Erano anni che non si vedeva, a Tempio, un Consiglio comunale del genere: per partecipazione, per intensità, per importanza di contenuti.
Parliamo di quello che si è tenuto martedì scorso, in seduta straordinaria e aperta, per discutere su uno dei temi più caldi del momento: la speculazione energetica. Un tema che ci tocca nel profondo, perché se disgraziatamente non riuscissimo a scongiurare la tragedia che incombe su di noi, la nostra esistenza ne sarebbe del tutto travolta. E non in meglio.
Il Consiglio aperto era stato richiesto dalle minoranze compatte prima di Natale; ma già da novembre il Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica, costituito a Tempio di recente, aveva inviato una lettera al Sindaco e a tutti i consiglieri chiedendo un incontro urgente. Il tempo, infatti, è uno dei fattori chiave di questa “sporca faccenda”. Perché la Regione Sardegna ha già perso un anno e mezzo. Un anno e mezzo senza che sia stato fatto un passo per fermare la devastazione di un’isola intera. Anzi, i nostri amministratori regionali si sono perfino caricati della gravissima responsabilità di rifiutare la cosiddetta moratoria, richiesta dai Comitati già da mesi, cioè la sospensione temporanea di ogni progetto in corso per valutare bene la situazione e trovare soluzioni. Dritti come un treno verso il precipizio.
Lo spazio di intervento lasciato ai Comuni è limitato
Non è stato esattamente un Consiglio senza scosse, anzi. I momenti di tensione sono stati diversi.
La sala consiliare non è stata sufficiente a contenere il pubblico, assiepato persino nei corridoi, dove seguiva i lavori grazie alla diretta streaming di Canale 48 e di Teleregione Live (ora visibile su questo link).
«I Comuni non hanno competenza sulle procedure autorizzative per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica di determinate dimensioni. Lo spazio di intervento lasciato ai Comuni è stretto e limitato». Questo l’esordio del sindaco, che comunque si dichiara «moderatamente sereno sul fatto che gli organi preposti stiano agendo con attenzione, svolgendo una verifica severa e puntuale sui progetti».
«Intenzione precisa di questa Amministrazione è avvalersi di tutte le azioni a tutela e salvaguardia del nostro ricco patrimonio ambientale e naturalistico», continua Giannetto Addis. E mette l’accento sulle misure di protezione che il Comune sta attuando riguardo l’area del Nuraghe Majori e sulle misure di compensazione e di mitigazione previste dalle normative.
Perché dovremmo produrre energia per 50 milioni di persone?
Il Coordinamento Gallura, però, non è affatto d’accordo. C’è poco da stare sereni, come sottolinea anche il consigliere Cordella.
Parlare di impatto limitato o di misure compensative è ridicolo. Non esistono misure di compensazione che possano ripagare la perdita di tutto il nostro territorio. Si chiede alla Sardegna di produrre energia per 50 milioni di individui. I numeri, in continua crescita, sono raccapriccianti: 756 progetti al 31 dicembre, presentati da multinazionali e da una selva di aziende fantasma con sede a Singapore e capitale di 10.000 euro, che spariranno al momento giusto. 2.769 turbine eoliche (alte fino a 240 metri) sulla terraferma; altre 1.250, alte 320 metri, di fronte alle nostre coste; migliaia di ettari di fotovoltaico nei nostri campi.
Le conseguenze ricadranno anche sulle nostre attività produttive, da quelle agropastorali a quelle turistiche, oltre che sulla salute e sulla qualità della vita di ciascuno. Senza avere, a fronte, alcun risparmio o beneficio. Perché siamo proprio noi a pagare, attraverso le nostre bollette, gli incentivi dati agli speculatori che trasformeranno la nostra terra in una desolata landa industriale. Il danno e la beffa! Danni irreversibili, con impianti impossibili da smaltire.
Questa è l’inquietante panoramica offerta da Maria Antonietta Pirrigheddu nell’intervento di apertura. Che aggiunge: «Non è vero che le Amministrazioni non possano fare nulla, sebbene lo spazio di manovra sia limitato. Questa è una sorta di leggenda metropolitana diffusa per portarci alla rassegnazione e per farci chinare la testa. Ma questo spazio dobbiamo prendercelo tutto, se vogliamo sopravvivere».
Il futuro del nostro territorio in mano ad estranei
Mauro Gargiulo, presidente di “Italia nostra Sardegna”, è reduce da un applauditissimo approfondimento fatto domenica scorsa nella Sala Consiliare di Calangianus, durante un affollato incontro-dibattito nel quale ha sviscerato numeri e aspetti tecnici che hanno lasciato il pubblico sotto choc. Ma a Tempio pone domande diverse: «Il problema non è se esiste o meno una legge che prevede determinate cose. Il problema è se quello che prevede la legge sia giusto o ingiusto. È giusto che la decisione sul futuro del territorio venga assunta da soggetti che sono totalmente estranei al territorio? È giusto che un’opera venga definita “di pubblico interesse” quando è rivolta esclusivamente a un soggetto privato? Non possiamo assumere a giustificazione un passaggio normativo per far tacere le nostre coscienze!»
