Oramai lo sanno anche i sassi e le pietre di granito, la distruzione dello stato sociale determina ogni giorno di più le sue peggiori nefandezze, la miseria e la povertà. Della sanità pubblica vediamo quali siano oggi le conseguenze. Dalla mancanza dei servizi alla sconfitta tremenda per chi non ha possibilità di accedervi. Si ragiona di numeri e questi ultimi crescono a dismisura, non certo nel bene ma nella totale assenza del business, nel non volerne uniformare le esigenze a chi ne lamenta l’assenza.
Sindaci ridotti ad esecutori di ordini, figli di una classe omogenea di sudditi della peggiore specie che ci si ostina a chiamare politica nazionale. Ma quale politica potrebbe consentire che il grande patrimonio dei diritti acquisiti dal dopo guerra in avanti, venga oggi triturata e masticata sulla pelle della popolazione?
Mi distacco, con profondo senso etico, dall’appartenenza a questa categoria di esecutori passivi, stando attenti a non sbagliare. La loro azione deve districarsi tra sentieri di legalità e la enorme stortura di divieti e attentati derivati da poteri burocratici sovranazionali. C’è da capirli perché pensano di sapere cosa ci sia dietro ma non lo sanno, con tutto il rispetto per la loro intelligenza.
Oggi c’è chi invoca Mario Draghi, artefice numero uno con tutta la congrega dei politici di sinistra, destra e centro, della caduta negli inferi della nostra Italia. Ben venga Draghi se, colpito da un improvviso amor patrio, attuasse quanto va dicendo. Ovvero, deficit e rilancio della nostra economia. Sarebbe per lui e per tutti, l’inizio della vera fase 2, quella di uscire dal torchio della UE che determina tutto quello che stiamo oggi vivendo. La sconfitta dei nostri diritti, è oggi amplificata all’ennesima potenza, da una semi pandemia.
Scrive Anna Grazia, la donna che ha raccontato la sua storia, l’ennesima di questi tempi che non avevano bisogno del Covid per uscire fuori. Sono vicende che accadono da due decenni almeno, da quando siamo entrati nel tunnel senza uscite dell’euro e del modello global system.
Stato sociale allo stremo? «Subire indulgenze e menefreghismo»
« Veda, avrei preferito passare una domenica tranquilla ,senza pensare a niente. Non ci riesco. Ho letto il suo articolo , simile al mio . Stessa risposta, stesso trattamento. Ora mi chiedo, come si può rimanere indifferente, come si può scegliere il silenzio? Non ci riesco. Non posso. Solo ieri ho letto l’ articolo in cui si cercava di giustificare e difendere il lavoro di coloro che a mio avviso non svolgono. E ribadisco, a parte qualche frase convenevole e di coraggio, giusto per buttare polvere, non ho visto un minimo interesse per risolvere questa situazione. Insomma, in altri tempi sarei finita al rogo. Mi chiedo per quanto tempo ancora dobbiamo assistere a questi scenario di menefreghismo , indulgenza e quant’altro».
Il menefreghismo o l’indulgenza che indica Anna Grazia non sono accettabili ma derivano dalla sconfitta anche della loro autonomia, intesa come comune. Si possono muovere entro rigidi protocolli e all’interno sempre di gabbie nelle quali sono finite tutte le istituzioni pubbliche, comuni, regioni e stato centrale. Compreso il sistema sanitario, ovviamente.
Non ci si schioda perché non si può fare. Altra cosa, e qui concordo con tutti quelli che oggi attendono l’aiuto della regione, è non disporre nemmeno degli scarsi aiuti che una regione è in grado di erogare. Qui interviene il secondo aspetto della sconfitta dello stato sociale. Ossia, disporre di braccia e teste avvezze all’obbedienza per il mantenimento dei privilegi acquisiti.
Chi glielo fa fare ad un consigliere regionale o ad un presidente di andare contro il sistema globalizzato? Sarebbe come scavarsi la sua tomba per sempre. La sua carriera, se di carriera si può ancora parlare, finirebbe all’istante. Anche cercando alloggio preso altri partiti o istituzioni, se hai un’anima vera, che sa di umanità e di empatia con la sofferenza vera, riceverai il NIET assoluto.
Sono i privilegi di qualcuno che ammazzano lo stato sociale?
