Tempio Pausania, Padre Ziranu e Gavino Pinna nell’età di Filippo III di Spagna, di Gennaro Landriscina Lay – 1^ parte

Tempio Pausania, 31 gen. 2016-

Prosegue la spldendida collaborazione di galluranews con Gennaro Landriscina Lay, uomo di profonda cultura e conoscenza della storia di Tempio e della Gallura. Stavolta, seguendo una traccia già solcata di in certo periodo storico di Tempio, sono state individuate altre personalità forti che  hanno sviluppato la loro attività anche nella nostra città. Questa prima parte parla di due uomini di chiesa molto importanti della nostra storia, il giovane novizio di Tempio Gavino Pinna e il  frate cappuccino Francesco Zirano[xv] nato Sassari nel 1564  e diventato  frate francescano dall’età di 15 anni per essere ordinato sacerdote il 30-5-1586 dall’arcivescovo mons. Alfonso de Lorca (A. Mas.)

Con l’avvento di Filippo III d’Asburgo al trono di  Spagna, emerse in tutta la sua gravità l’alto prezzo economico e territoriale pagato dalla politica imperialistica portata avanti in Europa da suo padre Filippo II, deceduto  tra indicibili sofferenze di cancro , in data 13-9-1598, all’età di 74 anni.

La Gallura e soprattutto Tempio, in questi tormentati anni, continuavano ad essere frequentate da pastori corsi  disposti a tutto, pur di procacciarsi  denaro e terre pascolative. Per non parlare  del tribunale della Santa Inquisizione che  aveva messo gli stessi pastori corsi  sotto il suo severo  controllo  se non altro, per evitare che, grazie a loro si propagasse dalla vicina Corsica, il  contagio luterano e calvinista.

Come se ciò non bastasse, le navi barbaresche avevano spesso trovato nelle  numerose e disabitate cale galluresi, un sicuro rifugio che tra l’altro permetteva loro di attuare frequenti incursioni fino alle pendici del monte Limbara, alla ricerca di viveri e schiavi[i]. Razzie tutte destinate ad assumere  dimensioni estremamente drammatiche quando venivano guidate da qualche rinnegato.

Emblematico il caso del giovane tempiese Tomaso del Manso[ii], che dopo essere stato fatto schiavo   nei primi anni   ‘90, aveva  barattato la fede cattolica  e  la sua  libertà  con qualche buona razzia in Gallura. Come non deve destar meraviglia se qualche  schiavo  [iii]una volta diventato libero e rientrato in Gallura, avesse  preferito  ritornare nella ricca ed opulenta Algeri pur di non dar conto  al tribunale del Sant’Ufficio del suo passato [iv].E  tutto questo, nonostante l’opera evangelizzatrice portata avanti dal vescovo di Civita e Ampurias mons.  Juan  Sanna-Porcu[v], noto per sua  passata attività di redentore degli schiavi sardi in Berberia[vi] e subentrato al monaco cistercense Miguel Rubiò,deceduto a Castel Aragonese il 3-12-1585 .

Del resto Juan  Sanna-Porcu aveva ottenuto la nomina dal pontefice  Sisto V, il 26 novembre 1586, proprio  quando stava per  imbarcarsi  per la seconda volta da  Civita-vecha[vii]  alla volta della città di Algeri[viii], per riscattare per conto della confraternita romana dei disciplinati del Gonfalone della Santa Croce[ix] un congruo numero di schiavi sardi. Non  per niente quando aveva preso possesso a Castel Aragonese della diocesi di Ampurias nel  giugno 1587 subito    dopo  la sua  consacrazione  avvenuta  il 12 -4-1587 in Santa Maria del presepe a Roma per mano del cardinale Giulio Antonio Santoro[x],arcivescovo di Santa Severina nella basilica di San Bartolomeo all’ isola( Tiberina), aveva portato con sé molti schiavi di cui  ben sei galluresi.

Quasi il suo biglietto da visita per la diocesi di Civita a lui  completamente sconosciuta, ma di cui aveva  sempre  sentito parlare e spesso a tinte fosche quand’era arciprete e decano della chiesa usellese presso la cattedrale di Ales, dal gesuita tempiese  Juan Garrucho  [xi] giunto a Busachi   per fondare un collegio nel gennaio 1577[xii]

Infatti in questi stessi anni i tanti sardi fatti  schiavi che non venivano  riscattati andavano a finire prevalentemente  ad Algeri per essere messi al servizio (in città o campagna o nei navigli) di  chi  li aveva catturati, o di privati che li avevano acquistati, o del Bey o della municipalità. Questi ultimi in particolare  soggiornavano   nei cosiddetti bagni o grandi cortili  circondati da portici che immettevano in grandi stanze dove  insieme ad altri migliaia di schiavi  rimanevano ammassati e dormivano per terra su stuoie[xiii].Tutti nell’ attesa che qualcuno venisse a liberarli versando quella taglia stabilita dai padroni.

