Tempio Pausania, 19 2015-
Pugno di ferro tra amministratori dell’alta Gallura ed ilCommissario Paolo Tecleme. Entrambe le parti mostrano i muscoli e qualche piccolo spiraglio, aldilà delle “promesse”, sembra esserci stato.
Ieri sera era previsto il faccia a faccia, ASL e Sindaci del territorio si sono incontrati nella sede dell’Unione dei Comuni per provare una mediazione tra le decisioni della giunta regionale che ha previsto il radicale dapauperamento del Paolo Dettori e l’alta Gallura che, in blocco, aveva optato per un NO perentorio e irrevocabile al ridimensionamento.
Ferma restando la decisione di Arru, Assessore regionale che in mattinata aveva fatto sapere che ormai il piano era blindato e che nulla avrebbe fatto recedere la RAS dal continuare ad imporlo, nella riunione di ieri sera è sembrato che il commissario liquidatore Tecleme abbia fatto qualche concessione per il Paolo Dettori.
Nessuna garanzia in definitiva, sia chiaro, ma una possibile rimodulazione. Il Paolo Dettori potrà essere ospedale di base, diverso da stabilimento, con sede di pronto soccorso. E’ stato detto anche che l’offerta era già tale presente nel suo piano. Ad ogni modo, e tralasciando i linguaggi tecnicistici usati per nascondere o palesare una certa visione riorganizzativa fatta di tagli e ridimensionamenti più o meno imposti, sicuramente non si è trovata la quadratura al cerchio; da quello che è emerso forse una piccola apertura potrebbe essere concessa attribuendo al PS di Tempio anche l’inserimento nella rete traumatologia ( PST).
Irraggiungibile anche l’ottenimento dei posti di terapia breve intensiva, da non confondersi con quelli di osservazione breve intensiva, peraltro già esistenti, così come la guardia attiva anestesiologica.
Sicuramente andrebbe via il reparto di Otorino. Su questo punto si può aggiungere che a partire dal 1 settembre, ultimati quelli che sono gli interventi programmati, il reparto di fatto passa a Olbia (senza se e senza ma), mentre sarebbe auspicabile ( parole di Tecleme) il mantenimento del reparto di ginecologia privato comunque del suo punto nascite, attenzione auspicabile in questo caso significa molto improbabile. In forte salita e’ la conservazione della riabilitazione nella sua visione più ampia e gratificante se non come servizio complementare ai letti della lungo degenza ( ci vuole poco a capire ).
Tutta da combattere la battaglia per mantenere gli altri servizi attualmente in essere Dialisi, Terapia del dolore (della cui forza numerica e qualitativa più volte abbiamo scritto e seconda solo a Cagliari per modernità delle applicazioni seguite).
La cardiologia h 24 un sogno irrealizzabile ( c’è la rete delle emergenze cardiologiche). Quella rimane così e dovremmo rassegnarci ad accettare che se in altri territori i pazienti affetti da infarto acuto del miocardio vengono trattati nei centri specializzati ( angioplastica e/o trombolisi) dopo un brevissimo passaggio nella medicalizzata, nel nostro ospedale, pur arrivando comunque ai centri di riferimento, ci arriverebbero attraverso un lungo passaggio nella medicalizzata ( ambulanza attrezzata con medico a bordo) se non addirittura lasciati in attesa di un cardiologo non reperibile perché non previsto.
Questo in sintesi il risultato dell incontro di ieri con il commissario straordinario che comunque ha dato la sua disponibilità a discutere ancora nella prospettiva di un accordo sottoscritto da tutto il territorio su un atto comunque imposto, con piccolissime concessioni non garantite peraltro.
Una riorganizzazione che prevede la cancellazione sicura del reparto otorino. La cancellazione probabile, quasi certa, del reparto di ginecologia oltre che l’indifendibile punto nascite, la messa in discussione dei posti di terapia breve intensiva dei servizi di terapia del dolore, della dialisi e della riabilitazione.
Un ospedale che sarebbe costituito da un Pronto Soccorso che diventerebbe anche PST (pronto Soccorso Traumatologico) per gentile concessione; un reparto di medicina, uno di chirurgia, uno di ortopedia, un’emoteca, un laboratorio h24, una radiologia h24 ( queste ultime due ancora da vedere). Questi ultimi infatti avrebbero un destino legato alla cosiddetta scellerata legge sui numeri.
In questo infelice prospetto che sta segnando la fine del nostro ospedale, pezzo per pezzo, si delinea una difficile contrattazione. I carnefici di questa sentenza, come spesso abbiamo scritto, non sono individuabili né nella figura dell’assessore regionale né in quella del Commissario Tecleme. Questi sono solo meri esecutori di volontà imposte dall’alto e nella esecuzione di ordini si sono attenuti a leggi di cui, probabilmente, non sanno nulla o che conoscono sin troppo bene.
Mi chiedo e vi chiedo: che cosa si prova in politica a ubbidire cecamente alla volontà imposta dall’alto senza nemmeno provare a capire il perché in questi anni noi stiamo solo subendo tagli e conseguente impoverimento della gente?
Come ci si sente a sapere che prestissimo la Sardegna sarà una bellissima cornice geografica che avrà tutto, ospedali, scuole, porti, aeroporti mentre tutto l’interno sarà solo una desolante landa desertica?
Come può un territorio, a cui fanno capo 40.000 abitanti, senza contare quelli dei territori limitrofi non compresi nel distretto, che non avranno più il diritto alla Salute come gli altri? E’ questa la missione che un politico deve compiere?
Mors tua, via mea?
Le posizioni del sindaco Biancareddu si sono ancorate dietro un netto rifiuto a questa folle decisione che tiene conto solo di numeri e non di uomini e persone. Non solo è stato un rifiuto a scendere a patti ma una richiesta di pari diritti e di pari trattamento.
Ancora una volta. assistiamo alla inutile pantomima di questa politica inservibile, destra o sinistra non fa differenza. Ancora una volta la nostra facoltà di autodeterminare la nostra esistenza si scontra con chi deve “ubbidire” a volontà imposte dall’alto per far si che quella splendida cornice continui a risplendere mentre il quadro, tutto il territorio dell’interno, sarà una tela nera, senza colori e col solo alternarsi di strade grigie da percorrere per raggiungere quelli che erano un tempo i nostri diritti sacrosanti.