Tempio Pausania, 3 set. 2018-
Pubblico questa lettera di una signora di Tempio. Una storia drammatica, una separazione, figli contesi, l’illogicità dei social che amplificano il dramma, la catena solita delle maldicenze, le continue inappropriate considerazioni di chi si assume la responsabilità di pendere da una parte o dall’altra. E nel mezzo… loro, i figli contesi, verso i quali dovrebbero ricadere tutte le attenzioni perché loro non hanno colpe. La signora, la cui storia come appare normale, è seguita dalle autorità preposte, si è rivolta a galluranews perché vuole lanciare anche un proprio accorato appello a chi pratica i social e da questi ne trae impressioni errate. Un social è un tramite virtuale che troppo spesso tramuta i drammi altrui in antidoti verso le proprie personali frustrazioni. La lettera è stata riportata tal quale e sotto autorizzazione dei legali della signora.
«Caro Antonio,
grazie per aver accettato con delicatezza ed empatia la mia storia.
Certe vicissitudini ci sembrano lontane anni luce dalla nostra realtà finché non ti ritrovi dentro questo meccanismo, intrappolata in uno specchio nel quale tutti fissano, ma nessuno osserva veramente.
E’ difficile ricostruirsi una vita dopo la fine di un matrimonio; è complicato soprattutto quando hai di fronte un ex marito che non è in grado di rielaborare, e che rifiuta il sostegno medico. In principio confidi nell’aiuto del tempo, ma i mesi passano, i messaggi di minacce si moltiplicano, e dopo la prima aggressione in presenza dei bambini ti senti dire:
– Mi dispiace, signora. Più di questo non possiamo fare. La legge italiana ci permette di intervenire praticamente solo quando ci scappa il morto.
Peccato che la de cuius in questione saresti tu!
Ma sei una donna. Ti hanno insegnato ad essere mansueta, delicata, a comprendere l’ira del genere maschile al quale tutto va perdonato. Così continui a sorridere alla gente per strada, a cercare di dare una parvenza di normalità ai bambini, perché loro non la devono pagare.
Diventi una lavagna nera. Nera come il silenzio nel quale cerchi di proteggerti al mondo, quel silenzio nel quale anneghi tutte le tue paure.
Finché qualcuno, lentamente, ti fa capire che solo tu puoi impedire al dolore delle calunnie di scrivere sul tuo IO più profondo. E ricominci a vivere.
Non c’è niente di più fastidioso di una donna felice. Ma cosa scaturisce nella mente dell’ex marito? Rabbia e un unico obiettivo: distruggere l’ex moglie, a tutti i costi.
Se quella donna frequenta qualcuno, la cosa è semplice: si incomincia a intendere che è una… “leggerina”??? E’ così facile, nel 2018, ledere ancora la morale di un essere femminile… Se lei tira dritto, si gioca la carta di scrivere al nuovo fidanzato e denigrare l’ex moglie. Non si ottiene nulla nemmeno con questo? Si passa alle maniere forti, si inseguono e si picchiano entrambi davanti agli occhi atterriti dei figli comuni.
Succede però un imprevisto che forse l’uomo non aveva calcolato. Se il figlio più grande non lo vuole più vedere perché ormai… diciamocelo, ne ha viste troppe!!!… e te lo urla al telefono tutta la sua paura, cosa si fa?
Si inizia a montare una campagna di vittimismo, nel quale si piange che l’ex moglie brutta e cattiva non ti permette più di avvicinarti, “sfruttando”a suo dire un decreto di non avvicinamento alla persona offesa, confermato da 3 (!) giudici! Sarebbe sempre da trovare una risposta veramente logica del perché 1 e non tutti e due, se fosse davvero una scelta arbitraria della donna. Non importa se nei post si parli di tragedie annunciate, di femminicidi (ah no, a detta di qualcuno i femminicidi sono solo una psicosi collettiva!!!), di gesti eclatanti contro la madre che sta solo cercando di tutelare i diritti di una prole alla quale il padre (così tanto preoccupato dei figli su Facebook!) ha negato il supporto psicologico per cercare di rielaborare tutta questa storia, che nessuno può giudicare finché non conosce TUTTE le campane, finché non legge le oltre dieci denunce fatte per salvaguardare in primis la vita di due innocenti, ma anche la propria!
E chi dice che ritrovarsi la foto del figlio con i peggio epiteti sopra nei confronti del genitore non può influenzare negativamente la quotidianità, dovrebbe ritrovarcisi in situazioni come queste. Chissà se allora capirebbe cosa vuol dire: la paura delle ombre per strada, del rumore delle macchine, le notti passate insonne… la fobia di uscire da sola e tanto altro!
