Tempio Pausania, La programmazione Territoriale Strategica, domani alle ore 10,00 un importante appuntamento per la Gallura. Ex Palazzina Comando, via delle Terme.

Tempio Pausania, 10 dic. 2015-

IL PROGRAMMA:

AVVIO DEL TAVOLO ISTITUZIONALE
Saluti
Dott. Andrea Biancareddu Sindaco di Tempio Pausania
Presentazione Programmazione Territoriale Strategica
Dott. Raffaele Paci Assessore Regionale alla Programmazione

Presentazione della Manifestazione di interesse
Emiliano Deiana Sindaco di Bortigiadas

Interventi istituzionali
Stefano Pisciottu Presidente Unione dei Comuni Alta Gallura
Luca Montella Presidente Unioni dei Comuni Gallura

Interventi imprenditori privati:
Turismo
Enogastronomia
Sughero

Dibattito

Conclusioni
ON.LE FRANCESCO PIGLIARU Presidente della Regione Autonoma della Sardegna

Presentazione MANIFESTAZIONE DI INTERESSE
Per le proposte previste nella presente Manifestazione di Interesse secondo la Strategia 5.8 Programmazione Territoriale si prevede, quale ambito territoriale, quello dei Comuni dell’Unione dei Comuni Alta Gallura (Aggius, Aglientu, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Luogosanto, Luras, Santa Teresa di Gallura e Tempio Pausania), dei Comuni di Trinità d’Agultu e Vignola, Valledoria e Viddalba e dei Comuni dell’Unione dei Comuni Gallura (Arzachena, La Maddalena, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Telti).
Questi Comuni hanno organizzato il proprio stare insieme secondo i principi della pari dignità, delle pari opportunità, della solidarietà, dell’integrazione e del merito.
Nella presente Manifestazione d’Interesse convergono, pertanto, 14 Comuni della Gallura, con una popolazione complessiva di oltre 66.000 abitanti, e 3 Comuni dell’Anglona e Bassa Valle del Coghinas, con una popolazione di 8.154, per un totale di oltre 74.000 abitanti.

LA CITTA’ DI PAESI
Noi pensiamo questo territorio come una “città di paesi” che ha al centro, una o più comunità più grandi dal punto di vista demografico, come potrebbe essere quella di Tempio Pausania, non in un’ottica egemonica, ma in un’ottica di piena cooperazione e di mutualità. La città di paesi che ha, come recentemente ha scritto Prof. Giovanni Maciocco, l’abitare, il vivere dentro le comunità di un dato territorio la propria origine e la propria essenza ultima. Le Amministrazioni Locali coinvolte, a partire dallo stesso ente capo fila, vorrebbero costruire una Programmazione territoriale, insieme alla Regione Autonoma della Sardegna, come un abito da adattare alla misura del nostro territorio. Questa immagine si lega un medesimo etimo e a una medesima radice lessicale – abito-abitare – ed è presente nella testa e nel cuore di tutti gli attori istituzionali che avanzano questa proposta all’amministrazione regionale. Franco Arminio, paesologo, scrive: “Allora c’è da stendere un progetto che sia percettivo, che riguardi veramente il luogo di cui parla, perché il luogo esiste. Scrivere un progetto che contenga parole che si usano nel corso dell’amore o di una conversazione tra amici o le parole che ci vengono quando siamo soli, felici o spaventati. Un progetto che non voglia esibire il suo sapere, ma il suo amore per i luoghi, il suo essere prua nello stagno dell’indifferenza e della rassegnazione. Prima delle misure, degli incentivi, dei finanziamenti, serve un cuore collettivo che non sia vigliacco, serve qualcosa che unisca i nostri stracci per farne un vestito bellissimo”.
I paesi, slegati gli uni dagli altri, sono stracci: uniti possono diventare, invece, un bellissimo abito da indossare. Per questo c’è ancora bisogno di riqualificare i borghi, far vivere anche nel commercio le vie e le piazze, ristrutturare il patrimonio edilizio esistente per fini abitativi e per fermare la desertificazione umana e lo spopolamento.
Sempre Arminio scrive: “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce e che muore, attenzione ai ragazzi, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato.
E aggiunge: “Sappiamo bene che bisogna offrire possibilità di lavoro ai giovani e che dobbiamo migliorare l’assistenza sanitaria e i trasporti e la scuola, ma dobbiamo fare queste cose partendo dalla bellezza dei luoghi e dall’onestà delle persone. Non è poca cosa avere aria buona, saper essere generosi, avere un bel cielo, sapere i nomi dei venti e degli alberi, salutare gli anziani, avere il piacere di stare in mezzo al paese, accorgersi di chi sta male, avere voglia di futuro, di una comunità che mette alle spalle vecchi lamenti, vecchie paure”.
La proposta dell’Unione dei Comuni Alta Gallura muove da queste idee, dall’attenzione ai luoghi, da un lavoro buono, da una socialità di vicinato, da una solidarietà antica, dal sapere antico che arrivano nella modernità. La nostra proposta ha l’ambizione di “attraversare” il tempo e lo spazio per creare nuove occasioni di lavoro anche attraverso un ritorno acculturato alla terra, all’agricoltura, all’allevamento, alla trasformazione di risorse naturali come il sughero di modo da creare una filiera unica col settore turistico e col settore della ristorazione pubblica delle mense scolastiche, ospedaliere e delle case di cura.
L’idea di tempo che descrive la nostra ambizione si muove tra tradizione e innovazione, fra passato e futuro utilizzando il tempo presente per il mantenimento dei saperi tramandati dagli avi che hanno abitato un territorio così complesso come quello di riferimento. Un territorio che ha sempre cooperato e che mira, per il futuro ad una intensa forma di copianificazione del proprio progresso.
L’area della Gallura si caratterizza per una forma particolare di presenza sul territorio – l’insediamento diffuso – che trova nella cultura degli stazzi la sua peculiarità. Lo stazzo inteso come luogo fisico, ma anche ambiente sociale e familiare entro il quale si sviluppava sia la vita “comunitaria” che le attività economiche. Lo stazzo come forma di presidio del territorio, come forma di cura del particolare, del paesaggio rurale dall’incuria, dall’abbandono o dalla devastazione.

 

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