Tempio Pausania, Era questa la sanità che si voleva? Sta qui la nuova frontiera della medicina moderna?

Tempio Pausania, 9 feb. 2016-

Prendo spunto da un articolo a firma S.P della Nuova Sardegna, condiviso nella pagina del Popolo dei Lucchetti, che testualmente recita:

” Si lavora ammassati. Tra tanti disagi e insicurezza. I posti letto sono pochi, il personale non ha quasi spazio per muoversi e patologie diverse si mischiano tra loro. Con il rischio che un paziente possa trasmettere un’infezione a un altro. Ma c’è pure un altro problema. Al quarto piano del “Paolo Dettori”, dove gli infissi sono ormai vecchissimi, entrano spifferi dalle finestre e non ci sono nemmeno coperte in più. E così, la scorsa settimana, un bambino di 5 anni che doveva essere operato alle adenoidi e che stava benissimo, ha dovuto rinviare l’intervento perché gli è venuta la febbre. Il motivo? La sua famiglia, che ha raccontato il fatto, non ha dubbi: colpa degli spifferi e, quindi, del freddo.

E’ ciò che sta accadendo nel reparto di Otorinolaringoiatria, uno dei più attivi di tutta la Sardegna per numero di interventi, trasferito dallo scorso dicembre dal 6° piano (sua collocazione di sempre) al quarto, dove si trova già la Chirurgia.

Una decisione, quella dell’accorpamento, annunciata da tempo per creare una “piattaforma chirurgica”. Sarebbe per il momento riuscita a rimanere fuori dal “gruppo” Ortopedia, mentre Otorino (che tra l’altro poteva contare, al sesto piano, di un reparto rimesso a nuovo), non sarebbe riuscito a sfuggire al “trasloco forzato”. E così i posti letto di Chirurgia si sono ridotti della metà per ospitare i pazienti di Otorino, tra cui molti bambini. Nessuno, tra i medici e infermieri, dice una parola al riguardo. Ma i parenti dei pazienti hanno monitorato la situazione e l’hanno raccontata. «Non c’è neppure una stanza per gli infettivi – dice il genitore di un bambino ricoverato nei giorni scorsi – e se ci fosse un caso di mononucleosi, tanto per fare un esempio, si rischierebbe il contagio. Ci siamo poi resi conto che, spesso, vengono fissate le sedute operatorie in contemporanea e questo crea difficoltà». E infatti, proprio Otorino, prima operava almeno tre-quattro volte la settimana. Un ritmo che si potrebbe continuare a sostenere, visto l’alto numero di ricoveri e di necessità, se ci fossero più anestesisti.

Ma se l’accorpamento era inevitabile, le famiglie dei ricoverati si chiedono «perché sia stato scelto il quarto piano, dove le stanze (quadruple) sono fatiscenti e non il sesto dove invece sono stati completati i lavori di ristrutturazione».

Questo cambiamento, non ha però stabilito lo spostamento degli ambulatori di Otorino, rimasti al sesto piano. E così quando i pazienti devono essere portati su (se un malato ha una complicanza bisogna per forza salire al sesto piano), non c’è a disposizione neppure un infermiere perché il personale non può lasciare sguarnito il reparto. Senza dimenticare che prendere l’ascensore, spesso diventa un’impresa impossibile.

 «Otorino è un reparto che funziona molto bene, ci sono competenza e professionalità – racconta la famiglia del bambino che ha rinviato l’intervento alle adenoidi – ma non si possono ospitare i pazienti in queste condizioni e far lavorare gli operatori tra incredibili disagi». (s.p.)
Oltre ad indignarmi per questo articolo che evidenzia in maniera reale lo stato attuale di quella che dovrebbe essere la divisione chirurgica del Paolo Dettori, vorrei aggiungere alcune considerazioni.
La situazione, illustrata dall’articolista, da l’idea di quale sia stata la decisione, anche questa calata dall’alto, avvenuta senza nemmeno valutare quali potevano essere i disagi di questo pot pourri poco profumato di competenze, dove si sovrappongono patologie distinte e dove il personale è sempre insufficiente a stare appresso a tutto. Si, signori, perché il lavoro non è mai diminuito, così come sostenevano i propungantori di questo scellerato disegno, volto, si diceva, a modernizzare la sanità, su modelli americani, in realtà destinato a depauperare nella sostanza un nosocomio per giustificarne declassamento e potenziale chiusura . Ma quali modelli? Se avevamo la migliore sanità del mondo, la migliore costituzione del mondo, siamo sulla buona strada per perdere tutto. Esiste un modello democratico dove si contempli questo? Se c’è, ditemelo.
Unito a quanto pubblicato dalla Nuova Sardegna, c’è anche il disagio che un’altra norma sciagurata sta provocando sui medici di base e di cui riferisco qui . Presi di mira anche loro che, oltre all’evidente problema, senza assoluta responsabilità, verranno a far scontare ai pazienti queste limitazioni, cioè saranno sempre più con le mani legate. In altre parole, cari lettori, se volete curarvi andate dai privati e non rompete le balle al medico di fiducia! Assurdo tutto questo e presto si arriverà al collasso dell’intero comparto pubblico a vantaggio, indovinate di chi? Risposta ovvia e scontata.
Un ultimo segnale lo vorrei dare all’assessorato regionale, e ai vertici aziendali galluresi, colpevoli di sottostare senza vergogna al volere piovuto dall’alto ed incapaci di qualsiasi azione dimostrativa di protesta. Il grave torto, che si materializza invece in essi, è stato quello di non aver detto mai la verità, sia sul Paolo Dettori e sia su quanto sta avvenendo nell’intero pianeta sanitario regionale e nazionale. Aver negato che tutto questo diabolico disegno era necessario per una moderna sanità è materia da psichiatri, non da servitori dello stato quali dovrebbero essere i politici.
Ancora una volta, la dimostrazione che questa politica non sta col popolo ma se ne allontana in maniera esponenziale sempre di più, rispondendo a dettami di cui io, come cittadino, mi  vergogno ogni giorno di più. 
L’appartenza ha un senso, la sudditanza è un’umiliazione!
Antonio Masoni

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