Credetemi che sentire dire da un figlio: “Se papà ti ammazza, io ti raggiungo” è la cosa più devastante che una mamma può sentirsi dire. Perché siamo ESSERI UMANI e abbiamo il sacrosanto diritto di vivere ed essere felici.
Ricordatevelo, quando condividete la foto di un minore utilizzata solo come strumento per diffondere veleno nei confronti dell’ex coniuge. Perché allora davvero i social network hanno fallito, come stavamo dicendo io e te, Antonio. Dovevano unire il mondo, invece lo hanno solo diviso».
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Una storia vera dalla quale sono stati tolti i nomi, per rispetto dei minori ma anche della storia stessa che di questi tempi è diventata comune a tante altre. Sono storie di chi scorda che mettere al mondo dei figli è la cosa più semplice del mondo ma averne cura, esserne non solo tutori e garanti della loro esistenza ma vigili e scrupolosi osservatori della loro crescita, della loro educazione e formazione, delle insidie ai quali sono esposti quotidianamente, diventa un mestiere al quale non siamo sempre preparati. Allora accade che i figli vengano visti come tramite per giungere a colpire l’altra metà genitoriale, diventano strumenti di contrattazione e di ricatto, come se non si considerasse che sono nel bel mezzo della loro identità di futuri uomini e donne. Dentro il copione che delinea il loro futuro, sono scambiati come pacchi, scaraventati in uno scenario apocalittico nel quale avrebbero dovuto trovare il loro tempo e il loro mondo, quello che è adeguato all’età, ai loro bisogni, agli affetti sopra ogni altra cosa. Per raggiungere un apparente traguardo, per arrivare a quella fittizia vittoria sull’altro/a, si è disposti a tutto tranne che al compromesso, la sola scelta per difendere i nostri figli dagli inganni e dalle trappole alle quali li stiamo sottoponendo.
La lettera è frutto di una sofferenza interiore indicibile, di qualcosa che elimina ogni remora e pudore, l’ultima spiaggia di una disperazione che cova dentro chi l’ha scritta ma, ancor più, è terreno minato per i figli che ne diventano spaventati e innocenti protagonisti. Mai abbastanza si parlerà dei social e del male che possono causare quando si utilizzano per “colpire” qualcuno, senza alcun criterio di logica, perseguendo esclusivamente un proprio interesse che, in taluni casi, non esiste nemmeno. E se esiste, è nulla dinanzi alle esigenze di figli che ne sono coinvolti, perché queste scelte diventano deriva tremenda per il loro futuro, marchi, tatuaggi dai quali non potranno mai separarsi.
Pensateci, quando su un social usate i vostri figli come merce di scambio, quando cercate approvazione nel mondo virtuale per tali nefandezze. E pensateci anche quando ritenete che siete più importanti quando ricevete consensi e meno quando non li ricevete.
Non sono né sarò io censore di nessuno, non ho ruoli o competenze tali da elevarmi davanti a nessuno. Debbo sempre imparare qualcosa da ognuno di voi, da ogni storia che ascolto o leggo, da qualsiasi grido di aiuto mi arrivi. Anche per una semplice chiacchierata, un caffè, uno scambio di opinioni, una litigata, ritengo appagante viverli guardandosi negli occhi, non osservarli da una fotografia di un figlio buttata sul social che da quel momento non sarà più figlio del mondo, come potrebbe essere quando avrà ali per spiccare il suo volo, ma esclusivo figlio della colpa. La colpa di essere diventato strumento di ricatto verso chi si intende colpire.
Egregia Signora, io e lei ne abbiamo parlato a lungo, al telefono, mezzo poco idoneo se non per una rapida conoscenza dei fatti accaduti, ma empaticamente Le sono vicina e sono anche vicino al suo dolore e, le sembrerà strano, anche a quello del suo ex marito. Sono però, e sarò sempre, più vicino al dolore dei suoi figli minori ed a questo loro disperato quanto silenzioso appello al diritto di vivere la vita che meritano, ai loro bisogni che sono soprattutto quelli di una adolescenza serena, nel rispetto della loro età.
L’augurio che Le faccio, è che possa ritrovare presto la sua serenità, che questo accada anche al suo ex marito, e che anche i suoi figli ritrovino subito solidi appigli ai quali potersi attaccare per non pregiudicarne il cammino nel mondo che verrà. Buona fortuna, conti su di me, per quanto riterrà utile.
Grazie,
Antonio Masoni