Alzheimer, sempre maggiore incidenza nella popolazione, di Rita Brundu.

Stile di vita corretto, esercizio fisico, alimentazione, stimolazione intellettuale, per prevenire l'insorgenza della malattia

L’Alzheimer, malattia  che colpisce un numero sempre maggiore di persone, vista attraverso gli studi di Prof. Rudolph E. Tanzi,, docente di Neurologia ad Harward. Rita Brundu, collaboratrice di galluranews, ex docente di scuola superiore, pedagogista e esperta di psicologia, traccia alcune linee guida su come evitare di ammalarsi con uno stile di vita corretto.

Ovvio, nulla è scontato ma alcuni consigli per prevenire questa malattia, sono sempre utili e anche applicabili con facilità.

Alzheimer, malattia devastante

Rudolph E. Tanzi

«La documentazione inserita in questo scritto l’ho tratta dal libro, che ho già citato in precedenza, “SUPER BRAIN”, e, in particolare, dall’epilogo che ne fa il Prof. Rudolph E. Tanzi, dedicato all’Alzheimer. Ricordo che il Prof. Tanzi è docente di Neurologia ad Harvard e dirige la Genetics and Aging Research Unit del Massachusetts General Hospital. Direttore del Progetto Genoma per l’Alzheimer, ha scoperto numerosi geni responsabili della malattia, tra cui il primo in assoluto.

L’Alzheimer è una malattia devastante che, purtroppo, avrà sempre più maggiore incidenza sulla popolazione, poiché si vive più a lungo. Entro il 2040 sono previsti oltre cento milioni di casi su tutta la Terra; perciò urge sviluppare efficaci terapie preventive.

I sintomi dell’Alzheimer

Ma quali sono i sintomi dell’Alzheimer? Uno dei primi è “ un lieve deterioramento cognitivo”. Ma, con il passare del tempo, l’impatto umano non è lieve poiché chi ne è affetto non è più in grado di svolgere i suoi compiti allo stesso modo di prima. Si stenta a trovare le parole e, di conseguenza, la comunicazione diventa un problema sia a voce sia per iscritto. E, cosa ancora più terribile, il processo è irreversibile. Cominciano a svanire i vecchi ricordi, mentre quelli nuovi non si consolidano. Tanto che, alla fine, il malato ha bisogno di qualcuno al suo fianco a tempo pieno poiché diventa inconsapevole di avere la malattia. L’assistenza, in genere, ricade sui familiari e crea ulteriore sofferenza. E questi sono “operatori sanitari” non pagati, coinvolti in questo senso d’ineluttabilità dolorosa.

Tanzi asserisce che la speranza è di vincere la malattia attraverso gli studi Genetici, per trovare dei farmaci capaci di arrestarla. Sottolinea, anche, che meno del 51% colpisce soggetti di età inferiore ai 60 anni e che, perlopiù, ha il suo esordio dopo i 60 anni; quasi tutti ereditiamo varianti genetiche che aumentano o riducono il rischio di Alzheimer. Siccome, in gran parte dei casi, lo stile di vita è potenzialmente in grado di avere la meglio sulla predisposizione genetica, vediamo cosa si può fare per prevenire l’Alzheimer.

Prevenire l’Alzheimer

1)      Esercizio fisico. “ Studi epidemiologici hanno confermato che un moderato esercizio fisico ( un’ora tre volte la settimana) è in grado di ridurre il rischio d’Alzheimer. E uno studio clinico ha indicato che un’ora di esercizio fisico vigoroso due volte alla settimana è in grado di rallentare la progressione della malattia anche dopo il suo esordio”.(TANZI)

2)      Alimentazione. Una strategia efficace pare sia mangiare di meno! E, comunque, l’alimentazione ottimale è la nostra, mediterranea, che usa come condimento l’olio extravergine di oliva; sono consigliate anche moderate quantità di vino rosso e un po’ di cioccolato fondente.

3)      Stimolazione intellettuale. E’ assodato che favorisce le sinapsi nel cervello e, di conseguenza, rafforza quelle già esistenti: dedicare maggior tempo allo studio pare che possa proteggere maggiormente dalla malattia.

4)      Impegno sociale. Essere socialmente attivi e interagire con gli altri riduce il rischio dell’insorgere della malattia, mentre la solitudine l’aumenta.

La connessione mente-corpo

Comunque, durante tutta la stesura dell’epilogo, il Prof. Tanzi riflette sull’importanza della connessione mente-corpo. Sottolinea che: “ Più s’impara sulla mente , più la ricerca sul cervello può seguire nuove tracce e trovare nuovi sbocchi”. E ribadisce che questo studio è condotto da due studiosi seri ( collabora con il Dott. Deepak Chopra) che vogliono capire cosa c’è oltre la collisione tra elettroni all’interno del cervello; insomma, l’intento è di capire fino in fondo che ruolo importante può avere la mente ( o coscienza o consapevolezza…).

La novità sta nel fatto che un cervello può avere la capacità di rigenerarsi in risposta a intenzioni mentali. E in questo senso si profilano nuove e stupefacenti scoperte. Prof. Tanzi conclude che: “Non dobbiamo dimenticare che la vera sede dell’esistenza umana è la mente, alla quale il cervello s’inchina come il più devoto e intimo dei servitori”».  

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