Le speranze di riscatto o redenzione erano perciò tutte  riposte nelle istituzioni pubbliche cristiane a ciò create che compivano periodicamente missioni di riscatto in Algeri o sui mercanti  inviati o delegati dalle loro famiglie.

Ma la maggior parte degli schiavi non ritornava più in patria, sia perché nessuno giungeva mai a liberarli sia perché molti nel frattempo rinnegavano la fede e si facevano maomettani dopo aver perduto ogni speranza di riscatto sperando invece di alleggerire così la durezza della schiavitù. Ne conseguiva che in questo stesso periodo Algeri era di fatto  diventata una metropoli di circa 120.000 abitanti i cui capifamiglia per metà erano appunto  cristiani rinnegati. Ma oltre a loro, in città o nelle migliaia dei giardini intorno, vivevano e operavano anche circa 25.000 cristiani provenienti da ogni dove[xiv], che restavano fedeli alla loro fede grazie anche a vari preti o frati che, schiavi come loro, in quattro oratori della città celebravano messa, amministravano i  sacramenti e  assicuravano una certa istruzione religiosa.

Purtroppo,  il dissesto finanziario provocato da Filippo II  e l’ ennesima bancarotta dichiarata dai suoi banchieri nel 1596 due anni prima della sua morte, avevano messo in ginocchio tutto l’Impero ispanico,Sardegna compresa[xv]. Non parliamo del crollo della domanda commerciale e con essa il progressivo disarmo del porto di Terranova, già traballante per l’attacco subito nel luglio 1553, da parte del corsaro rais Dragut.

Perciò re Filippo III aveva dovuto piegarsi, , fin dal suo insediamento e suo malgrado, alla dura realtà di un reame agli estremi[xvi], con una povertà galoppante e un’inflazione ormai fuori controllo.  Da qui la  tregua militare con l’Olanda e l’Inghilterra pur continuando ad impegnarsi nelle Fiandre e in Lombardia e la successiva  conferma del trattato di pace di Vervins, che suo padre aveva stipulato in data 2-5-1598 con il re di Francia, Enrico IV di Navarra .Senza contare la definitiva opzione nello scacchiere mediterraneo per un sistema difensivo basato sulla costruzione  delle torri costiere di avvistamento.

Gennaro Landriscina Lay

[i]G. Ferraro, Canti popolari in dialetto logudorese. Appendice B-1891-Torino. Pag. 14. A Tempio quando la nebbia fitta avvolge la città per indurre i bambini a non uscire di casa,  si dice ancora < Mira chi ti piddani li tulchi>

[ii] Archivio Storico Sardo, Rivista di studi storici e sociali, Caocci Ed. A. Rundine, Corsari e schiavi rinnegati nei mari sardi dell’Età di Filippo II, in Sardegna e Spagna, e Stati Italiani nell’Età di Filippo II pag. 357, Ca. AMD Ed. 1999,. T. Panu , Storia di Tempio e della Gallura, Nuova Stampa color, Sassari 2010. Pag. 115-116, nota139. M. Careddu,  Storia della chiesa in Gallura, in La Frisaia n°86 anno XVII. Tomaso del Manso aveva barattato la sua liberazione con i barbareschi offrendosi   come guida per una incursione  in Gallura, che si concluse con   la cattura di 18 uomini.Quando fu denunciato al tribunale della Santa Inquisizione, negò sempre anche  sotto tortura. Fu riconosciuto colpevole e condannato ‘alle galere’ per tre anni.

[iii] S. Loi Cultura popolare in Sardegna tra ‘500 e ‘600, AMD Ed. CA. Pag. 254, nota 9.

[iv] F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Einaudi Ed. 2002 Vol. I Pag45.Vol. II. Pag. 156, 919-926.Algeri è al culmine della prosperità, dal 1580 al 1620… città di corsari …di lusso e di arte, molto italianizzante ….

