Accadono cose strane nella sanità gallurese.

Accadono cose davvero strane nella sanità gallurese. Sindaci dell’alta Gallura che, colpiti da un dovere civile sono pronti a dimettersi e poi si tirano indietro e sindaci che minacciano nel resto del territorio la stessa azione per protestare contro quelli che chiamano scippi alla sanità gallurese. Bene, perché solo azioni energiche potrebbero destare dal sonno i sardi distrutti dalla perdita costante del poco che rimane della sanità pubblica sarda. E tanto distratti da una epidemia finita.

foto galluranews – ospedale di Olbia

Ultimatum, quello delle fasce tricolore attorno a Olbia, che oggi contrastano con quanto in alta Gallura altri sindaci non ebbero il coraggio di terminare. Qui, sulle istanze del Dettori, si piegarono ad un documento dell’allora assessore Arru che diceva e non diceva. Tanto, anche nella parte in cui diceva, era solo una magrissima sicurezza che ci veniva concessa. Le fasce tornarono al loro posto, nessuno a parte Biancaredu, andò avanti in quella azione e tutti “nemici” come prima. Biancareddu, cosa nota, alla vigilia della tornata regionale, riprese la fascia anchelui.

Nessuno ha mai detto che i sindaci non credano a ciò che azzardano e minacciano, ma essere sindaci vuol dire essere popolo e sentirsi addosso la responsabilità di fare tutto e anche di più perché il popolo sia domani loro riconoscente.

Accadono però altre cose decisamente bizzarre. Che una regione e un territorio tra quelli maggiormente baciati dalla fortuna di avere tutto, come è la Gallura, si trovi sempre divisa e chiusa nelle logiche delle appartenenze a quel paese o a quel territorio. La prigione è sempre la negazione della libertà e così, ai politici, ai sindaci nel loro ruolo di capipopolo nelle istanze di giustizia, va di pensare solo al loro paese, ai propri elettori e a poco altro. Ci sono eccezioni e a loro va un grazie di cuore.

Accadono cose strane, riappare la Vertenza Gallura

Oggi si parla di Vertenza Gallura ma che questa fosse un qualcosa che riguardava tutti, sembra solo un fatto recente, di qualche settimana. Perché, stavolta, ad essere toccati sono i galluresi più numerosi che si sentono smarriti senza risposte e sicurezze sull’ospedale e del diritto alla salute. Come non capirli dopo che da 7 anni si va avanti da qwueste parti con la vertenza che riguarda il Paolo Dettori!

L’ospedale Paolo Merlo di La Maddalena

Storie vecchie invece, che si perdono nella notte dei tempi, da quando le divisioni geografiche delle aree sanitarie (USL), divennero aziende (ASL), profitto, affare. Siamo nel 1992. Successivamente, col d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, le U.S.L. vennero trasformate in A.S.L. (aziende sanitarie locali), dotate di autonomia e svincolate da un’organizzazione centrale a livello nazionale, poiché dipendenti dalle regioni italiane.

Laddove entra un mercato, di fatto anche la sanità lo è diventata, la salute diventa merce, da trattare alla stregua di un “prodotto”, da cui trarre denaro. E’ il pubblico che privatizza una parte di se stesso, nell’ambito dove ciò non doveva mai accadere, per diventare speculazione, incasso e , possibilmente, nessuna perdita. A ragionare diversamente quei sanitari che il giuramento di Ippocrate lo tengono dentro la loro missione, come un tatuaggio.

La corsa al privato

Nella nuova logica della gestione della sanità pubblica, accadono cose strane, come la deriva del privato che propone pari, se non migliore, trattamento a parità di costo. Da 27 anni la sanità pubblica e quella privata diventano non concorrenti a suon di prestazioni di qualità ma talmente vicini e complici che si ha difficoltà a capire dove stia l’una e dove sta l’altra offerta. Purché sia all’altezza della patologia che intendo curare. Nel frattempo gli ospedali si spogliano e si ragiona a suon di leggi mercantiliste nazionali dalle quali è impossibile derogare.

