La plasmaterapia salva dal Covid ma qualcuno non la vuole.

La plasmaterapia, metodo che ha 50 anni di storia, fonda la sua azione sul plasma iper immune dei soggetti che sono guariti dalla malattia Covid-19. Lo stesso, trasfuso ai pazienti gravi, colpiti da crisi respiratorie che li conducono alla Terapia intensiva e purtroppo anche ad un esito fatale, sembra ristabilire nell’immediato  le condizioni dei pazienti. La terapia con plasma iper immune, già usata per la Sars e per l’ebola,  ottiene  esiti soddisfacenti. La tecnica, a quanto dicono i dottori che la stanno sperimentando negli ospedali di Mantova e Pavia, è ulteriormente progredita e i risultati appaiono sorprendenti.

Il Prof. Perotti, responsabile del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’ospedale San Matteo di Pavia:

« Il plasma iper immune era già stato utilizzato anche in passato, per la cura della Sars e dell’Ebola. Non è, quindi, un colpo di genio: si tratta, molto più semplicemente, dell’applicazione di una tecnologia che era già presente e che adesso è ulteriormente migliorata. Il plasma è donato dai  pazienti guariti dal coronavirus. Quando si parla di guarigione, ci si riferisce solo a soggetti che hanno avuto due tamponi negativi effettuati in due giorni consecutivi. Nel plasma di queste persone si sono sviluppati anticorpi in grado di combattere efficacemente il Covid-19».

La palsmaterapia, metodo antico oggi molto migliorato e soprattutto efficace.

Il Dottor De Donno, primario dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, al centro di feroci scontri contro la star della virologia, un giorno si e l’altro pure in TV, Burioni, su Fanpage:

« Siamo riusciti a realizzare questa sperimentazione che è molto seria  anche se qualcuno ha voluto farla passare per una cosa ciarlatanesca». Le dichiarazioni sembrerebbero indirizzate al virologo Roberto Burioni, che recentemente ha commentato la terapia come “nulla di nuovo”, al quale viene riservata una stoccata sui diversi ruoli che, a detta di De Donno, i due coprono:

«Lui va in tv a parlare, noi lavoriamo 18 ore al giorno al fianco dei nostri pazienti», dichiara a  Radio Cusano Tv Italia. E con il lavoro profuso sinora, il nosocomio mantovano e quello pavese sono riusciti a trovare “un’arma magica”, come la definisce De Donno, “che ci consente di salvare più vite possibili”. A tal proposito, il professore spiega di non volersi arrogare alcun merito circa l’invenzione di nulla, parlando di un perfezionamento di un’idea “che già esisteva”.

«Il nostro protocollo è ambiziosissimo», ha spiegato De Donno, rivelando che già un’ottantina di pazienti sono stati trattati con la plasmaterapia con successo.

«Per rendere possibile questa tecnica, sono stati fondamentali i donatori di sangue dei guariti Covid che devono avere caratteristiche fondamentali e il cui plasma deve essere certificato come contenente di anticorpi iper immuni».

Ognuno dei guariti,  dona poco più di mezzo litro di sangue ma, per usarlo, d’ora in poi, pare stiano sorgendo degli impedimenti:

«Adesso ogni volta dobbiamo chiedere l’autorizzazione al Comitato etico e questo ci fa perdere tempo prezioso», spiega il primario di Pneumologia del Carlo Poma. Certo, il plasma può essere congelato, motivo per cui a Mantova hanno creato una banca del plasma per conservarlo ed eventualmente aiutare gli altri ospedali che ne fanno richiesta. De Donno ha detto che

«Creando banche plasma in giro per l’Italia riusciremmo ad arginare un’eventuale seconda ondata”.

La plasmaterapia salva dal Covid ma qualcuno non è d’accordo

« I risultati preliminari di questa pratica – dice Roberto Burioni – sembrano incoraggianti, ma ancora riguardano un numero troppo esiguo di pazienti (5, 10 e 6) e soprattutto manca il fondamentale ‘braccio di controllo’ (pazienti che dovrebbero ricevere il ‘placebo’, in questo caso il siero – o il plasma – di individui sani), e proprio per questo sono in corso studi in tutto il mondo che ci daranno una risposta chiara a questa domanda».

In realtà i pazienti trattai sarebbero 80, e nessuno di loro, gravissimi prima della terapia, è morto. Ma Burioni prosegue nella sua lotta a qualsiasi tentativo di evitare il vaccino. «Il vaccino è la sola arma» e a quella si deve arrivare. Lo dice la TV, e che cavolo!. E lui la televisione a quanto dimostra la sua quotidiana presenza in ogni spazio che tratta di coronavirus, la usa. Eccome se la usa.

».

 

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