Bisognerebbe ascoltare più volte e addirittura imparare a memoria, una per una, le parole pronunciate da Gargiulo.
Emilio Demuro è invece il rappresentante del Coordinamento regionale: «Centinaia di Comuni fanno osservazioni. Voi invece avete ricevuto il primo progetto un anno e mezzo fa e non avete avuto niente da dire, e così per gli altri a seguire. È mai possibile che non abbiate niente da dire su ciò che cade sul vostro territorio e lo modifica per decenni? …C’è mezza Lombardia che ci campa, con ciò che faranno a Tempio. Voi dovete governare la transizione, non deve governarla un’azienda privata!»
Ai Comuni solo elemosine… che non vengono nemmeno corrisposte
Mirko Piras, anch’esso rappresentante dei comitati sardi, svela a quanto ammontano le elemosine date ai Comuni da queste aziende. Racconta che Nulvi ha due parchi eolici: dal primo il Comune ricava a malapena 30.000 all’anno; dall’altro 150.000 euro. Accade però che una delle due Società si sia rifiutata di pagare quanto pattuito col Comune: poiché è cambiata la legge, non sono più obbligati a corrispondere nulla. Purtroppo costoro non se ne vanno; e anziché bonificare il territorio dalle torri eoliche ormai obsolete e dai blocchi di cemento che le sostengono, pretendono di installare altre torri ancora più grandi. Nei progetti è scritto chiaramente che non si possono dare denari alle Amministrazioni, alle Province o alla Regione. Le cosiddette “opere di mitigazione” servono solo a ripristinare le strade distrutte al momento dei lavori.
Mirko spiega come, grazie ad un meccanismo perverso, la Sardegna totalmente impoverita diventerà proprietà dei latifondisti che potranno permettersi di acquistare i nostri terreni. Ad esempio c’è già una cordata di cinesi che sta guardando ai terreni di Chiaramonti…
La Sardegna ancora una volta considerata una colonia
Gianni Monteduro è un altro attivista del Coordinamento tempiese. Ricorda che la Gallura è in testa per numero di impianti previsti, e Tempio è capofila di tutta la Sardegna, con più di 105 turbine eoliche. «Questo non è un piano per la transizione energetica, ma è un piano che va a enucleare la nuova fase coloniale. Già i Savoia utilizzarono la Sardegna come colonia. Una colonia devastata a colpi di scure per produrre carbone, cioè energia. In un secolo distrussero il nostro immenso millenario patrimonio boschivo». Prima il carbone, ora l’energia green del Capitale globale. «Le possibilità di mitigazione o di ripristino riportate sulle carte sono barzellette per chi le vuole ascoltare, o per chi non vuole disturbare i manovratori, o per chi ha altri interessi. Quel ripristino non avverrà mai».
Il Coordinamento cerca con grande fatica di interloquire con tutte le Amministrazioni, per arrivare – si spera – all’insediamento della prossima Giunta Regionale con 377 delibere dei Comuni che dicano no a questa speculazione, e che chiedano alla Regione in primo luogo una moratoria; poi la revisione del piano energetico regionale del 2015, che fa acqua da tutte le parti, e ovviamente la partecipazione a questo piano di tutte le comunità locali. «Se la Sardegna attuasse l’articolo 4 dello Statuto speciale, non staremmo qua a discutere».
Il silenzio colpevole delle Amministrazioni
Noemi Tavera tocca un altro punto dolente. Nonostante siano state indette almeno due Conferenze di servizi con i Comuni di Tempio e di Aglientu, nelle specifiche dei progetti pubblicate ieri sul sito del Ministero vi è un dato costante: l’assenza totale di osservazioni e pareri da parte delle amministrazioni locali. «Da parte del Comune di Tempio non un’obiezione, non una osservazione. Il silenzio, in Conferenza dei servizi, equivale all’assenso. E voi, amministratori locali, siete stati colpevolmente e gravemente zitti. Così come siete colpevoli della mancata informazione alla cittadinanza. La verità è che ciò che si poteva fare non è stato fatto. Le uniche osservazioni pervenute nei termini sono stati della cittadina Marta Tolar, che fa parte del Comitato. E in Regione le cose non sono andate meglio, anzi… nonostante questo territorio abbia espresso un assessore regionale».
Noemi ricorda che la lettera con richiesta di incontro urgente inviata al Comune dal Coordinamento, quella protocollata il 23 novembre, non ha avuto alcun riscontro. E si augura che gli errori commessi finora servano agli amministratori per predisporre azioni concrete, volti alla tutela reale del nostro patrimonio paesaggistico e culturale. «Perché quando la transizione energetica detta legge alla transizione ecologica, sono guai».
I turisti torneranno in Sardegna per vedere pale eoliche?
