Riforma sanitaria, quella e questa uguali sono.

La torta si fa a fette. A qualcuno tocca una più grande, ad altri più piccola, ma la torta è sempre la stessa.

La riforma sanitaria che il governatore Solinas annuncia sui giornali, mostra alcune novità ma di sostanza se ne vede poco. Scompare l’ATS e subentra l’ARES e le Assl saranno 5, compresa quella Gallura che conta su tre ospedali. Individuata dunque nel nostro territorio la cosiddetta omogeneità territoriale che comporta una sua personale gestione. ARES, che richiama il dio guerriero (Marte), è acronimo di Azienda Regionale della Salute. Come dire, il segno del cambiamento della riforma Arru a cominciare dal nome.

La nuova partenza della legge, prevista dal prossimo 1 gennaio 2020, appare tortuosa e complicata. I propositi non appaiono, come si sbandiera, quelli di ripristinare i piccoli ospedali devastati dalla legge precedente, ma addirittura di crearne altri nuovi contando, non dimentichiamocelo, su una struttura privata/convenzionate per la quale sono intervenuti finanziamenti per i prossimi due anni e questa coda del 2019, sino a 150 mil. di €. Cagliari manterrà la gestione unica degli acquisti e il  Brotzu diventa azienda di rilievo nazionale e alta specializzazione (Arnas).

Si confermano le aziende miste ospedaliero universitarie di Cagliari e Sassari (Amou), e l’Areus, azienda dell’emergenza urgenza.

Sulla riforma immediate le critiche

Come scrive Mario Guerrini nel suo osservatorio,Aiuto! Il Governatore della Sardegna, Solinas (cdx), ha annunciato il nuovo piano per la sanità. Dopo i guasti della precedente giunta Pigliaru (csx). Una rivoluzione. L’ha pensata e progettata lui. Di suo pugno. Così ha raccontato alla Nuova Sardegna. Ispirandosi al modello veneto. Che funziona. Ricordo Solinas assessore regionale ai trasporti. Non ne ha azzeccata una. Adesso è diventato il “deus ex machina” della Regione. La torta della sanità, come ben sappiamo, è la più appetitosa. Nessun settore è tanto dispendioso quanto questo. Sono personalmente allarmato dalle affermazioni del governatore Solinas. Sono subito arrivate le prime critiche. Ma questo fa parte del gioco. Non fa parte del gioco che si proclami l’ispiratore tecnico del nuovo piano sanitario. Da che pulpito? Mario Guerrini.   

Il pensiero di Guerrini, è al solito la sintesi perfetta dell’osservatore libero e concreto. Alla fine, si cambia ma resteranno sul tavolo tutti i problemi alla radice del “male”. Personale sanitario che manca, medici che sempre sulla carta ci sarebbero ma non vengono assunti a tempo indeterminato, specialisti che con difficoltà vengono inseriti nelle strutture ospedaliere che pur ne hanno bisogno.

Un episodio che mi è stato segnalato, narra di una serie di esami clinici, con prelievo eseguito a Tempio, e destinati a Olbia. I tempi dovrebbero essere brevi, normalmente, ma soprattutto in altri tempi (oramai epoche), di qualche giorno. Passano invece 30 giorni e ancora niente. La giustificazione sarebbe una specifica analisi che comporta l’apertura di un costoso reagente che va a male se non vi sono altri esami simili da fare. In altre parole, il reagente lo apro solo quando dispongo di un un congruo numero di analisi dello stesso tipo. Assurdo, se si pensa che spesso gli esami richiedono tempistiche urgenti non più assolvibili, almeno in questo caso.

A mio avviso, risolvere queste problematiche quotidiane, sarebbe già partire col piede giusto e non attardarsi sull’ennesima legge che poi non sarà applicata per altre ragioni addivenire.

Sulla riforma, abbozzata, insorgono le opposizioni.

