sta iniziando a modificarsi ed a dilatarsi in funzione del travaglio. Sono cose che impari subito e sai cosa vogliano dire. Può anche esserci del tempo tra questo momento e la nascita vera e propria, a volte anche giorni, ma non era questo il caso.

«Chiamo la Ginecologia che chiudono la telefonata in maniera brusca con parole crude».

foto dimostrativa archivio google immagini

«Dicono che a mia nuora le vogliono bene ma mettono l’accento sul costo dell’elisoccorso del mercoledì precedente, come se venissero fuori dalle loro tasche quei 10.000€ del volo andato a vuoto quattro giorni prima. Una specie di scaricabarile dove tutti perdono, come si possono  quella  affermare cose del genere? Loro stesse mi confortano dicendomi che ci vorrà del tempo per nascere.»

«E’ colpa di chi se mio nipote nasce tra le mie braccia?»

«Mica era colpa mia – mi dice amareggiata la donna – se mercoledì l’elisoccorso ha fatto un volo senza risultati!. Quando dico loro che il tappo si era rotto, mi dicono che può volerci del tempo. Chiudo il telefono e alle 9.12, quindi 5 minuti dopo la mia chiamata al reparto, il bambino è nato. Aiuto mia nuora a spingere e Mauro (così si chiamerà il bimbo) viene fuori tutto con mia nuora che caccia un ultimo urlo. Lo prendo tra le braccia, facendogli espellere dalla bocca il contenuto mucoso per farlo respirare e do lui uno schiaffetto sul sederino. Piange, è andata bene. Lo prendo tra le braccia e mi creda mai avuta una esperienza simile».

P.S. Giovanni Paolo II Olbia

Una giovane nonna che si ritrova sola e senza possibilità di poter guidare una macchina. Una situazione non nuova né rara. Attimi di estrema paura, con una nonna che prende il coraggio tra le sue mani e diventa essenziale per quanto accade. Pesano le vite di una giovane mamma e di un nipotino che si chiamerà Mauro, in ricordo di una cara persona scomparsa due anni prima.

«Sul momento il mio stato di shock era totale. Non riuscivo a trovare le cose a casa mia. Madre e bambino sono andati in ospedale a Tempio e da qui direttamente a Olbia. Il bambino è nato tra le mie braccia perché ero sola a casa e non c’era nessun altro che poteva aiutarmi. Mia nuora era anche in bagno in quel momento ed è lì che è nato Mauro. Grazie al 118, allertato da una mia vicina di casa,  che ha provveduto a portare mia nuora e il bambino in ospedale col cordone ombelicale ancora intatto. Mica è colpa mia se è nato tra le mie braccia. Guardi Antonio, sono felice ma ancora scioccata per quello che è capitato».

La colpa di venire al mondo con questa sanità pubblica

La colpa di venire al mondo con questa sanità pubblica che prosegue la sua auto distruzione, pre o post covid poco importa. Questa gravissima cosa accaduta, epilogo a parte, non basterà a riportare serenità nella sanità, intenta a proseguire il suo smantellamento. Sarà un caso limite forse, ma anche su questo mi permetto di avere dubbi. Mauro, un giorno, conoscerà questa storia e saprà la verità. Porta il nome di un caro ragazzo deceduto due anni fa di tumore, ricorderà sempre di essere nato tra le braccia della nonna. Una donna che tra capo e collo si è trovata ad avere in mano la sorte di una ragazza di 21 anni e di un bimbo che deve nascere. Sanità moderna, la chiamava un ex assessore regionale. La peggiore, a mio avviso, perché non esiste più umanità e tutto viene regolato dal denaro e dal business.

E ci sono ancora persone che credono a questa politica e a questo o quel politicante. Una vergogna. Un bimbo nasce tra le braccia della nonna perché in ospedale non poteva nascere. Tutto ha un costo ma la vita di una creatura innocente non deve avercelo.

Related Articles