Mater Olbia

Si cambia tutto in nome di un miglioramento ma di fatto si taglia e si ricuce addosso a poche strutture. La sanità territoriale è una chimera, esplodono conflitti ovunque. La sola cosa che può essere messa in essere, è il coinvolgimento dei politici locali che alzano la voce. Se si riesce a fare qualcosa, è in realtà un rattoppo. Col tempo, anche quel tentativo verrà corretto e quello che pareva essersi salvato, in realtà lo si è perso.

Accadono cose strane: i finanziamenti calano e la sanità privata avanza

Le cliniche private ricevono finanziamenti pubblici e viene loro chiesto il regime di convenzione per evitare ai pazienti di non ricevere adeguata assistenza. Va bene tutto e quindi anche il privato è non solo ben accolto ma anche evocato come salvifico. Poco conta che spesso comporta veri travasi di sanitari che, magari a carriera terminata con la sanità pubblica, ad età anche avanzata, vanno a fare i primari nelle strutture private. E non vanno per amore della professione ma per rimpinguare il conto in banca. 

Accadono però cose sempre più strane. Quei sindaci e quei politici che oggi si battono per la sanità pubblica, hanno favorito il percorso di certe strutture private nella loro attività amministrativa. E non venite a dirmi che qualcuno si è sollevato per il Mater quando tutti sanno che il mantra era ed è sempre lo stesso. «Più ce ne sono di ospedali e meglio è per tutti».

La torta però è sempre più piccola, gli ossi sono sempre meno e i cani hanno sempre fame. Le razioni si riducono e qualcuno resta senza cibo.

Andate a risentire l’ex assessore mentre dichiara che il Mater non c’entra nulla.

Accadono cose strane: si chiede il ripristino del servizio interrotto e non si cerca l’origine del male

Eppure, lo riscrivo, nessun sindaco o delegato regionale, o consigliere, ha mai detto una sola parola sul perché ci sia stata una vistosa perdita  dei servizi della sanità pubblica. Il dito puntava il servizio in se e basta.

Gli slogan puntavano al “risarcimento” ma mai una sola volta al perché ci venisse tolto.

E’ normale per voi che oggi una prestazione sanitaria, sia un esame specialistico o un intervento, nelle strutture pubbliche, a causa del Covid, non possa essere eseguito mentre altrove, dentro la scatolona vuota del Mater, è possibile? Perché? 

I reparti, fino all’emergenza sanitaria, erano attivi e operativi. Dopo, e ancora al momento, tutto si ferma e da alcuni medici di base, tra quelli che hanno a cuore il paziente, arriva il messaggio che bisogna supplire col Mater. E’ normale tutto questo? O avrà una spiegazione burocratica e dirimente che un comunicato  spiegherà in maniera esaustiva?

La Gallura tutta sia popolo.

Accadono cose strane, perché oggi le istanze di una parte della Gallura sono le stesse dell’altra parte, le battaglie diventano comuni adesso quando lo dovevano essere anche prima.

L’obiettivo non è quello che tutti pensano, ivi compresi i politici, ma un cancro mondiale volto alle speculazioni pure della nostra salute e quindi della nostra vita. Le carte costituzionali devo diventare cartacce. Ma questo interessa solo chi ha bisogno dell’ospedale e non chi intende farsi largo a suon di proclami per garantirsi quel famoso conto in banca o una poltrona al fresco e al riparo da attacchi. 

La Gallura non è una entità geografica governata da tizio o caio.

E’ una popolazione che avrebbe messo da parte le logiche dell’orticello se soltanto avesse mirato alla luna e non al dito. Chi lo impedisce è sempre la classe dei mercanti, nascosti nella divisa ufficiale di politico o in qualsiasi ruolo lo si  consideri. La Gallura risorge se il popolo gallurese  ha contezza e volontà di farlo. Non è tardi per ribellarsi ma non si deve sbagliare il bersaglio. Cercatelo oltre la vostra visione territoriale. 

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