Cocco (LeU) “Si vuole cambiare tutto per non cambiare nulla. Anzi, si può parlare di ritorno al passato visto che le aziende sanitarie avranno di nuovo tre direttori generali, e il risultato immediato sarà un aumento dei costi e delle poltrone”.

Ganau (PD) “ciò che mancava è la rete territoriale, vera carenza, mi pare che nella riforma del centrodestra non ce ne sia traccia. Se si ripropongono le vecchie Asl, inoltre, non si capisce perché Ogliastra e Medio Campidano debbano rinunciare alle loro rivendicazioni di autonomia”.

La nuova linea politica sulla sanità regionale discrimina fortemente l’Ogliastra. Il movimento Giù le Mani dall’Ogliastra, annuncia prossime battaglie.

A far sobbalzare dalla sedia qualche politico di opposizione è però la notizia di un altro ospedale a Cagliari.

Carla Cuccu dei 5Stelle: “A nulla serve continuare a costruire cattedrali nel deserto. Maxi strutture nate all’unico scopo di svuotare e impoverire quelle già esistenti. Colate di nuovo calcestruzzo per dare lavoro a chissà quale impresa di costruzione. Occorre invece ragionare nell’ottica di un potenziamento delle risorse che già abbiamo e che oggi soffrono della grave mancanza di programmazione”.

Il sindaco di Alghero, Bruno: “E’ inaccettabile il fatto che Solinas parli di nuovi presidi solo a Cagliari e dimentichi Alghero a cui riserva risorse residuali solo per un semplice completamento”. “Le risorse – ricorda – ci sono, il presidente deve solo fare una delibera che assegni 80 dei 246 milioni per l’edilizia ospedaliera in Sardegna alla progettazione e costruzione del nuovo ospedale di Alghero”.

Sulla bozza di riforma: vanno tutelati i piccoli ospedali e le persone indigenti

Una riforma sanitaria, che la si veda dal punto di vista dei territori o da quello delle grandi città, è sempre la via Crucis delle amministrazioni regionali. Si parla e si discute, si avanzano progetti e idee ma alla base ci sta sempre una cattiva gestione della programmazione. Inutile anche se fil nodo cruciale è quello, tornare sul Mater Olbia che sottrae 208 posti letto alla Gallura della sanità pubblica. Più volte se ne è parlato mentre ora è il silenzio tombale a dominare. Forse derivato dalle novità giudiziarie incombenti delle tre procure (Tempio, Cagliari e Roma). L’aver snobbato letteralmente le azioni della giustizia in sede di votazione alla  variazione di bilancio, denota due cose: follia o superficialità. Aspettiamo sviluppi comunque, prima di emettere dei giudizi precisi.

Mater Olbia

Intanto, sono i piccoli ospedali che cedono servizi e posti letto. Della sorte futura di Tempio e La Maddalena non si intuisce nulla. Solo le parole dei politici che servono a nulla se non sostenute da tangibili riscontri e soprattutto atti per il loro potenziamento. 

La sanità pubblica volga l’attenzione verso i meno abbienti, chi non può sottoporsi al massacro di spostamenti verso altri ospedali, chi necessita di cure specifiche, chi è anziano o vecchio, chi non può o non sa dove andare se si ammala. Non è possibile che oggi tutto sia emergenza aerea o stradale con sirene spiegate tutto il giorno quando negli ospedali prima c’era quel che serviva. Si riapra la possibilità di far nascere i nostri figli a Tempio e La Maddalena, non si attui quella discriminante sanità che andrà a copiare modelli sanitari inapplicabili in Italia (U.S.A.), dove chi è povero non si può curare. 

Si apra, dopo 5 anni che è finita, la RSA di Mantelli che è solo al momento Nucleo Hospice. La ritengo una delle peggiori vergogne delle precedenti amministrazioni.

Si rispetti il diritto costituzionale di avere assistenza e cure a prescindere dal portafoglio. L’Italia non è l’America e noi avevamo la miglior costituzione del mondo. 

 

 

 

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