Intossicazione, donna aggese incinta trasferita a Cagliari. La causa, il monossido di carbonio.

Un altro caso di intossicazione di monossido di carbonio. Esigenza di disporre di una camera ipoerbarica adeguata al trattamento di questi casi come di altri,  opo quello accaduto qualche giorno fa ad una sub a Santa Teresa .

Stavolta, si tratta di una donna di 38 anni di Aggius, al sesto mese di gravidanza. La signora, a causa del malfunzionamento di una stufa, viene intossicata dal monossido di carbonio .

foto galluranews

Nel cuore della notte, il 118 la soccorre e la porta in Pronto Soccorso di Tempio. Le sue condizioni sembrano preoccupanti, sia per lei che per il futuro nascituro. Si decide il trasferimento ad un centro che abbia la camera iperbarica, dopo una prima visita al pronto soccorso.  La paziente, appena giunto l’elisoccorso, è trasferita a Elmas.

Il ricovero all’ospedale Marino di Cagliari e il trattamento in camera iperbarica.

Cosa accade quando avviene una intossicazione come questa.

Il sangue che contiene l’emoglobina si sovraccarica di monossido di carbonio formando la terribile carbossiemoglobina, veleno spesso mortale che determina torpore, quindi assenza di coscienza e successiva morte. Ciò, quando non ci si accorge che il fumo ha invaso i locali, le stanze dove si vive.

Una morte, come capitato anche qualche anno fa a due giovani, sempre ad Aggius. Allora fu un difetto dell’impianto di riscaldamento mal funzionante a determinare la morte di due giovani fidanzati.

Il caso della notte, a Tempio, ha richiesto un soccorso di emergenza che però lascia aperti gli stessi interrogativi del caso della subacquea di una settimana fa.

La notizia sarà approfondita appena si avranno gli aggiornamenti sulle condizioni della donna e del  nascituro.

Un altro caso di intossicazione che avrebbe avuto tempi più rapidi

La storia della camera iperbarica del Paolo Merlo, che un comunicato Assl datato 22 gennaio 2015 dava per riaperta. è proseguita in questi 4 anni con alterne vicende ma sempre orientate alla sua definitiva chiusura. Scriveva allora ATS :

Con la determinazione n. 10 del 16 gennaio 2015, la Regione Sardegna ha stabilito l’accreditamento e l’autorizzazione all’esercizio in regime definitivo del Centro di Terapia Iperbarica dell’Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena.

Le considerazioni anche stavolta sono le medesime del precedente caso. Com’è possibile che una città come La Maddalena, raggiungibile in minor tempo, dove esiste una camera iperbarica, sia priva della possibilità di soccorso per casi di intossicazione come questi?

Qual’è il disegno che spinge a scordarsi della Gallura, dell’afflusso massivo di turisti in estate che raddoppiano se non triplicano il numero delle presenze? Ieri notte si è trattato di un caso dove in gioco c’erano una donna e il suo prossimo figlio, quindi una valenza ancor maggiore. Ma cosa insiste nella testa di chi ha voluto semplicemente pensare di ridurre un servizio indispensabile come una camera iperbarica per cure legate ad altre patologie, scartando questa dell’emergenza assoluta?

Un’altro caso di emergenza si associa a quella che prima si chiamava emergenza sanitaria. Oggi, si definisce distruzione sanitaria. Capillare, massiccia, senza nessuna esclusione di colpi. Vergognatevi!

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