Depressione. Si sconfigge, ma… di Rita Brundu.

Depressione.

Siete senz’altro venuti a conoscenza del caso della ragazza che aveva chiesto ad una clinica olandese di essere sottoposta ad eutanasia.

L’aveva chiesta perché soffriva di depressione, dopo essere stata stuprata da bambina. Dopo il rifiuto della clinica, non avendo nessun’altra opzione, ha deciso di rifiutare acqua e cibo e si è lasciata morire. E’ una scelta destinata a far discutere, ma ci spinge anche a volerne sapere un po’ di più sulla depressione, considerata il male del secolo. Ma, secondo me, si può sconfiggere…basta trovare le giuste soluzioni. Vediamo di esaminarla.

La depressione, come si manifesta

immagine archivio google – ospedale Maria Luigia

D’improvviso tutto si tinge di grigio, il sole si offusca, mentre un senso di tristezza, impotenza e disperazione lo pervadono. Non riesce a provare interesse per le cose che lo circondano e affronta ogni giornata senza speranza di sollievo. Percepisce che la sua vita è vuota, e perde completamente la vitalità e la capacità di reagire. Spesso inizia a credere che non abbia più senso continuare a vivere e non di rado arriva al suicidio.

E’ questa la condizione del depresso, che si autocostruisce una realtà senza vie d’uscita.

Quando la depressione si trasforma in abitudine le persone depresse si deprimono ad essere depresse. Possono sentirsi tristi anche per una buona notizia, sono sempre in attesa che qualcosa vada storto.

Come invertire questo meccanismo una volta che si è instaurato?

Come auto proteggersi dalla depressione

Se vi riconoscete nel modello del depresso ricordatevi, prima di tutto, di una cosa: una causa ESTERNA non può essere la causa determinante. Insomma, l’importante non è QUELLO CHE VI E’ ACCADUTO ma COME lo vivete.

Se dopo un divorzio, la perdita di una persona cara o un altro grave evento siete tristi e giù di morale è normale. Così com’è altrettanto normale trovare, poi, la forza di reagire. Ma, se persisterete ad angosciarvi cadrete nella depressione, e questa diventerà una reazione autodistruttiva. Ma le convinzioni sbagliate si possono cambiare: basta “riprogrammarsi” mentalmente.

E allora, se pensate che “sia tutta colpa vostra”, perché non prendete in considerazione che probabilmente la colpa non è di nessuno e che è meglio concentrarvi sulla soluzione?

O, magari, ritenete che “ non si risolverà nulla”: ricordate che essere pessimisti non aiuta a risolvere i problemi; esistono, invece, delle alternative che potranno portarvi verso la soluzione.

Se imparerete le nuove reazioni, vi si apriranno nuove porte che vi aiuteranno definitivamente a chiudere quelle vecchie che vi hanno fatto tanto soffrire. E sconfiggerete così anche “l’abitudine” alla depressione poiché, anche quest’ultima, a lungo a andare, diventa una dipendenza che porta compulsivamente verso la tristezza e la disperazione. A questo punto, invece di essere apatici e passivi, assumetevi le vostre responsabilità e passate all’azione: ci sono tante cose che potete fare! Pensate soprattutto alle cose che vi appassionano e che, quindi, fanno nascere in voi il piacere.

Lavoro interiore ed esteriore 

Fate un lavoro interiore, cercando di cambiare ciò che pensate e provate: ad esempio, non confondete i vostri stati d’animo con la realtà; non giudicatevi in modo troppo severo, tanto da diventare autolesionisti; di fronte alle sfide che vi pone la vita, cercate di reagire in modo positivo e attivo. Io adoro una frase detta dal grande Fisico Stephen W. Hawking:

“Per quanto difficile possa essere la vita c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi”.

 Per quanto riguarda il lavoro esteriore, il consiglio è di cambiare comportamento: ad esempio, non frequentate persone che peggiorano il vostro stato e, invece, privilegiate quelle che vi fanno stare bene. Trovate un lavoro appagante e riducete lo stress; valorizzate i rapporti umani.

A volte basa davvero poco per uscire dalla depressione: porre fine a un matrimonio che non funziona, lasciare un lavoro odiato.

Certo, spesso non è semplice, ma è solamente affrontando le situazioni in modo deciso e diretto che, alla fine, si riesce a risolverle.

Aspettare vuol dire continuare a subire e ad attivare nella mente l’abitudine alla negatività. Tuttavia, a questo punto, sarà probabilmente il corpo a ribellarsi, esprimendo con un sintomo la propria intolleranza a determinate situazioni.

E la malattia diventa allora, paradossalmente, un segnale positivo che vi avverte che c’è qualcosa che non va e che dovete cambiare. E allora cercate di avere consapevolezza del vostro disagio e di assumervi le vostre responsabilità: siete voi, esclusivamente voi, che potete dare una svolta alla vostra vita. Ma, per farlo, dovete agire!

Se non ce la fate da soli, fatevi aiutare dagli altri. Cercate, ad esempio, una persona che vi sappia ascoltare senza pregiudizio, senza condanne: vi assicuro, starete senz’altro molto meglio.

Mentre la Bioenergetica vi consiglia di riattivare l’energia mancante nel vostro corpo con appositi esercizi. Ma se la depressione è particolarmente grave, affidatevi al medico che vi saprà consigliare.

Un particolare ringraziamento al mio amico Livio, che ha contribuito in modo determinante alla conclusione di questo scritto. 

Rita Brundu

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