[v] U. Zucca, Il prete lussurgese Giovanni Sanna Porcu una delle figure di ‘redentori’ ad Algeri nel ventennio 1584-1604, < atti del Convegno> svoltosi a Santu Lussurgiu il 18 dicembre 1999, in <Gallura e Anglona>, nn 9-10-11-12-13-14., 2000 Juan Sanna pur essendo figlio di Leonardo Porcu e di Gavina Sanna aveva assunto in seguito ad un fidecommesso il cognome materno

[vi] S. Bono, La missione dei cappuccini ad Algeri per il riscatto degli schiavi cristiani nel 1585. Estratto da ‘Collectanea Francescana’ 1955. Pag. 24

[vii] C.. Manca, Un decano di Ales, Redentore degli schiavi cristiani in Barberia sul finire del ‘500, in Diocesi di Usellus, Terralba. Ca. 1975. Juan Sanna si imbarcò per la prima volta da Civitavecchia per Algeri ai primi di dicembre del 1584, giungendo a destinazione  il 20-2-1585. E qui riscatterà  42 schiavi di cui 4 sardi. Si imbarcò  per la seconda missione il 5-11-1586  arrivando a riscattare ben 242 schiavi  di cui oltre 74 sardi.

[viii] F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Einaudi Ed. 2002 Vol. I Pag45.Vol. II. Pag. 156, 919-926 Cit.Algeri … è senza dubbio a quest’epoca una delle città più ricche del Mediterraneo; in ogni  caso una delle meglio disposte a trasformare questa ricchezza in lusso…. Oltre che grande centro corsaro era diventata un grande centro commerciale. E’ una città nuova, col suo molo, il faro, gli arcaici ma solidi bastioni …. Là, la pirateria trova protezione e rifornimento … un attivo mercato dove smerciare le prede, uomini da assoldare … i piaceri della terra ferma …. I rais…tenevano corte bandita, nelle loro case cittadine o nelle ville del Sahel, dove c’erano i più bei giardini del mondo ….  lussureggianti, circondando le bianche ville di alberi e di acque zampillanti.  

[ix] F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Einaudi Ed. 2002 Vol. II. Cit. Pag. 944-946. Nel 1581…Gregorio XIII creò l’<Opera pia della redenzione de’ schiavi> unendola all’antica e attiva< Arciconfraternita del Gonfalone> di Roma. I primi riscatti furono effettuati nel 1583,  ma la prima missione giungerà ad Algeri nel 1585…..

[x]G. A. Santori, Vita del card. Giulio Antonio Santori detto il card. di Santa Severina composta e scritta da lui medesimo, in Archivio della R. Società di Storia Patria, voll. XII 1889 e XIII 1890

[xi] P. Tola, Dizionario degli uomini illustri,in Arch. Stor. Sardo, Vol. XXXIX, Ca. 1998, pag. 339 e seg.

[xii] Amm. Comunale di Santu Lussurgiu, SantuLussurgiu dalle origini alla grande guerra a cura di GianPaolo Mele Grafiche Solinas SAS Nuoro/Bolotana.   Il 114-1-1577 Juan Sanna firma come Decano di Usellus e canonico di Ales e Terralba  l’atto di fondazione del collegio gesuitico di Busachi impegnandosi a consegnare a questi religiosi 4000 lire cagliaritane una volta aperto il collegio e 500 pecore appena ne sarà richiesto nonché 50 lire ogni anno

[xiii] S. Bono  I Corsari barbareschi Torino RAI 1964 Pag. 225-242

[xiv]Georges Camanis, Estudios sobre el cautiverio en el siglo de oro, Madrid Gregos 1977 …’Flamencos, Borgonones,Navarros, Vizcainos, Aragoneses, Catalanes, Mallorquines, Sardos, Corzos, Sicilianos, Calabreses, Napolitanos, Romanos, Toscanos, Ginoveses, Savoyanos, Piamonteses, Lombardos y Venecianos’, hay gentes de todos los paises de Europa central y del norte : ‘Moscovitas, Roxos, Rojalanos, Valascos, Bulgaros, Polacos, Ungaros, Bohemios, Alemanes, de Dinamarca y Noruega, Escoceses, Ingleses y Irlandeses’, y de los paises balcanicos:’Esclavones, Albaneses, Boznos, Arnautes, Giregos’ e incluso pueblos de la màs remotica y exotica procedencia:’Abexinos del Prestejuàn y Indios de las Indias de Portugal, de Brasil y de Nuestra Espana.

[xv] J Helliot, La Spagna Imperiale, Società. Ed. Il Mulino, 1982, II ED.

[xvi] F. Carboni, La decadenza della Spagna nel memorial dell’arbitrista Martin Gonzales de Cellorigo, in Un. Studi Cagliari, Studi e ricerche in onore di G.P. Pisu, CUEC 1996. Pag. 44-45,  Con la pace di Vervins,Filippo II  riconobbe  l’ex ugonotto Enrico IV di Borbone, come legittimo re di Francia.

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