« Il limbo, vivere sospesi senza certezze», scrive la signora che attende i 600€.

Dall'INPS una risposta di incertezza sul caso della signora. "Sarà sicuramente respinta" non chiude ancora la domanda dei 600€.

« Come essere nel limbo, una situazione di precarietà e di incertezza generale che non mi concede indecisioni. Sono sempre più ostinata ad andare avanti e far valere i miei diritti. Non voglio elemosine, pretendo di avere risposte definitive e non “quasi”, “forse”, “vedremo».

E’ giustamente amareggiata Anna Grazia Taras, la signora che aspetta una risposta dall’INPS inerente la sua richiesta del contributo dello stato attraverso l’INPS, ossia i 600€ a cui avrebbe diritto.

Invece, nonostante la mail scritta all’Istituto di Previdenza Sociale passate le 48 ore suggerite dal comune, la risposta giunta le lascia gli stessi dubbi e le medesime incertezze. Avesse avuto il NO alla sua domanda, già si sarebbe mossa per il contributo regionale da 800€, come è nel suo diritto.

L’INPS risponde ad Anna Grazia che: « nonostante il supplemento di istruttoria eseguito, la sua richiesta sarà sicuramente respinta». Anna Grazia, giustamente, si domanda il perché non si risponde una volta per tutte “NO, non è stata accolta”, ma si lasciano le persone in uno stato di inquietudine perenne che fa il paio con il disagio economico e il bisogno reale.

« Nel limbo non si hanno risposte, solo domande. E le mie sono ancora sospese»

Che vuol dire “quasi sicuramente”? O è SI oppure è NO, il “sarà” non mette lei, come tanti altri nella sua identica situazione di incertezza, nella condizione di accedere al contributo regionale. Per essere evaso, il finanziamento di 800€, dev’essere  respinta definitivamente la domanda all’INPS. Un eterno stato di attesa, né inferno, né paradiso, ma Limbo a vita.

« Ho chiamato stamattina in comune» – dice Anna Grazia. «Rispondono, rimarcando il loro risentimento per l’articolo apparso sul giornale (La Nuova Sardegna) dove affermo di aver ricevuto da una impiegata l’invito ad andare alla Caritas. Sono stanca davvero, mi creda, la devono smettere e mettersi nei panni delle persone che non hanno niente in questo momento. Anche la mia rabbia, ha un motivo molto giustificato perché ho anche due figli da mantenere e non mi va di essere additata come la rompiscatole maleducata solo perché voglio e pretendo i miei diritti. So bene che il lavoro che svolgono in questo difficile momento, è pesante ma lo devono fare cercando di aiutare la gente in grande difficoltà e basta. Non ho mancato di rispetto a nessuno». 

Non può andare avanti questa situazione di sospensione, tra un “quasi” e un“attendere prego”. L’Istituto deve dare risposte sicure e definitive.

« Signor Antonio – conclude Anna Grazia Taras – non devo ringraziare nessuno degli uffici comunali, loro sono pagati per fare un lavoro a favore dei cittadini e devono anche accettare che una persona in difficoltà possa avere risentimento per quanto le sta accadendo. Per chiudere, se sono stanchi loro, si figuri come mi debbo sentire io in questo momento».

Related Articles