Il quarto caso di Covid 19, sempre all’interno del Paolo Dettori.

Il quarto caso di covid 19, seppure al pari di tutti gli altri, senza il suffragio di una conferma delle autorità, c’è ed è ancora a danno di un sanitario del Dettori. Assurdo pensare che questa linea scelta dal governo regionale e dal suo assessore, dove si minacciano anche ritorsioni sul personale che dovesse dire o scrivere determinate cose, possa essere corretta.

Chi dice che il silenzio, quindi il non emettere comunicati ufficiali aziendali  sia preferibile e meno allarmistico di una  giusta e consapevole conoscenza, è stolto. Agisce anche contrariamente alla migliore osservazione delle regole ministeriali imposte. Il non sapere allarma assai di più che il sapere che oggi solo esclusivamente nel Paolo Dettori, sono già quattro i casi accaduti.

Nello specifico il covid 19 è stato riscontrato in una fisioterapista che pare abbia anche dovuto  insistere per essere sottoposta al tampone. La probabile fonte del contagio dovrebbe essere il paziente arrivato da Nuoro, ricoverato in Ortopedia e successivamente rimandato al centro infettivi di Nuoro. Della conferma della positività si è saputo solo due giorni fa. Ovviamente, nessuno dice nulla anche se tutti sanno.

Il sanitario risulta asintomatico e quindi sta bene. Ora si trova in quarantena domiciliare.

Il sistema è evidentemente una mostruosa falla, un buco nero dove si sono smarriti politici incapaci a gestire l’emergenza e le diverse aziende sanitarie che si vedono costrette a spalleggiare decisioni assessoriali inopinate o quanto meno discutibili. La politica si è mostrata inadatta a gestire quanto successo, meglio non pensare a cosa potrebbe ancora succedere. Focolai che nascono dentro gli ospedali mentre la popolazione civile non ha per ora avuto alcuna conseguenza, deve far riflettere e tanto.

Un quarto caso, come gli altri, sfuggito di mano e precise responsabilità

Questo nuovo contagio, come gli altri imputabile a un virus vigliacco e insidioso, ha però altre responsabilità. Sono le stesse di tutti i mali che affliggono la sanità sarda dell’ultimo decennio. Ospedali privi di risorse, anche dei più elementari presidi di sicurezza e tutela per il personale, non possono improvvisamente essere pronti ad affrontare una emergenza come questa. Non è il tanto ma il come. Come è possibile gettare via, sulle ali dell’ondata neoliberista, la sanità pubblica per una struttura privata che è sempre incompleta e in odor di procure? Non era meglio, favorire la rinascita di strutture sanitarie pubbliche che si sono viste scippare servizi, personale, e utenza?

E’ possibile accettare che un assessore dica qualche tempo fa che questo virus non era granché ed oggi, sempre con la bussola rotta, dica che i presidi DPI ci sono sapendo che tutti gli ospedali sardi ne sono sprovvisti? E’ pensabile che non si sia valutata la possibile ricaduta dell’emergenza negli stessi ospedali che sia la sua che la precedente amministrazione hanno contribuito a sfasciare?

Dopo il quarto caso? Che accadrà?

Se ora a Tempio siamo al quarto caso, tutti sfuggiti di mano e accaduti dentro l’ospedale, le colpe non sono dei sanitari che fanno più del possibile per assistere e curare. Semmai di chi li ha costretti ad operare oggi in emergenza di fronte ad un’altra emergenza dai connotati decisamente più pesanti e peggiori. 

Che questa gente si assuma le proprie responsabilità, che si dimettano per il bene di tutti e si riparta da una programmazione nuova con una sola base di partenza. La sanità pubblica al di sopra di qualsiasi altro modello privato. Basta con le privatizzazioni, con i poteri occulti celati altrove che pilotano i diritti fondamentali verso lidi a loro favorevoli. Basta atti aziendali e direzioni sanitarie silenti, che vanno contro gli interessi collettivi.

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