Le peripezie di un cardiopatico « Il Mater è solo apparenza».

Raccontare le peripezie sanitarie di questi tempi, è del tutto normale. Tali e tante sono le storie di ordinaria follia della sanità sarda, che quasi sembra di perdere tempo a parlarne. Eppure, nella visione che si evince dalla lettura di alcuni giornali, l’avvento della sanità privata convenzionata, quale quella del Mater Olbia, sembrava aver acceso più di una speranza.  Quanto ci viene riferito in una lettera firmata, però sconcerta e preoccupa l’utenza che aveva visto quella struttura sardo – qatariota, come una possibilità in più di poter accedere alle cure non più garantite dagli ospedali pubblici. O specialità non comprese nell’offerta sanitaria degli ospedali sardi. Che il livello dei sanitari presenti in quell’ospedale di eccellenza, non fosse eccelso, lo si era intuito da alcune esternazioni di pregio, certo non dalle mie personali valutazioni. Oggi, tuttavia, vengo additato come uno dei rematori contro corrente di questo ospedale. Il je accuse proviene da ambienti molto vicini a persone interessate a ben altro che le sorti del Mater. Se provassero a rileggere fra qualche tempo, quel che oggi mi scrivono, a pi di uno verrà un mezzo coccolone, perché il sottoscritto ha sempre e solo pensato alla sanità degli ospedali pubblici. E’ una colpa?

Su quanto narro, pertanto, tanti pensano che io scriva per partito preso, magari inficiando il mio pensiero dalla sola convinzione che dietro quella struttura, vi sia solo perdita di posti letto dell’ospedale di Tempio. Invero, ciò corrisponde solo in parte alla verità. Perché, dietro il Mater ci sta una pesante situazione debitoria e un altrettanto pesante faldone giudiziario da far impallidire un morto.

Da voci fondate, il Qatar con la sua Qatar Foundation, pare abbia deciso di andar via e mettere in vendita l’ospedale. Su queste indiscrezioni, nella giornata di domani, saremo ancor più precisi. Almeno, lo speriamo.

La storia ci viene proposta da un utente di Tempio, Marino Gobbi, ex dipendente dell’aeronautica italiana, in pensione, sposato e portatore di by pass coronarici. Ecco il racconto.

Le peripezie di un cardiopatico con un problema al ginocchio.

Marino Gobbi

«Caro Antonio,

voglio informarti di una vicenda capitatami e se ritieni puoi anche pubblicarla con il mio nome. Ebbene, tempo fa mi recai presso il reparto di ortopedia del nostro ospedale (Paolo Dettori) per un problema al ginocchio. Qui, dopo una visita, fui informato dallo stesso primario che a Tempio non era possibile eseguire la necessaria operazione. Visto che ad Olbia, precisamente al Mater quell’ospedale era in auge, chiesi una visita e  mi confermarono che potevano operarmi.
Resto in attesa della chiamata. Come ben sai, io ho subito un intervento di By-pass cardiaco Perciò, mi sono premunito di avere una documentazione dettagliata da poter presentare allo stesso ospedale al momento di eventuale convocazione.
Ad inizio gennaio vengo chiamato per esami pre-ricovero. Dopo la radiografia di routine e il colloquio con l’ortopedico, vengo inviato a visita cardiologica, e qui iniziano le peripezie di una vicenda che definire comica è poco. La cardiologa, dottoressa molto giovane, ma evidentemente molto inesperta, non è in grado di leggere il referto di eco doppler e di prova da sforzo cardiopolmonare eseguita dal Primario della cardiologia dell’Ospedale Businco di Cagliari. Mi rimanda a visita da lei, dopo alcuni giorni.
Il mercoledì 15 scendo nuovamente al Mater Olbia. Qui, la stessa dottoressa effettua un nuovo eco doppler, ma capisco che non è in grado dal momento che non sposta mai la sonda da una posizione, cosa che invece fanno gli altri. Io di questi esami ne faccio uno ogni sei mesi, ma il bello viene ora. Mi dice che per dare il consenso all’intervento al ginocchio devo fare una CORONAGRAFIA.
Chiedo a me stesso, che c’entra il ginocchio con una coronografia, anche perché non viene fatta la sedazione totale, ma solo la parziale o meglio la locale».

Non finisce ancora: « Il cardiologo non da il nulla osta».

«Vista questa richiesta, chiedo tempo per riflettere, ma maggiormente per sentire il parere del cardiologo che mi segue già da circa quindici anni. Ebbene, chiamo Cagliari e da questo ricevo risposta negativa, troppo pericoloso fare un coronografia per un portatore di ben quattro by-pass.
Ritorno dalla dottoressa e confermo il mio diniego, e lei mi conferma a sua volta che non mi autorizza l’intervento.
Al rientro a casa mando email al URP dello stesso ospedale lamentando l’accaduto. Ebbene, nessuna risposta. Dopo alcuni giorni ripeto la segnalazione, ma ancora NON ho ricevuto nessuna comunicazione. A questo punto, mi vengono  alcune riflessioni. Le peripezie continuano per assenza di risposta dal Mater.
La prima e che il recapito mail dichiarato per URP dell’ospedale, sia solo apparente e che non sia attivo. La seconda, che si sia voluto nascondere una carenza funzionale dello stesso, ma la terza e ancora peggiore, che l’ospedale sappia dell’incompetenza di alcuni medici reclutati da vari ambulatori solo per essere presenti, ma con nessuna esperienza sulle mie problematiche . Un dettaglio importante è anche che la eventuale coronografia la dovevo fare al Giovanni Paolo II perché al Mater non hanno rianimazione né emodinamica. L’intervento, invece, lo avrei fatto al Mater.
Caro Antonio, questo confermerebbe che questa struttura è solo apparenza. Mi domando se la Regione Sarda non avrebbe fatto meglio a distribuire tanti milioni alle strutture esistenti nei vario comuni, potenziando quella che dovrebbe essere la sanità pubblica.
Ti autorizzo a pubblicare la mia vicenda mettendo anche il mio nome. Non ho niente da nascondere e sono pronto a discutere la vicenda in ogni luogo e situazione. E’ ora che si sappia come realmente agiscono in queste strutture.
Ti saluto caramente».
Marino Gobbi

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