Tempio Pausania, 24 lug. 2016-
“Salve Antonio, ti scrivo questa lettera per informarti su una mia disavventura. “Il passaporto non è un documento d’identità!”. Lo sapevate? Che il passaporto non valga come documento d’identità è quanto afferma un funzionario esaminatore della Motorizzazione di Sassari che ha impedito ad un’allieva di una scuola guida di Tempio Pausania di portare a compimento il proprio esame di guida pratica.
Da notare che l’allieva si stava presentando per la terza volta allo stesso esame e che nelle due volte precedenti le due esaminatrici di turno non avevano mai posto alcuna obiezione rispetto al documento.
L’allieva, cittadina italiana e residente a Tempio Pausania, abita all’estero ma è regolarmente iscritta all’anagrafe di Tempio e nel registro AIRE degli Italiani Residenti all’Estero.
Da aggiungere che all’atto dell’iscrizione alla scuola guida uno dei titolari della scuola aveva provveduto a verificare con l’Ufficio della Motorizzazione di Sassari se effettivamente il passaporto fosse equiparabile alla carta d’identità, ottenendo risposta affermativa.
L’esaminatore, in tono sgarbato e scortese, ha più volte fatto battute di cattivo gusto all’allieva e ha anche concluso sostenendo che per strada, qualora fosse stata fermata dalle autorità, nessuno avrebbe accettato il passaporto come documento valido perché da quel documento si sarebbe potuto dire che l’allieva poteva pure risiedere in Kenya! Una battuta chiaramente allusiva alle origini non italiane dell’allieva e, forse, dette in modo discriminatorio?
L’allieva ha presentato denuncia presso il Commissariato di Polizia di Tempio Pausania, il cui personale si è dimostrato profondamente empatico ed efficiente.
Ti ringrazio per l’attenzione e per lo spazio che vorrai riservare a questa denuncia”
Lettera firmata
Grazie alla lettrice per il racconto che ha voluto offrirci. Preciso però, per maggiore chiarezza, che l’anonimato è stato consigliato dall’avvocato alla persona coinvolta in quanto ci saranno strascichi giudiziari ed è opportuno, a questo immediato punto della vicenda, rispettarlo.
Si evince tanto ma si capisce poco. L’unica cosa di cui sono certo, anzi certissimo, è che la persona di cui si parla ha le carte in regola, è italiana, risiede per lavoro all’estero e gode di moltissima stima. Svolge un importante lavoro e ha una reputazione inappuntabile. Ergo, il problema sta altrove.
Intanto, si resta perplessi su una materia che: o è poco chiara, e mi sembra assurdo non conoscerla nel ruolo di un esaminatore di futuri patentati, oppure nasconde qualcosa che si accosta molto da vicino al tema sempre presente della discriminazione verso chi non ha lo stesso colore di pelle. Perché, cari lettori, la vicenda narra di un’allieva di colore, regolarmente cittadina italiana, tempiese e residente per lavoro all’estero. Non aggiungo altro, ciascuno si faccia un proprio concetto su questo spiacevole episodio. In me resta solo la gratitudine per aver diffuso questa notizia che avrà anche ripercussioni legali, come precisato dalle parole di chi ce l’ha fatta conoscere.
Amarezza, disappunto, ingiustizia, tutti sostantivi che avvolgono la vicenda di tristezza. Si spera si venga a capo il prima possibile, venga chiarito tutto e la persona coinvolta possa finalmente conseguire questa abilitazione alla guida di un’autovettura.
Antonio Masoni