Viareggio, dal Carnevale il saluto alla Gallura.

Viareggio è Carnevale, ma non solo. E’ anche cultura e comprensione di come una tradizione antica di 147 anni, la prima edizione risale al 1873, possa essere mantenuta e tramandata mantenendo rispetto dell’evoluzione senza intaccarne pregio e compostezza. E’  considerato uno dei più importanti carnevali d’Italia, d’Europa e del mondo.

I carri allegorici, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina. Le opere allegoriche, attraverso la satira, affrontano i grandi temi della contemporaneità. Politica nazionale e internazionale, ambiente, i temi sociali vengono presi di mira così come avviene a Tempio e nei carnevali allegorici italiani.

foto da wikipedia

L’edizione 2020 del Carvevale di Viareggio, viene già considerata tra le migliori di sempre. Nel vedere il video che l’amico gallurese, lu nucchisincu Michele Piccinnu, da anni trapiantato in Versilia, ci  invia, con tanto di saluti a questo spazio web, a RTG e all’intera sua e nostra Gallura, si possono anche mettere a confronto Viareggio e Tempio.

Un confronto impari, a dire il vero, tali sono le differenze numeriche e quelle che pescano nelle ataviche tradizioni di carri enormi e coreografie impareggiabili. Alle sfilate assistono circa 600.000 spettatori. I carri a concorso sono sempre oltre 70.

Il video è stato realizzato da Fosco Gerardi con l’ausilio di Michele e propone immagini da telecamera fissa dove si colgono aspetti comuni al nostro Carnevale ma anche altri diversi. Gli altoparlanti suonano musiche di vario genere, anche sinfoniche che danno il senso di internazionalità e universalità di una festa. Su carri giganteschi, tutti meccanizzati, si muovono le coreografie. Mentre il corteo sfila in una strada non larga con migliaia e migliaia di persone composte a guardare.

Una festa di colori, costumi, danze e sbandieratori. Musiche gradevoli e non i soliti reggaeton sparati a mille decibel che si frappongono a chi precede o chi segue creando solo “rumore infernale”.  

Viareggio, arte, cultura e perfezionismo

Salvatore Muzzu (Garaoni)

Nel 1930 Uberto Bonetti, ideò Burlamacco: la maschera simbolo di Viareggio. Nel manifesto del 1931, apparve in compagnia di Ondina, bagnante simbolo della stagione. Un po’ come il nostro Re Giorgio e Mannena, simboli del potere bislacco e caduco e della popolana che riesce a concupire il monarca. Simbologie e icone che trapassano  le mode e le variazioni mantenendo solidità con la tradizione del passato. I cartapestai viareggini introdussero l’arte della cartapesta ai tempiesi nei primi anni ’60, anni in cui il Carnevale a Tempio ebbe la sua consacrazione grazie all’intuizione di Salvatore Muzzu (Garaoni) che portò personalmente i cartapestai toscani a Tempio ospitandoli nella sua casa.

Fu lui a creare l’idea  dei carri allegorici nel 1959 che prendevano vita nella sua fabbrica. Da lì partivano per le sfilate canoniche del carnevale.

Di contorno al carnevale in senso stretto, Viareggio propone da sempre un museo del Carnevale, un premio al viareggino che si è distinto maggiormente nel panorama nazionale o internazionale (Ondina d’Oro) e il famoso Torneo di Calcio di Viareggio, vetrina internazionale dei maggiori talenti giovani del calcio mondiale. 

Viareggio ci ha “tramandato” l’arte della cartapesta e Tempio, ben volentieri, se l’è presa con altrettanta perizia. Oggi, i nostri carristi, coloro che di fatto sono l’arte del Carnevale, sono diventati bravi e addirittura richiesti altrove. Questo, almeno, lo abbiamo copiato con maestria. Per il resto, abbiamo tanto da imparare. 

 

 

 

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