Un giro per il paese, tra crisi e coronavirus

Un giro per Tempio, in un’ora dove solitamente incontri gente, da la misura di come agisca la combinazione crisi economica e questa allerta del coronavirus, che dilaga ben oltre il suo impatto sanitario, almeno dalle nostre parti. Sono le 19.45 di venerdì 6 marzo, la temperatura è fredda ma non tale da tenere la gente chiusa in casaI 12 gradi a marzo, dopo un inverno che non c’è stato, non sono un motivo per non uscire affatto. Eppure, il video e le foto allegate, riportano l’immagine di una città vuota e confusa, stretta in una morsa mortale tra crisi economica e la paura, illogica, di un contagio. Più se ne legge, da siti e giornali correttamente impostati, e maggiore dovrebbe essere l’informazione sull’emergenza virale.

Non basta apprendere che i morti hanno una media di 81 anni e abbiano avuto gravi patologie. La paura e il panico la fanno da padroni, mentre si avverte da subito la penuria estrema di una corretta comunicazione sui reali pericoli di questa, per ora, scongiurata epidemia nel nostro territorio.

La paura reale di questi nostri tempi è l’ignoranza, accentuata ed amplificata dai media e da questi strumenti di distrazioni di masse che sono i social. Basta una semplice notizia che scatta l’allarme ingiustificato. Ciò, non vuol dire, che bisogna prendere con leggerezza un eventuale contagio ma che si deve prevenire attraverso il corretto uso dei dati scientifici e basarsi esclusivamente sui consigli medici.

La sanità pubblica, minata nelle sue aspettative di tutela non certo per colpa dei sanitari che vi operano, sta mostrando le lacune del suo depauperamento. Ospedali privi di servizi all’altezza per una emergenza di questo tipo, oltre la tanta confusione anche tra gli stessi esperti. Come se anche nella scienza, esista una sinistra e una  destra. Una scienza medica che, nel caso di questo coronavirus, da l’impressione del “tutto sotto controllo” e l’accanimento basato su impietosi dati dei contagi e delle vittime. Nessuno ha mai detto, per esempio, se di coronavirus si muore o la morte sopraggiunge anche per il coronavirus associato ad altre patologie

«La confusione – mi dice Riccardo, titolare di Numeri e Fumo regna sovrana, tutti a rincorrere la notizia ad effetto per dare conforto alla loro opinione. Scienza assolutamente non democratica, distinta in sinistra e destra come per qualsiasi altro aspetto della vita quotidiana. Al resto ci pensano commenti e opinioni di signor nessuno che sembrano saper tutto anche di virologia ed epidemie».

Un giro che mostra tutti i limiti di una scombinata informazione.

Mi mostra un messaggio dal suo telefonino. Lo leggo con attenzione. Lo scrive un virologo, sostenendo l’immotivato panico che investe questa problematica. Genera stress sia sulla gente comune che sugli stessi sanitari, alle prese con le linee guida ministeriali e con i Pronto Soccorso che si riempiono di malati immaginari di Covid-19 avendo solo tosse e catarro. 

«Lo sbaglio – come ha detto la virologa Maria Rita Gismondo stasera a Porta a Porta,- è l’errata iniziale comunicazione. Ciò non vuol dire che non sia un’emergenza straordinaria ma si deve sempre dire che di coronavirus non si muore. Altra cosa è avercelo con associate malattie gravi, cardiache, respiratorie o diabete mellito. Ma l’eta media è sempre quella di 81 anni, 79 circa tra i maschi e 83 tra le femmine».

Un giro anche per alcune opinioni

A prescindere dal coronavirus, come si potrebbero vivere i prossimi mesi, stretti tra sospensioni e rinvii, sicure ripercussioni sugli arrivi delle merci, la paura di uscire ed entrare nei locali, ristoranti, pizzerie? Cinema, scuole, teatri, eventi di massa, proibiti?

«Personalmente – dice Massimo Bosco, locale nel cuore della città – non ho al momento avuto problemi, anzi, la sala è piena di gente e il comportamento è del tutto normale. Piuttosto, credo che il problema non solo per noi che facciamo ristorazione ma per tutti, potremmo avercelo fra qualche mese se continua l’emergenza».

Alessandro Cordella, accusato spesso di polemiche senza un fine, mette l’accento sulle carenze informative pure dell’amministrazione comunale. Scrive:

« A tre giorni dalla emanazione per decreto del Consiglio dei Ministri, di misure straordinarie e urgenti, tese a contenere e ridurre il diffondersi del virus, l’amministrazione comunale, non si è sentita in dovere di emettere un comunicato o una ordinanza. Giusto sarebbe informare chiaramente la comunità sui comportamenti da tenere.

Cosa si può fare? Cosa non si può fare? A chi rivolgersi e come comportarsi in caso di sospetto contagio? Non ritiene opportuno informare i cittadini che, su decisione della ATS OLBIA, sono state sospese le attività sanitarie di chirurgia (interventi programmati) e le visite ambulatoriali? Non ritiene opportuno informare che nel piazzale antistante il Pronto Soccorso del Paolo Dettori, è stato istituito il punto TRIAGE, presso il quale i sospetti contagiati debbono obbligatoriamente recarsi?

Vorrei sommessamente far notare che il primo cittadino, rappresenta ed è la massima autorità in materia sanitaria sul territorio da lui amministrato».

Il video di tre minuti su come si presentava stasera Tempio tra le 19.45 e le 20.30. Valutate voi.

 

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