Bainzu Piliu, ieri a Tempio per il suo libro.

Bainzu Piliu, un nome una storia lunga e tormentata, vissuta tra la sua vocazione all’indipendenza della Sardegna e le vicende giudiziarie che lo hanno tolto dalla circolazione. Non che sarebbe riuscito nel suo intento, troppe le ragioni per tenere a freno il desiderio dell’isola di avere una propria autonomia vera.  Non quella scritta su una carta costituzionale vilipesa in questi 70 anni di storia. Però restano le idee, il mai spento ardore giovanile che resiste anche coi suoi 85 anni.

Il suo libro, Cella n. 21, il lungo cammino verso la dignità,è la storia della sua vita, un lungo percorso imperniato su una lotta pacifica contro abusi e attività colonialiste in Sardegna, una terra meravigliosa che ha sempre avuto padroni stranieri. Per Bainzu l’Italia stessa è straniera. Il suo cammino si interrompe perché la sua attività viene giudicata sediziosa, complottista, tesa a rompere il legame con una patria che egli non riconosce. La sua sola patria si chiama Sardegna, il suo riferimento è il popolo sardo. Non vi sono alternative, e da questa gabbia che vincola, limita, fagocita le risorse, si deve uscire, costasse una vita intera. In trincea da sempre, con le sole armi del pacifismo e della persuasione, Bainzu affronta le sue battaglie su una linea indipendentista che ha però troppe sfaccettature, frantumata in tanti movimenti e partiti che non si parlano e non sposano una univoca politica. Non basta un pensiero comune, bisogna arrivarci con la medesima azione. 

Bainzu e il suo libro

Il libro, presentato giovedì sera presso la sede di Resistenza Gallura, vivace associazione culturale di ispirazione comunista, è un saggio politico dove la sua vita personale è intimamente connessa con le vicende politiche del tempo. La sua visione, utopica quanto basta a definirla “sogno”, è la cornice che emerge ad ogni pagina.  I suoi anni di carcere, tra Sassari e Cagliari.

 

I suoi studi universitari sino alla laurea in chimica e la docenza universitaria. La perdita della cattedra poi riavuta agli inizi del nuovo millennio. I suoi studi in psicologia con anche la laurea magistrale che ora gli conferiscono un altro titolo, quello di psicologo. Un professionista “sui generis” che non fa pagare le sue prestazioni. Segno anche questo di una purezza d’animo e di una coerenza straordinaria che nessuno ha mai scalfito. Nobiltà e sentimenti in un uomo che nonostante anni durissimi, conserva una serenità e una voglia di combattere ancora. Come se il tempo e gli anni non siano mai trascorsi.

Un vademecum questo “Cella n. 21”, di una nazione oggi allo sbando e di un’isola, che ha smarrito la voglia di rendersi libera da quella nazione. Una cronologica e puntuale rendicontazione che risente della mancanza di un vero leader, un trascinatore che conduca la gente sarda a convincersi che occorre essere uniti, pacificamente uniti, per essere davvero liberi. La libertà esistente è virtuale ma non virtuosa, in realtà i sardi non appartengono a se stessi ma a qualcuno che decide per loro.

Le ragioni del cuore e i suoi ideali mai sopiti

Principi etici e pregni di nobili fini ma irraggiungibili stante la politica e soprattutto i politici attuali.

Linea politica chiara, seppure difficile e impervia quanto basta per definirla teoricamente possibile ma praticamente irrealizzabile. Troppi gli ostacoli e la fagocitante globalizzazione nella quale il sistema liberista e capitalista ci ha condotti. Ma nell’esercito dei tanti Don Chisciotte, c’è sempre posto per uomini come Bainzu che non si ferma dinanzi all’età che incombe né alle tante sconfitte che ha dovuto subire, soprattutto sul piano umano. Per il resto, ve ne fossero di limpide guide come lui che ha sacrificato la sua intera esistenza per i suoi ideali mai sopiti. 

Quel che conta è resistere e non arrendersi mai. Ecco due brevi passaggi della presentazione del libro da parte di Bainzu Piliu.

 

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