Tempio Pausania, lettera ad un amico.

Tempio Pausania, 24 apr. 2015-

Caro Marcello,

ti scrivo una lettera, come piace a noi, come so di farmi capire meglio nelle ragioni che mi inducono a fare questa scelta e non un’altra e che mi spingono, d’amblais, ad essere come sono, spontaneo, sincero e leale.

Mi rattrista vedere e sapere che sarai fuori dalla mischia tra poco più di un mese. Contavo sulla tua presenza e sullo spessore umano che sai, meglio di tanti altri, porre in quello che fai. Non ho bisogno che ti dica quanto ti abbia sempre stimato, sin dalla notte dei tempi, perché io e ti conosciamo da sempre. Fosti il primo che portai in televisione, in quella rubrica apprezzata che fu Incontri, e sei stato il primo interlocutore che ho cercato per le vicende del Paolo Dettori.

Il tuo lavoro, la tua conoscenza del problema, quella felice intuizione che avvenne di costruire una Commissione ad hoc nell’amministrazione, sono stati per me esempi di come si debba amministrare una città, seppure senza deleghe. Dicevo della tua conoscenza. Hai avuto l’intuito di vedere un pericolo prima di altri, hai cercato, spulciato, scoperchiato inganni a danno della città, hai messo a disposizione del popolo questa cognizione della materia e da questo, anche se solo da questo, dovresti ricevere gratitudine e riconoscenza. Però, ti vedo, ti leggo, amareggiato, debole e chiuso in quel carattere taciturno che hai sempre avuto ma che hai smorzato nel lavoro instancabile, da soldato semplice, in questi 5 anni.

La classe, diceva un mio amico scomparso, “C’est pas d’eau”, e la ritrovo nell’intelligenza di ciò che sei e scrivi, nel silenzio non urlato di uscire fuori dal gioco, nel gusto retrò di uomo di cultura moderna con le radici nel passato e nella storia che ami tanto. Sai quanto sia addolorato della tua assenza da queste elezioni, ma sono certo che si è trattato di una scelta motivata e figlia di una profonda riflessione e di un probabile travaglio interiore che scaturisce da qualcosa che sta diventando più forte di te, di noi, di tutti. Quella cosa che qualcuno definisce Poteri Forti, qualcun altro gli dà un attributo irripetibile, ed altri ancora la chiamano ingratitudine. Potevo risponderti altrove ma non mi sarebbe bastato perché era insufficente lo spazio da destinare ad un amico ed anche poco consono ad un amministratore che, al di là dello schieramento, ha lavorato per la sua città. 

Avrei voluto scrivertela a mano, con la penna, come piace a te e come sai che piace a me. Quel magico trasfondere in un foglio bianco le parole pensate, con una nostalgica biro, ma che in me nascono da una forza istintiva interiore emozionale che a stento riesco a controllare. No, mi son detto, Marcello merita altro, almeno sapere che io devo dire grazie a lui per ciò che ha saputo darmi in conoscenza e semplicità di comprensione. La materia è tosta, ambigua, feroce e volutamente confusa per impedirne ai più la lettura. Tu sei stato capace a farlo, inseguendo con ostinazione quella chiave di lettura che l’abilità di scaltri politici volevano oscurare con le solite parole che a noi non piacciono e non sono mai piaciute. “Occhio, mi hai detto un giorno, quà ci stanno portando via l’ospedale!”. 

Ora quella battaglia ha perso il suo ispiratore e fiero conduttore? Possiamo sempre tutti noi contare ancora su Garibaldi in questa guerra per la città? Marcello, vogliamo rinunciare a quella politica pulita ed a far capire che Tempio non vuole il malaffare e le losche trame mirate a far spadroneggiare gli avversari costieri o quelli di sempre che ostentano baldanza, arroganza e carichi pendenti?

Sai che mi batto per questo e per questo respirerò l’ultimo fiato d’aria che mi resta. Siamo uomini liberi e disponiamo di pensiero e di qualcosa che molti dimenticano in questo particolare momento storico: l’onestà. Certo, siamo consapevoli che è una parola fuori moda e che poco ha a che fare con una certa politica dei nostri giorni, ma non dispero di ritrovarti in trincea, armato di intelletto e abilità, al fianco di chi ancora crede che esista una speranza per i nostri figli, e dentro quell’alveo familiare, dopo averci provato, sia io che te, molto serenamente andremo a ultimare l’ultimo capitolo di un romanzo non ancora finito. Non mollare amico mio!

Con rispetto vero, amicizia ed autentica unità d’intenti,

Antonio Masoni

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