Tempio Pausania, 11 lug. 2018-
Mi scrive una signora che mi chiede di per parlare personalmente con lei su una storia che la vede coinvolta, legata a residenti nello stabile in cui vive anche lei e che pare non siano del tutto consapevoli che alcune regole vanno rispettate. Per avere un quadro migliore della vicenda la vado ad incontrare. Per sua tutela, vuole tenere l’anonimato anche perché non vuole denunciare ma semplicemente far presente una spiacevole condizione che si trova a vivere e sulla quale basterebbe che esistesse più buon senso e tutto si sarebbe risolto.
“Lei ha ragione sul buon senso – mi dice- potrei andare a casa loro e chiedergli gentilmente di evitare schiamazzi a tutte le ore ma mi creda, non li conosco e non vorrei la prendessero male”.
“Cosa succede signora nello stabile?”
“Io lavoro ogni giorno e il pomeriggio a volte cerco di riposare, ma ci sono alcune ore della giornata, precisamente dopo le 14.30 e sino alle 16.00, nelle quali si scatenano le persone che vivono in un appartamento sotto al mio. Sono tanti, nemmeno io stessa so quanti siano, so che in quella fascia oraria il chiasso è troppo, rumori di ogni specie, urla di bambini e di grandi. Non ce la faccio a riprendere fiato perché anche la casa e la mia nipotina vanno accudite e credo sia un diritto poter riposare”.
Lo stabile è in una zona periferica della città, si tratta di condomini di edilizia popolare (ex IACP) che a questa famiglia “rumorosa” sono stati assegnati da circa 1 mese. La signora con cui parlo, ci vive da 10 anni e chi ci abitava prima non ha mai creato alcun problema.
“Veda – mi dice ancora – io non voglio apparire come quella che non tollera e non sopporta, e nemmeno fare la parte di chi si lamenta mentre altri se ne stanno zitti, ma non voglio neppure sentirmi costretta a denunciare una situazione che potrebbe essere risolta serenamente. Io, però, che posso fare? Ho cercato di evitare discussioni, se lo faccio, trattandosi di una famiglia di etnia rom, mi dicono che sono razzista e non so a cosa andrei incontro. Sono sola e ho anche timore di una reazione. Ma, le giuro, non si tratta di chi siano ma di come si comportano. Potrebbero essere di qualsiasi colore o religione, se si comportano come se nell’edificio fossero i soli a viverci, per me sono solo persone incivili. Saranno abituati ad altri modi, ad abitudini diverse, questo non lo so e poco mi interessa. Se vivono qui, si devono adeguare alle regole del quieto vivere e ottemperare alle regole che vigono in qualsiasi edificio, specialmente in un condominio”.
Dopo il colloquio ho cercato di contattare l’assessore Quargenti e anche il sindaco che dispone della delega ai servizi sociali. Col primo ho parlato, col sindaco Biancareddu ci riproverò. Credo che la segnalazione sia opportuna per chiunque, come verso chiunque andrebbe rivolta, quando si superano i limiti della quiete pubblica e soprattutto in ore in cui, con ragione, si devono rispettare delle regole scritte o semplicemente codificate dal buon senso comune.
Antonio Masoni