Alessandro Ruggero parla da naturalista e guida turistica: «Non trovo nulla di ecologico, di sostenibile, di green in questo cambiamento energetico. Non trovo nulla di ecologico nel prendere un pascolo, che produce cibo per noi – perché ancora ci nutriamo di alimenti, non di energia elettrica -, un pascolo che ospita una biodiversità eccezionale, rivoltarlo come un guantino e renderlo un ambiente sterile… Si prende un terreno che produce roba da mangiare e che ospita vita, e lo si trasforma in una landa di pannelli solari. La biodiversità è cibo: tutti i frutti che mangiamo arrivano dall’impollinazione degli insetti, e non solo delle api. La biodiversità è salute, perché le medicine che utilizziamo arrivano da sostanze presenti nelle piante e nei funghi. Perderla significa anche perdere la possibilità di curare malattie come il cancro e il diabete».
Alessandro si interroga sul destino del turismo, che sceglie la Sardegna per via di un patrimonio naturalistico unico. «Ma quali saranno i turisti che torneranno qui se Pulchiana, monumento naturale, è completamente circondato da pale eoliche? Quali turisti torneranno, quando si affacceranno ai punti panoramici del Limbara e non vedranno più l’arcipelago della Maddalena perché sarà completamente oscurato dalle pale eoliche di Campovaglio? Quali turisti torneranno in Sardegna quando le loro foto, anziché ritrarre il nuraghe Majori circondato dalle sugherete, lo mostreranno circondato dalle pale eoliche? Il territorio, quando si perde, si perde una volta per tutte. E non ce lo restituisce nessuno».
L’inquietante video dell’architetto Sala
Questo è solo un breve sunto dei primi interventi resi nell’avvincente Consiglio Comunale di martedì scorso.
Vale la pena ascoltarli per intero, anche per cogliere la preparazione, la passione e la forza che muove il Coordinamento Gallura. Vale la pena ascoltare Agostino Peru, Angela Antona, Stefano Cugini, Enrico Casini. E Caterina Civai, che ha ottenuto dal sindaco pubblica solidarietà al Comitato stesso, in questi giorni al centro di subdoli attacchi organizzati da alcuni profili falsi su Facebook, con lo scopo di demolirlo e di screditare soprattutto i membri più attivi.
Nel mezzo, l’inquietante video (visibile su questo link) realizzato dall’architetto Alberto Sala: una simulazione di quello che sarà lo scenario di Padulo, venendo da Luras, nel disgraziato caso si installassero le pale previste da tre progetti.
Non possiamo trasformare un paradiso in una discarica
Dopo i membri del Comitato tocca ai consiglieri. Ad esprimersi è quasi solo la minoranza, attentissima e agguerrita.
Quello di Nicola Comerci è un rimprovero e un monito allo stesso tempo. «Questo consiglio arriva in ritardo: avremmo dovuto parlarne prima. Ma se qualche margine c’è, dobbiamo intervenire. Su un tema del genere non dovremmo nemmeno aprire la discussione. Considerando tutte le informazioni che abbiamo ricevuto, chi si sentirebbe di dire che non è d’accordo? Non dobbiamo essere né possibilisti né rassegnati. Noi abbiamo il dovere di non trasformare un paradiso in una discarica».
Per Alessandro Cordella «è inaccettabile che ogni volta che qualcosa viene calato dall’alto, si invochi l’accettazione di una legge. Nel ‘38, con legge-decreto del 1930, in Italia vennero introdotte le leggi razziali. In nome della Legge hanno smantellato la Sanità pubblica in Sardegna e sempre con decreti-legge ora ci tolgono anche il diritto allo studio. In sostanza ci tolgono il diritto all’autodeterminazione. È questo che sta facendo l’Europa, con la complicità dei governi Italiani. Qui non c’è solo da salvare il Nuraghe Majori e Pascaredda: qui noi dobbiamo fare in modo di governare la fase di aggressione al nostro territorio. Riacquistare quell’autodeterminazione che qualcuno si è messo sotto i piedi».
L’antica storia di Davide e Golia
È proprio da Comerci e Cordella, sostenuti dai rispettivi gruppi, che arriva una proposta inconsueta: la costituzione di una commissione apposita al cui interno trovino posto due membri del Comitato, così che d’ora in poi si possa vigilare attivamente sui progetti in corso, presentare ogni obiezione possibile e, soprattutto, realizzare tutte le alternative possibili alla colonizzazione straniera.
Il sindaco, dal canto suo, ha già pronta una delibera che impegna il Comune su vari fronti. Una delibera soggetta a migliorie, specifica. Migliorie che vengono apportate immediatamente, rendendo più precisi alcuni passaggi che avrebbero potuto prestare il fianco a situazioni non gradite. La delibera viene approvata all’unanimità seduta stante.
La lunga serata si chiude con la soddisfazione di chi, da mesi, sta lavorando duramente per sensibilizzare e informare sia la gente comune che le amministrazioni. Sapendo che un Consiglio comunale compatto e concorde, unito al suo popolo, può compiere ciò che ora appare quasi un miracolo. Come nell’antica storia di Davide contro Golia.
(M. A. P.)