Sul filo del rasoio. Potrebbe scoppiare anche il Paolo Dettori.

Alle note carenze della struttura e dei presidi, si aggiungono anche segnali inquietanti di abbandono.

Vivere sul filo del rasoio è quella situazione limite che potrebbe sfociare in un nulla di fatto, cosa sempre augurabile, oppure emergere in un disastro tale da diventare virulenza maggiore dell’epidemia stessa. Che il Paolo Dettori sia declassato, ormai destinato ad una precoce morte lenta, è nelle pagine non scritte ma pensate di chi ha amministrato la Sanità nell’ultimo decennio. Le correzioni non ci sono state e la rotta prosegue disperatamente verso la totale deriva se non si intervenisse in maniera drastica ed urgente.

Questa tragedia del Covid 19, che si è saputa contenere nelle prime settimane, ora rischia davvero di debordare perché determinati accorgimenti, peraltro dettati dalle normative vigenti, non vengono seguiti. Ciò accade sia nella vita pubblica di ciascuno di noi ma anche all’interno dell’ospedale. La situazione precaria la si respira, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro. Tante sono le domande senza risposta, per via del silenzio imposto ai diretti interessati, i sanitari, ma anche in virtù di azioni che si devono intraprendere e non lo si fa. Il personale è in perenne stato di apprensione, a casa hanno familiari e vorrebbero avere sicurezze.

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Per esempio. L’Ortopedia, dove succede il primo caso, quello di un paziente di Nuoro risultato positivo durante la sua permanenza al Dettori. Si è rispettata la quarantena del personale sanitario? Ossia, quelle persone, pazienti compresi, dopo aver eseguito il primo tampone, hanno anche eseguito un secondo controllo? Ecco, una delle domande che non hanno risposta. Quel tampone o si è eseguito anche sul personale delle pulizie? E sugli altri ospedalieri che possono essere venuti a contatto, si dice che si debba fare un controllo ma nulla ancora viene fatto.

Allarmante sapere che il 50% dei positivi in Sardegna sia all’interno dei presidi ospedalieri

Sanno, i nostri sanitari, che Sassari prima di lunedì non avrà a disposizione i reagenti per il controllo dei tamponi? Ciò vuol dire che sia ieri che oggi, che domani, non si può eseguire il tampone. Come noto, l’esame del tampone si fa a Sassari, non a Tempio. Apprendere che proprio dentro gli ospedali la Sardegna ha il picco dei contagiati, non lascia sereni né loro né la popolazione

Sul filo del rasoio ci sta anche il terzo caso di Covid 19. Una donna anziana, allettata e da oltre un mese  ricoverata, come può essersi contagiata? Perché, dopo i due tamponi eseguiti ed entrambi positivi, non la si è trasferita in centri attrezzati agli infetti? Il Mater bluff si dice non pronto ancora, quindi Nuoro o Sassari. Invece, si  è scelto l’isolamento ma nello stesso reparto dove ora come ora nessuno dei pazienti come dei sanitari può essere certo di non essersi contagiato.

Perché prima di lunedì i reagenti a Sassari non arrivano e le prove del tampone non possono essere eseguite.

E il personale? Libero di tornare a casa senza avere certezza di negatività, quarantena e poi ritorno al lavoro? Quindi essere veicolo di contagio per altri, qualora la presunta asintomaticità possa poi sfociare nella positività al tampone? E come mai il reparto non è stato ancora sanificato e trasferiti altrove gli altri malati? E nella stanza della paziente positiva, prima dell’isolamento, vi erano altri pazienti?

Sul filo del rasoio, un po’ stolti un po’ incoscienti

Davvero, si rischia che scoppi tutto per l’abbandono totale delle autorità preposte a decidere per il meglio. I medici e gli infermieri che oltreché vittime diventano anche “gli untori” dell’epidemia. Tutto questo ad incorniciare una situazione generale di abbandono che vede carenza o assenza di presidi di tutela del personale e dei pazienti.

Oggi, anche nell’immediatezza ed urgente dei tamponi per il personale della medicina, anche l’assenza dei reagenti al centro di Sassari. Inoltre, non esiste attrezzatura per cambiarsi e spogliarsi prima e dopo  ogni accesso nella stanza infetta. 

Una bomba ad orologeria che potrebbe scoppiare per la mancanza assoluta di una linea univoca, uniforme, preventiva e sicura per sanitari e pazienti.  Finora l’epidemia a Tempio è vissuta sulla certezza di tre soli casi ma non su quella che gli stessi casi non possano dilagare.

Benvenuti al modello di sanità che sta manifestando ancora una volta  i suoi limiti. E questo non accade per colpe dei sanitari ma di chi non aveva, né ha, e possiamo anche azzardare “avrà mai”  idea di quello che hanno combinato negli ospedali sardi e in quello dell’alta Gallura.

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