Tempio Pausania, “Il caso Balistreri”, di Gennaro Landriscina. 1^ parte.

Tempio Pausania, 31 dic. 2015-

Ricordando l’intervista con Gennaro Landriscina, tempiese, medico oncologo e grande appassionato di storia e cultura tempiese, voglio proporre un suo studio su Balistreri, il leggendario “bandito” che osò opporsi al potere costituito in una Gallura di fine XVII° secolo. Il Caso Balistreri, frutto di ricerche continue da parte di Landriscina, ha prodotto questa documentazione che galluranews vi propone in 8 parti separate e in continuità tra loro, onde rendere fruibile e comodo il racconto e un’attenta lettura. Stasera la prima parte, da domani, in continuità, tutte le restanti 7 parti della imponente documentazione recuperata. Ricordo che il libro “Il Picco Balistreri”. di Carlo Brundo, è stato riedito in copia anastatica dall’istituto di Ricerche Giulio  Cossu di Tempio, come indica lo stesso Landriscina nel suo articolo.

Grazie a Gennaro che aspettiamo su galluranews quando tornerà a Tempio questa prossima primavera. Buona lettura (A. Mas.)

Il caso Balistreri e la petizione indirizzata al Señor Virrey  y Capitan General don Josè de Solis y Valderrabano,  Conde di Montellano por su Majestad en estas generales cortes (1699).

L’arricchimento ed il consolidamento economico del notabilato tempiese  erano  passati in tutto il XVII secolo, non solo grazie all ’allevamento del bestiame, agli uffici baronali e agli arredamenti delle decime e delle  riscossioni fiscali feudali, ma anche e soprattutto per le  azioni delittuose (abigeato, riciclaggio del bestiame rubato), usura,  conio delle monete false perpetrati da gran parte dei pastores che abitavano nel suo circondario. Senza contare il sistematico pattugliamento militare operato dai miliziani tempiesi nelle coste nord-orientali isolane e il contrabbando di formaggio, pellami e d’altri prodotti della pastorizia, con i tanti velieri merantili che  da Bonifacio, Marsiglia, Livorno, Civitavecha e Napoli attraccavano nei porti di Terranova e Longosardo e negli antichi pontili di Vignola e Arzachena. Del resto lo stesso Virrej y Capitan General don Louis Moscoso Ossorio Hurtado de Mendoça, conde d’Altamira  aveva acconsentito  nel dicembre 1692,  che i comerciantes tempiesi mantenessero le loro tiendas y botegas ambulantiall’interno della villa a motivo del  fiorente stato economico della sua popolazione [i], nonostante che una Carta Reale del 29-3-1684 avesse proibito la vendita di merci al dettaglio.Perciò non deve sorprendere se Tempio  arrivava a conoscere nell’ultimo ventennio del  XVIImo  secolo uno sviluppo economico e demografico [ii] di una certa rilevanza; e questo nonostante il costante pericolo delle incursioni barbaresche, le numerose faide fra fazioni pastorali contrapposte e le ancor vive discordie politiche tra i partiti  los Villasores e los de Castelvies.A parte i tanti hombres  facinorosos que van en quadrilla en forma de bandeado mateando y robando ganado in tutta la Gallura

Una ben consolidata tradizione popolare  ancor viva ai nostri giorni[iii]  e con essa lo stesso G. Casalis nel suo Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna pubblicato a Torino presso l’editore G. Maspero librajo e Cassone nel 1850[iv], ci informano di una cruenta  faida  che vide nel 1698  molti hombres e caballeros facinorosos scontrarsi con il   modesto  ciabattino,  Peppe Balestrieri  che vivendo appunto con la sua numerosa famiglia in una misera  abitazione ubicata nei pressi del convento minoritico di San Francesco aveva ucciso con un preciso colpo di archibugio un  giovane e baldanzoso cavaliere  di nome Luigi che  dopo aver avuto  particolari  attenzioni  nei confronti della  sua giovanissima  figlia Teresa aveva minacciato  di morte il suo  fidanzato Celestino. Faida  per tanti versi efficacemente raccontata nel secolo scorso da C. Brundu nel romanzo Picco Balistreri. Racconto storico delXVII secolo[v] recententeme ripubblicato dall’Istituto Giulio Cossu[vi].