Falso, cento volte falso. I privilegi che la politica diffonde a pochi prescelti, in realtà non sarebbero il male, semmai la beffa se rapportati alla miseria e alla povertà di una buona parte della popolazione italiana. A nessuno importerebbe dei privilegi se tutti disponessimo di una sicurezza economica, di un lavoro e di un futuro per i nostri figli. Ecco perché guardiamo oggi ai vantaggi che la politica si assicura, proprio perché nessuno dei comuni mortali è esente dal subire le nefandezze della perdita dello stato sociale. Quando diventi povero guardi al ricco ma se sei tu il ricco, non sempre guardi al povero. Se fossimo tutti nella condizione di godere di pari opportunità e medesime possibilità, non ci attarderemo a guardare chi ha di più. Ma così non è.
Chi rinuncia oggi a 14.000€ al mese e a tutti i vantaggi che un ruolo e una carica danno? Capovolgendo il discorso, chi tra noi, se fosse dentro la macchina che conosciamo, non salterebbe a piè pari sui privilegi? Sono sicuro che tanti direbbero “IO NO”, ma nessuno alla fine rinuncia ai soldi e al prestigio per attuare una politica a favore del bisogno. Qualora lo facesse, gli verrebbe impedito.
Il sistema funziona così, concede a pochi per sottrarre agli altri, che sono poi la stragrande maggioranza dei cittadini. E quel feudo conquistato, non lo molla nessuno anche se, per mantenerlo tale, deve sottostare alle proteste della popolazione.
Tanto il livello di ribellione, è cosa nota, qui in Italia non si sposta dalle procure. Molto meglio restare nei territori di pace e in conflitti civili democratici senza far ricorso ad altro.
La differenza sta nel non essere indifferenti
Sarebbe auspicabile, oggi più che mai, non restare indifferenti dinanzi ai tanti soprusi e alle perdite quotidiane dei nostri diritti. Tale diritto si esercita non restano muti e passivi, uscendo allo scoperto, denunciando le violazioni allo stato sociale, marcando stretto ogni abuso e ogni atto illegittimo. Non basterà a correggere il tiro né a persuadere questa classe politica a cavalcare il disagio sociale, ma sarebbe l’inizio di una convinta rivolta del popolo. Loro si chiuderanno dentro cavilli burocratici e leggi inderogabili imposte (perché lo devono fare), gli altri sbatteranno il grugno contro la colata di cemento armato che il sistema ha eretto per perpetrare il disegno criminale della distruzione dello stato sociale. Ma qualsiasi scossa provocata al sistema, sarebbe presa di coscienza e volontà di capire come uscirne. Perché, si può uscire, basta non cadere nelle trappole e nelle lusinghe della politica attuale. proclami e null’altro.
Ecco perché la signora come tanti altri, si trova davanti a un muro di gomma. Spinge anche lei ma rimbalza, nella indifferenza che viene usata perché altro non resta.
Le cariche istituzionali sanno che possono muoversi solo entro determinati parametri, certo non lo fanno a cuor leggero. Credo che vi siano anche politici e amministratori che vogliano dare una mano alla gente. Poi ci si scontra con la infernale macchina burocratica che rende impossibile ciò che prima era possibile.
Sono bastati 20 anni di questo sistema ed abbiamo perso tutto
Quando nacque l’europa della Finanza mica lo ha spiegato a comuni, regioni e stati prima sovrani che avrebbero perso di fatto ogni diritto! Come andare in bocca ad un pescecane e sperare che gli si inceppino le mascelle e non ti mangi. Ti terrà dentro le sue fauci sino a che le sue mascelle non riprenderanno a muoversi e mangiarti del tutto.
A caduta, come un domino dal quale smuovi la prima carta, viene giù tutto, sino all’ultima carta. Quando anche l’ultima carta sarà caduta, il capolavoro è realizzato. Alla gente non resterà che andare al comune per chiedere di essere aiutata. Miseria e povertà saranno realtà non più occasionali ma dentro ogni casa. Le imprese andranno in asfissia, già dopo questa epidemia lo sono. Gli ospedali saranno sempre di più privi di servizi, il lavoro sarà utopia e ti resta solo la scelta di abituarti alla condizione di povero. Tu sarai povero, chiaramente, non chi ti ha portato ad esserlo.
E ditemi se intravvedete un sindaco, una forza politica, un consigliere, un parlamentare, un primo ministro che siano in grado di ribaltare questa situazione.