Tempio Pausania, Malato di un raro tumore cronico, costretto a saltare un ciclo di chemioterapia per mancanza di farmaci. L’ennesimo caso di malasanità.

Tempio Pausania, 28 apr. 2018-

Questo racconto è l’ennesima dimostrazione di cosa sia stata la  legge sanitaria regionale che avrebbe consentito una maggiore qualità dei servizi a fronte di una razionalizzazione della spesa e della drastica riduzione di personale e spese. Alla luce di questo breve racconto, pare che nulla abbia funzionato anzi, in virtù di una contestuale privazione persino di farmaci vitali, come nel caso in questione, sembra che anche il diritto alla vita non venga garantito. Sappiamo che l’ATS Sardegna sta facendo i conti con l’esorbitante spesa sanitaria ma credo che dinanzi a queste storie, che sono simili a tante altre emerse in questi anni di digiuno di prestazioni e servizi, non si possa, né si debba, restare in silenzio e rimarcare ancor più ai signori del palazzo che questa legge va cancellata, che la sanità resti un diritto e che vengano cacciati questi “aggiustatori” dall’accetta facile, animati esclusivamente dall’obbedienza a numeri e basta. La vita umana non è un numero che qualcuno può permettersi di annullare o di gestire attraverso continui scippi dei servizi e, come nel caso in oggetto, dei farmaci.

Il narratore vuole restare senza nome perché, ed ha ragione, non vorrebbe ritrovarsi a dover fare i conti anche con vendette per questa denuncia. Sulla sua attendibilità, posso serenamente espormi in prima persona perché è persona a me nota e di indiscutibile onestà intellettuale.

« Ho una rara forma di tumore ai linfonodi – ci dice – una malattia cronica che combatto da anni e che attraverso cicli di chemioterapia ogni 12 giorni, mi si da la possibilità di condurre una vita normale. E’, lo ripeto, una rara malattia tumorale cronica che si gestisce bene ma che ha bisogno di questi specifici farmaci. Giovedì scorso, presso l’ambulatorio oncologico di Olbia, era previsto il ciclo di chemioterapici. Olbia e non Tempio, dove vivo, perché quello di Tempio era stato chiuso nonostante non mancasse certo, e purtroppo, l’utenza. Vengo raggiunto da una telefonata del reparto di oncologia che per quel giorno non era disponibile il farmaco e che quindi il mio turno saltava alla prossima settimana, ossia questo prossimo giovedì 4 maggio.  Ora, fermo restando che a Olbia ho trovato umanità e benevolenza impagabili, che vengo trattato al meglio da tutto il personale del reparto, questa denuncia non vuole essere un attacco a quell’ospedale ma a chi ha deciso in Gallura di farci restare sempre in sospeso per qualcosa che nel passato era routine, non mancava nulla e anche chi era malato, come me, non aveva problemi a farsi curare. Leggo di quel che succede in altri reparti, a Tempio come ovunque, e mi chiedo se sia mai possibile che si debba arrivare a questo punto perché un manager arrivato da fuori viene pagato per toglierci anche il diritto alla vita. Non conosco il suo nome, né mi interessa saperlo, io parlo per il mio caso e per quelli che aspettano di star meglio perché ne hanno diritto. Invito tutti, malati e non a non desistere dalla lotta contro questa ingiustizia sociale, discriminante per chi non si può permettere di andare dal privato e vessatoria nei confronti di chi attende di potersi curare. Lo ribadisco, non è un’accusa rivolta ai sanitari che fanno di tutto per supplire a queste mancanze, e di farmaci e di personale, ma a questa bella gente che ci sta ammazzando più di quanto non facciano queste malattie. Grazie»

Così stanno le cose, mentre a Tempio ci si accinge all’ennesima battaglia per tutelare un diritto a nascere nel proprio ospedale, c’è chi combatte altre battaglie sempre per gli stessi motivi. Mancano farmaci, dappertutto è così, manca personale sanitario (a Tempio si è chiuso un punto nascita e un reparto di ginecologia), e si attendono tempi biblici per una visita o un esame specialistico. 

Credo che a Olbia e a Tempio, non sia in discussione la qualità del servizio ma se gli operatori sanitari non possono lavorare perché mancano i farmaci, e tutta una serie di presidi che stanno razionalizzando con evidenti ricadute nell’utenza, ditemi cosa possono fare! 

Ringrazio il signore che mi ha telefonato e che, alla pari di tanti altri del territorio, è pronto a combattere queste disparità tra diritto alla salute e i conti della spesa sanitaria pubblica. A chi ha deciso tutto questo, anche se mi ripeto, dico fermatevi!

La salute non è un optional, è un sacrosanto diritto. 

Antonio Masoni

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