La Maddalena, Il Paolo Merlo in ginocchio, tutti a Olbia per avere diritto alle cure.

La Maddalena 19 ago. 2018-

Leggere le ultime decisioni prese dall’ATS Sardegna sulla sorte dell’ospedale di La Maddalena, è riprendere in mano un discorso che va avanti da 4 anni, da quando questa amministrazione regionale ha messo le mani sui costi della sanità pubblica depauperandone il patrimonio ospedaliero, sottraendo al territorio quella dignità che prima veniva garantita da ospedali efficienti, personale qualificato e garanzia di salute per la popolazione. Le vicende del nosocomio di La Maddalena, il Paolo Merlo, sono andate sempre peggio, vittima anch’esso della falce demolitrice, un vero caterpillar che ne ha compromesso ogni sostanza. I contatti di questi anni con gli amici di La Maddalena sono stati frequenti e tutti accomunati dal medesimo sentimento di rabbia per la perdita dei servizi che stava avvenendo contestualmente anche al Paolo Dettori. Come dire, in sintesi, che da tre ospedali perfettamente autonomi e in grado di attendere alle richieste dell’utenza, in realtà siamo ridotti ad un solo DEA di 1 livello ubicato a Olbia e da due mezze strutture, Tempio e La Maddalena, che hanno gridato la propria totale indignazione per quanto stava accadendo e, purtroppo, continua ad accadere. Non si tratta di del “mal comune e del banale mezzo gaudio” perché nessuno può ritenersi appagato dallo sfaldamento della sanità in Gallura, compresa Olbia che si ritrova a fare i conti con una crescita esponenziale degli assistiti provenienti dai due centri galluresi.

Il flop della riforma sanitaria, inizialmente presentata come moderna e adeguata alle esigenze dell’utenza, deriva proprio dalla mancanza di garanzie sanitarie, da spostamenti continui verso Olbia o altri centri idonei ad accogliere pazienti, dalle costrizioni messe in opera per avere diritto alla salute e dal nuovo, quanto mai discutibile, affido non solo delle emergenze all’elisoccorso, sistema che oltre che non assicurare risparmio sui costi, ha messo in crisi la sanità a terra, garantita negli ospedali e creando a La Maddalena un ulteriore disagio, sia di natura tecnica (non sempre un elicottero può alzarsi in volo), che umana, dal momento che ha mostrato dal principio tutti i suoi limiti per via della situazione geografica, in questo caso di disagio, e non ultimo anche perché tra la terra ferma e l’isola vi è comunque un tratto di mare da percorrere quando viene richiesta l’equipe sanitaria da Olbia. 

Notizia dell’altro giorno, la delibera n. 983 del 11/08/2018 con cui si rivede anche l’opportunità dell’elisoccorso (ma non poteva essere valutata prima?)  e si obbliga la popolazione dell’isola che deve dare alla luce un figlio, il cosiddetto “percorso nascita” a trasferirsi di fatto a Olbia prima del parto. Il presidio di emergenza ostetrico neonatale viene definitivamente eliminato da La Maddalena e portato a Olbia. L’attività del punto nascita era sospesa dal settembre del 2016 secondo quel che viene definito “riqualificazione” dai vertici aziendali.

Mi si dica in cosa consisterebbe la riqualificazione quando si tratta di una chiusura. Le parole hanno importanza e credo che riqualificare significhi migliorare qualcosa che non funziona e non eliminarla del tutto. Ma andiamo avanti.

La pediatria viene definitivamente eliminata anch’essa. Ergo, del Paolo Merlo, ospedale che assiste l’utenza della cittadina, circa 11.000 residenti che d’estate diventano minimo il doppio, resta cosa?

«Medicina, radiologia, pronto soccorso, dialisi, finché è ancora in servizio la dottoressa, laboratorio di analisi, qualche ambulatorio dei quali uno chirurgico ed un altro oncologico. Sempre se stasera non abbiano deciso di chiudere qualcos’altro – ci comunica un maddalenino che segue da vicino questa disfatta- . Secondo la volontà dell’assessore, quel che resta è abbastanza, i servizi sarebbero sufficienti alla città».

Ora, non so come un assessore alla Sanità che viene fischiato a Cagliari e ovunque per tutte le scelte intraprese a danno dei sardi, possa dichiarare che un’isola nell’isola, con un ospedale che esiste solo nel guscio, abbia un minimo di garanzia per definirsi serena. Dott Arru, ma lei dove vive? La Sardegna la conosce come dice o le sono sfuggiti dettagli fondamentali? 

Un comitato nato a difesa del Paolo Merlo ha promosso un’ennesima iniziativa volta a scongiurare lo smantellamento in atto del presidio isolano. L’appello, che è stato raccolto dall’Unione Sarda, dice tra le altre cose:

“Stiamo vivendo una situazione umanamente impossibile. Non si può fare la chemioterapia, perché mancano gli anestesisti, non si può nemmeno fare un parto base e ci sono persone che fanno collette con la macchina per spostarsi in altre strutture”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che era sull’isola per le sue vacanze è stato a sua volta interessato da queste grida accorate e comuni a tutti i maddalenini attraverso una lettera con la speranza di essere almeno ascoltati. Considerando tutto, e dubitando fortemente che l’attuale politica desista da questo scempio nella sanità sarda, la lettera al Presidente viene considerata l’ultima spiaggia.

Antonio Masoni

Related Articles