Tempio Pausania, rimossa la catena simbolica al Paolo Dettori. Loddo:”un atto di guerra contro le fasce più deboli e contro i malati”.

Tempio Pausania, 6 ottobre 2014-

Era solo un simbolo che aveva avuto il consenso della città intera, di chiunque si sta battendo per non depauperare il nostro territorio già provato da profonde cicatrici di ingiustizia e di continue privazioni di diritti acquisiti col tempo, con la serietà di un ospedale e con la sua operatività comprovata non solo in Gallura ma in Anglona e nel Logudoro. Tempio aveva espresso il proprio dissenso contro i prossimi infausti tagli di importanti servizi sanitari. Lo aveva fatto col Sindaco di Calangianus, Loddo, quello di Luras Marisa Careddu, con l’assessore Luciano e con altri consiglieri di maggioranza e di opposizione, a dimostrazione che i colori politici in questa causa non hanno nessun valore. Troppo alta la posta in gioco e troppi gli scippi a danno di questa comunità.

Il gesto della catena del diritto alla sanità, che nei giorni successivi alla sua collocazione nella ringhiera esterna del nosocomio tempiese aveva visto decine di persone apporre un lucchetto di solidarietà, era solo un simbolo di malcontento, le ultime estreme risorse di un ripensamento della regione ai futuri tagli.

Lo avevavo spiegato gli amministratori che si erano legati una settimana fa all’esterno dell’ospedale quando era venuto in visita l’assessore regionale Arru, motivandolo come vera democrazia e un’ultima arma per ovviare a quanto da tempo era stato deciso. Tempio non sarà più un ospedale di primo livello, diventerà un Pronto Soccorso con competenze ridotte e con alcuni reparti che prenderanno la strada di Olbia, Ortopedia e Otorino, vere ricchezze con numeri impressionanti di fattiva e proficua attività. Ciò che rende un’azienda soddisfatta e ciò che invece non si vuole più. L’assurdità di una decisione calata dall’alto, senza nessun intervento per una discussione, senza un sindaco (Frediani) che abbia opposto alcuna resistenza, a parte i numerosi tavoli di dibattito accesi negli anni e sempre poco produttivi. Un sindaco che addirittura aveva stigmatizzato il gesto della catena come una “pagliacciata”. Tutto inverosimile e tutto proiettato ad assecondare, senza una battaglia popolare, quanto sta per avvenire. 

Quella catena è stata rimossa, con un atto di sfregio che assomiglia più ad un gesto mafioso, ad un rifiuto della democrazia, di quella forma nobile e silenziosa di protesta civile che viene espressa senza chiasso e senza armi. Il gesto equivaleva ad un corteo che ancora non c’è stato ma che ci sarà. La città è stanca di queste continue rapine, sostanziate con il taglio di questa catena, rimossa non si da chi, anche se i responsabili, secondo quanto si dice, siano facilmente individuabili.

Ora la catena è stata rimessa e con essa anche altri lucchetti. La gente, il popolo non ci sta. La gente vuole e pretende giustizia. Chiunque abbia pensato che fosse sufficente rimuovere la catena per far tacere il dissenso, ha sbagliato i propri conti.

Un invito da questo sito a continuare a portare i lucchetti e metterli nella catena. Nessuno può fermare questa ribellione del popolo gallurese contro questa infamia e contro quanto, perseguendo l’ennesimo nocumento di questo territorio, viene perpetrato alla faccia di chi ancora pensa che l’interesse di questi politici siano i cittadini. Esclusi,da questa categoria di beceri rappresentanti del popolo, questi impavidi amministratori galluresi che continuano a battagliare rivendicando giustizia.

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