Calangianus, “La donazione degli organi, la sola strada al momento praticabile per permettere una nuova vita”, Sandro Manca, 57 anni racconta la sua esperienza dopo 5 anni di dialisi.

Calangianus, 23 dic. 2016-

Ci sono strade, autostrade, sentieri e cammini, ciascuno di noi può decidere di camminarci sopra, ciascuno di noi può decidere come poter vivere. La vita riserva a tutti occasioni, treni da prendere e qualcuno da lasciar transitare. La via della serenità e della piacevolezza di un’esistenza passa attraverso la nostra salute, quella indispensabile e necessaria forza che ci fa superare le malattie e qualsiasi forma di ostacolo si frapponga tra noi e la vita stessa. Una cosa non la possiamo determinare noi, cioè non scegliamo di ammalarci. Credo che esistano delle malattie che arrivano inaspettate, altre che sono frutto di scelte sbagliate.

Un ammalato di reni, il nefropatico, di solito non ha coscienza del perché si sia ammalato e del come sia potuto accadere. Quando accade, ci si pongono tanti interrogativi e inizia la nostra ricerca di evitare quella che da subito appare come la strada segnata, quella non scelta che la vita ci ha malevolmente assegnato. Non possiamo opporci, siamo nelle mani della speranza di non morirci con quella malattia subdola, che ci riduce la capacità lavorativa, ci crea milioni di sintomi, uno peggiore dell’altro, ci affoga nella tristezza di una vita, per mal che vada, affidata ad un macchinario ed a ore e ore di dialisi per filtrare quel sangue che in altro modo non può essere pulito. Una sorte segnata se non accade quanto la scienza, da decine di anni, ci ha messo a disposizione, il trapianto del rene. Una pratica di routine ormai, che in qualche centro, tra cui il Brotzu di Cagliari, viene addirittura affidato in toto ad un robot. Pazzesca l’evoluzione di questi anni e la riduzione dei rischi del trapianto, prima un evento raro e di scarsa durata. La tecnica, dicevamo, si è evoluta, le aspettative di vita sono aumentate, i rischi del tremendo “rigetto” sono minimi grazie alla farmacologia che ne ha prevenuto l’incidenza.

Di tutto questo, della nuova vita post trapianto, della sensibilizzazione alla donazione degli organi, ci ha raccontato Sandro Manca, lurese, bancario in pensione, 57 anni. 

La sua casa di Calangianus, ci ha accolti per questa bella testimonianza di speranza e di fiducia per tutti quei malati che ancora lottano attaccati ad una macchina ed hanno la speranza di quel rene da cadavere che prima o poi arriverà.

“Il3 gennaio di quest’anno che sta per finire, le mie speranze, dopo ben 5 anni di dialisi, erano ridotte tantissimo. In più, non ho vissuto molto bene questi anni di dialisi, ero sempre avvilito e depresso. Non pensavo arrivasse mai quella chiamata dal Brotzu e dal centro di Trapiantologia Renale Robotica – ci dice Sandro -invece è arrivata, così all’improvviso“.

Parla bene Sandro, sciolto e sereno dopo tutti questi anni di buio e di scarsa fiducia nella possibilità di una rinascita.

Sai – mi dice- che al Brotzu hanno fatto oggi 1000 trapianti in 30 anni di attività? L’equipe del prof. Frongia viaggia a ritmi frenetici, le donazioni per fortuna ci sono, certo non bastano mai considerata l’altissima incidenza della malattia in Sardegna, ma la gente oggi sa che una donazione, quando non ci siamo più, a noi non toglie nulla, ad un altro ridà la vita, quella esistenza sospesa tra i beep delle macchine della dialisi e la scarsa fiducia di riuscire ad essere trapiantati”.

Ecco la bella testimonianza di Sandro Manca, ex bancario a cui la vita ha concesso una seconda chance. Pensiamoci bene tutti, iscriviamoci all’AIDO. Oggi è facile, basta segnalarlo nella patente di guida o nel documento d’identità. Una scelta per ridare speranza ad un’altra persona, quando non ci saremo più. 

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