Probabilmente si trattava di un giovane aristocratico appartenente al potente casato tempiese dei Misorro capeggiato in quegl’anni da quel don Gavino Misorro-Riccio, che in data 20-2-1694,  nel corso della così detta guerra dei nove anni  contro la Francia di re Luigi XIV di Borbone aveva ottenuto  dal virrej conde d’Altamira in visita a Tempio una carta ejecutoria de  nobleza( patenti di nobiltà) con in aggiunta l’appalto delle rendite del Partido di Gallura per i  suoi  meriti nella lotta contro los bandeados[vii].

Spiegabile perciò  la precipitosa fuga di Beppe Balistrieri con tutta la sua familia  per rifugiarsi nelle forre e  fitte boscaglie di Monti di Deu, alle falde del monte Limbara .Ma  quando veniva intercettato nei pressi della chiesa campestre di san Leonardo, in agro di Nuchis, dai  numerosi caballeros  che lo braccavano non avrà alcun timore ad  ucciderne moltissimi  anche se nello scontro a fuoco rimaneva  ferito mortalmente   il giovane  fidanzato della figlia[viii].

Di questa faida non si  conoscono altri particolari, come non si sa come si sia conclusa a parte dopo la morte di Beppe Balistreri la sua supposta sepoltura nell’antica chiesa conventuale di san Francesco[ix]e la cima  più alta del monte Limbara chiamata dai tempiesi in suo ricordo Picco Balistrieri[x]

[i] G. Pillitto, Memorie dall’Archivio di Stato di Cagliari, Cagliari 1874, Tip. del Comm. Nel dicembre 1692,  a motivo del  fiorente stato economico della sua popolazione,  il vice re  Altamira aveva acconsentito  che i commercianti tempiesi mantenessero le loro  botteghe ambulanti all’interno del villaggio.

[ii] T. Panu , Storia di Tempio e della Gallura. Nuova Stampa Color. Sassari 2010. Pag. 118

[iii] G. Meloni, Ballistreri. I promessi sposi della Gallura, in Piazza del popolo A. VI, n 2( 27) aprile 2000 .

[iv] C. Casalis, Diz. Geogr. Stat.: Voce Sardegna, pag.114

[v]. C.Brundo, Picco Balistreri. Racconto storico del sec. XVII, CA., Timon, 1875. Estratto da: Rivista sarda, I, 1875  

[vi]. Nuova Sardegna 2 febbraio 2012, L’istituto Giulio Cossu ristampa «Il Picco Balistreri»

[vii] G. Mele, Da pastori a signori, Edes Clio, Sassari 1994Cit pag.223 n. 1 F. Floris-S.Serra Feudi e feudatari in Sardegna Cagliari 1996. Pag.274Gavino Misorro tuvò el privilegio de cavallero y nobleza en 20 de febrero de año 1694

[viii]. C.Brundo, Picco Balistreri. Racconto storico del sec. XVII, CA., Timon, 1875. Estratto da: Rivista sarda, I, 1875, pp. 317-360. Cit  

[ix]. C.Brundo, Picco Balistreri. Racconto storico del sec. XVII, CA., Timon, 1875. Estratto da: Rivista sarda, I, 1875. Cit

[x] B. Spano, Memorie di Geografia antropica. La Gallura. Vol. XIII. Consiglio Nazionale delle Ricerche . Roma 1958. Pag.29, nota32. Le cime più alte del massiccio del Limbara sono nell’ordine: Punta Sa Berritta(m.1362), Punta Balestrieri (m.1339), Lu Jugantinu(m.1332), Punta Bandiera(m.1329), Monte Cacaeddu(m.1041), Val Licciola(m. 1010)

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